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sabato 23 giugno 2018

LA MENTE UMANA E’ UN COMPUTER?

Riccardo Mariani
Adesso
LA MENTE UMANA E’ UN COMPUTER?
Basta interrogarla per avere qualche dubbio: quanto fa 64+58? Potrebbe fare 125, ma potrebbe fare anche 5, dipende cosa significa per voi il simbolo “+”. Potrebbe significare “addizione” ma anche “paraddizione”, nel primo caso il risultato corretto sarebbe 125, nel secondo 5. Il significato di “paraddizione”, infatti, è il seguente: “la paraddizione è un’operazione aritmetica in tutto uguale all’addizione tranne quando viene effettuata in questo post, nel qual caso ha sempre 5 come risultato finale”. Quale sia allora il significato corretto di “+” è dubbio, non posso infatti appellarmi all’uso che si fa di quel simbolino poiché tutti i dati della nostra esperienza passata confermano sia il concetto di addizione che quello di paraddizione. Il software costituito dalla nostra mente sembrerebbe quindi indeterminato o comunque inconoscibile. Ma un software (algoritmo) nella sua accezione comune di programma con dei codici sorgente ben definiti non puo’ essere indeterminato, per cui la mente non sembrerebbe essere propriamente un software. In alternativa potremmo considerarlo un “software radicalmente misterioso”, quasi che un Dio ne fosse il programmatore, ma non è esattamente cio’ che hanno in mente coloro che materialisticamente considerano il nostro apparato mente/cervello alla stregua di un computer. Quanto detto, naturalmente, non implica che un computer particolarmente intelligente non possa essere considerato alla stregua di un essere umano, la cosa è possibile qualora dalla materia che lo compone "emergessero" qualità estranee alla materia stessa.
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That the brain is a digital computer and the mind the software run on the computer are theses that seem to many to be confirmed by our be...
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kripke contra computanalism

kripke contra computanalism
riccardo-mariani@libero.it
Citation (APA): riccardo-mariani@libero.it. (2018). kripke contra computanalism [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 3
Kripke contra computationalism
Nota - Posizione 3
Tttttttttt
Evidenzia ( giallo) - Posizione 3
the brain is a digital computer and the mind the software
Nota - Posizione 4
L ANALOGIA DEL COMP
Evidenzia ( giallo) - Posizione 5
arguments from Karl Popper, John Searle,
Nota - Posizione 5
CONTRO...SE TUTTO È MATERIA ANCHE IL PENSIERO NULLA PUÒ ESSERE GIUSTIFICATO DALLA RAGIONE (POICHÈ LA RAGIONE È X DEF IMMATERIALE)...NEMMENO LA TEORIA CHE LA MENTE È MATERIALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 6
Saul Kripke presents another such argument.
Nota - Posizione 6
VENIAMO A NOI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 6
a footnote
Nota - Posizione 6
POCO NOTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 7
Jeff Buechner’s
Nota - Posizione 7
RIPORTATO ALLA LUCE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 9
the “quus” paradox
Nota - Posizione 9
UNO STRUMENTO UTILE A CAPIRE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 11
Imagine you have never computed any numbers as high as 57,
Nota - Posizione 11
ESPERIMENTO MENTALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 11
“68 + 57.”
Nota - Posizione 11
L OPERAZIONE DA FARE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 11
you answer “125,”
Nota - Posizione 11
OVVIAMENTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 12
the way you have always used “plus”
Nota - Posizione 12
UNA RISPOSTA COERENTE CON IL SIGNIFICATO PASSATODI ADDIZIONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 14
how you are so sure that this is really what you meant in the past,
Nota - Posizione 14
IL DUBBIO INSINUATO DALLO SCETTICO...FORSE SBAGLI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
x quus y = x + y, if x, y < 57; = 5 otherwise.
Nota - Posizione 16
FORSE CIÒ CHE CHIAMAVI ADDIZIONE ERA UN PARADDIZIONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 17
quadding and adding will always yield the same result
Nota - Posizione 17
CONFORME AI FATTI...ENTRAMBI POSSIBILI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 18
the correct answer should be “5” rather than “125.”
Nota - Posizione 18
QUINDI.....
Evidenzia ( giallo) - Posizione 20
how do you know the skeptic is wrong?
Nota - Posizione 20
DOMANDONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 20
any evidence you have
Nota - Posizione 20
L EVIDENZA SUPPORTA ANCHE L IPOTESI DELLO SCETTICO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 21
you have always said “Two plus two equals four” and never “Two quus two equals four,”
Nota - Posizione 22
IRRILEVANTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 22
what you meant by “plus.”
Nota - Posizione 22
QUEL CHE CONTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 22
every time you said “plus” you meant “quus,”
Nota - Posizione 23
LA TESI DELLO SCETTICO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 25
it is irrelevant that most of us have in fact computed numbers higher than 57.
Nota - Posizione 26
TUTTI HANNO UN NUMERO SUFFICIENTEMENTE ALTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 32
a useful illustration of how material processes can be indeterminate between different functions.
Nota - Posizione 33
IL PARA PARADOSSO E L INDETERMINAZIONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 39
there are no physical features of a computer that can determine whether it is carrying out addition or quaddition,
Nota - Posizione 39
X QUANTO RIGUARDA IL FUNZIONALISMO...COMPUTAZIONALISMO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 42
it might be said in response that if this happens, that would just show that the machine was malfunctioning
Nota - Posizione 42
SE IL PC RISPONDE 5
Evidenzia ( giallo) - Posizione 43
malfunction itself depends on what program the machine is running,
Nota - Posizione 43
MA IL MALFUNZIONAMENTO DIPENDE... IL PROGRAMMA DI UNA MENTE SARÀ SEMPRE INDETERMINATO MENTRE UN SOFTWARE MATERIALE NN PUÒ ESSERLO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 44
program for addition rather than quaddition is precisely what is in question.
Nota - Posizione 44
E NATURALMENTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 45
the question of what program a machine is running always involves idealization.
Nota - Posizione 45
IDEALIZZAZIONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 46
there is nothing in the physical features or operations of the machine themselves that tells us that it has failed
Nota - Posizione 47
L ERRORE NN ESISTE SE NN CONOSCIAMO IL PROGRAMMA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 48
even a machine with a stuck gear or melted component could be doing exactly what it is supposed to be doing,
Nota - Posizione 48
INFATTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 49
there is nothing in the behavior of a computer, considered by itself, that can tell us whether its giving “125” in response to “What is 68 + 57?” counts as an instance of its following an idealized program for addition, or instead as a malfunction
Nota - Posizione 50
CONCLUSIONE: NULLA CI DICE SE SIAMO DI FRONTE A ERRORI O A PROGRAMMI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 56
Naturally, we could always ask the programmer of the machine what he had in mind.
Nota - Posizione 57
MA QUESTO CI DICE CHE LA MATERIA È INDETERMINATA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 58
neither is there anything intrinsic to the human brain specifically, considered as a kind of computer, that determines what program it is running
Evidenzia ( giallo) - Posizione 60
there can be no question of explaining the human mind in terms of programs
Nota - Posizione 60
ANALOGIA INFRUTTOSA... UN PROGRAMMA DETERMINATO NN ESISTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 60
Might we appeal to God as the programmer
Nota - Posizione 61
IPOTESI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 61
most defenders of the computer model of the mind would not want to do this,
Nota - Posizione 62
INCONVENIENTE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 62
that would make of human thought something as extrinsic to human beings as the program a computer is running is extrinsic to a computer,
Nota - Posizione 63
ANTIMATERIALISMO E TRASCENDENZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 69
For any program we conjecture natural selection has put into us, there is going to be an alternative program with equal survival value,
Nota - Posizione 70
INDETERMINISMO...SELEZIONE NATURALE SEMPRE COMPATIBILE CON ALTRO

giovedì 30 novembre 2017

Due teorie del significato

Bertrand Russell credeva che una certa parola fosse in realtà una descrizione mascherata.

Il significato di un termine coincideva cioè con la descrizione di quel termine.

Possiamo considerare descrizione di un termine la lista di proposizioni a cui attribuire il valore di Vero/Falso  una volta che in esse sostituiamo l'incognita con il termine in questione.

Saul Kripke considerava questa teoria del significato decisamente inadeguata.

Secondo Kripke noi possiamo utilizzare in modo appropriato un termine anche senza conoscerne la descrizione. Evidentemente tra significato e descrizione c'è una differenza sostanziale.

Nel caso dei nomi propri questo è patente. Se battezzo mia figlia Giovanna, con questo atto io stabilisco un chiaro riferimento tra il nome e la cosa o persona. Dicendo "Giovanna" in certi contesti è chiaro che mi riferisco a mia figlia.

Magari non tutti assistono al battesimo prendendo atto di questo legame, ma attraverso una catena causale di eventi molte persone ne verranno a conoscenza e utilizzeranno la parola Giovanna in modo appropriato.

Bertrand Russell era giunto alla teoria delle descrizioni per evitare alcuni paradossi logici, cosa che poi comunque non riuscì ad aggirarea. Kripke trovava il suo resoconto sul significato estremamente fallace.

Esempio, noi possiamo correttamente riferirci a individui pur non avendone alcuna descrizione.

Possiamo correttamente riferirci ad alcuni individui pur avendone una descrizione sbagliata.

Per esempio, possiamo parlare di Cristoforo Colombo pensando che fu il primo uomo ad andare in america. Questo non è vero ma ciò non toglie che i nostri interlocutori sappiano di che parliamo quando parliamo di Cristoforo Colombo.

Possiamo infine utilizzare dei termini parlando in modo ipotetico, cosa che non potremmo fare se le parole si identificassero con le loro descrizioni.

Potremmo per esempio dire "se Aristotele fosse morto giovane". Una frase perfettamente sensata. Chi lo negherebbe? .Ma la teoria della descrizione la rende assurda poiché per essa, tra le altre cose, Aristotele è "colui che istruì Alessandro il Grande", e di conseguenza non può per definizione morire giovane.

Sì, il significato comincia dunque da un battesimo. È un po' come se cominciasse dal indicare qualcosa di generico che va via precisandosì con il tempo.

In questo senso esiste una necessità anche a posteriori. Per esempio, con il termine acqua indico quella cosa fluida e magari, dopo secoli, scopro che si tratta di h2o. Che l'h2o sia l'acqua è una necessità che si manifesta a posteriori rispetto al battesimo.

giovedì 16 gennaio 2014

Teorie del significato:: Mill vs Frege vs Kripke

Fu John Stuart Mill ha proporre un embrione di teoria del significato. Per lui il significato di un termine era semplicemente la relazione tra quel termine e l' oggetto che quel termine designava.

La critica di Frege fu radicale. Pensiamo al termine "Giocasta" e al suo significato.

Per Edipo "Giocasta" = "La Regina di Tebe"
Per Noi "Giocasta" = "La madre di Edipo".

Sebbene sia noi che Edipo quando pronunciamo la parola "Giocasta" intendiamo riferirci alla medesima persona, evidentemente non ne condividiamo il senso poiché intendiamo cose diverse usando quel nome, se non fosse così i noti drammi non potrebbero svilupparsi. Ne consegue che dobbiamo abbandonare l' idea di "senso" come semplice relazione che lega la parola all' oggetto.

In Frege il senso diventa un' idea (intensione) anziché un oggetto (estensione): il termine rinvia a un' idea (senso) che rinvia ad un oggetto (riferimento). Il senso è un concetto, ovvero una descrizione del termine (tavole di verità). Noi possiamo condividere il riferimento (oggetto) senza condividere il senso (descrizione) del termine. Le idee non hanno significato, sono il significato.

In questo modo il "caso di Edipo" è brillantemente risolto.

Kripke criticherà però la teoria descrittiva di Frege, almeno per quel che concerne i nomi propri e i nomi naturali. Ecco un esperimento mentale che propone.

Giovanni "Godel è colui che dimostro l' incompletezza dell' aritmetica"

Adesso ammettiamo che nella realtà Godel abbia copiato la sua dimostrazione da Shmidt, il quale per un qualsiasi motivo non ha mai denunciato il plagio.

Domanda: cosa intende Giovanni quando pronuncia il nome proprio "Godel".

Ipotesi 1: intende il Godel  che esiste nel nostro mondo (dandone una descrizione falsa).

Ipotesi 2: intende il Godel di un "mondo possibile" ( dandone una descrizione vera poiché in un mondo possibile Godel avrebbe potuto benissimo dimostrare l' incompletezza dell' aritmetica).

Il fatto sconcertante è che nell' Ipotesi 1 non giungiamo al riferimento grazie al senso mentre nell' Ipotesi 2 questa condizione è soddisfatta in pieno. Eppure l' Ipotesi 2 è altamente controintuitiva e siamo portati ad escluderla come plausibile. In altri termini: secondo Frege bisognerebbe optare per 2 ma tutti capiamo che questo è assurdo.

Nell' ipotesi 1, la più intuitiva, senso e riferimento divergono, ma questo non è un problema per l' esternalismo di Mill poiché in questo caso il senso del termine impiegato è l' oggetto. Ovvero, quando Giovanni dice "Godel" intende l' oggetto Godel non la descrizione erronea che ne dà poiché quella descrizione ha come riferimento un oggetto ben preciso che abita un altro mondo possibile e che non coincide affatto con quello a cui vuole riferirsi Giovanni. Un grave inconveniente, ma solo per Frege.

Si puo' aggirare la critica di Kripke?

Bisogna abbandonare la "semantica dei mondi possibili" in favore della "semantica a due dimensioni".

Nella semantica a due dimensioni per la parola ACQUA si ripropongono le consuete descrizioni di Frege ma si aggiunge all' elenco una "proprietà disclaimer": "ACQUA=qualunque cosa decidiamo di chiamare ACQUA in questo mondo". parliamo di semantica 2D perché il disclaimer puo' essere pensato come una seconda definizione (intensione) che si accompagna sempre alla prima tradizionale definizione.

Provate a sostituire ACQUA con GODEL. Ebbene, gli inconvenienti di cui sopra cessano poiché con la seconda definizione il riferimento di Giovanni, per quanto sballato, non potrà mai essere quel GODEL fantasmatico che abita un altro "mondo possibile" e che aveva ingenerato coincidenze imbarazzanti.

http://en.wikipedia.org/wiki/Two-dimensionalism


giovedì 3 marzo 2011

Lo "scazzo" illuminante

Un drago rapisce la figlia del Re. Questi chiede aiuto e si presenta il figlio di un contadino che parte alla ricerca della bella. Per la strada incontra una vecchia che decide di fargli custodire un branco di cavalli selvaggi. Egli ci riesce e la vecchia gli regala uno degli animali che si rivela magico; il cavallo lo conduce in volo sull' isola dove si trova la principessa. L' eroe uccide il drago, fa ritorno alla corte e riceve in compenso dal Re la mano della Principessa.

Succede una disgrazia; viene chiesto aiuto all' eroe; egli parte alla ricerca; per la strada incontra chi, dopo averlo sottoposto ad una prova, lo ricompensa con un dono magico; grazie al dono l' eroe puo' compiere la sua missione e riscuotere la sua ricompensa.

La parte azzurra si chiama Intreccio, la parte verde si chiama Struttura.

In questo libro, Vladimir Propp individua le strutture attorno alle quali si costituiscono i vari intrecci delle fiabe (favole di magia).

Sono 31.

Bene.

Un libro ormai storico, ma anche noioso, come gran parte del catalogo di saggistica dell' Einaudi.

Fortunatamente, in appendice, a ravvivare il grigiore del tomo, c' è lo "scazzo" sanguigno con Claude Lévi Strauss.

Nella sua recensione, dopo una mezza paginata di complimenti, CLS comincia con le legnate. Ogni tanto tira il fiato buttando lì altri complimenti che possano fungere da prologo ideale all' impietoso sprezzamento che seguirà.

Devo qui dire che CLS è il classico intellettuale francese che fa dell' oscurità un punto d' onore. A fare le spese dello sforzo profuso dal Gigante per non farsi capire, furono i suoi epigoni conterranei. Lo stile involuto dei Deridda e dei Deleuze è passato a proverbio. Personalmente, dopo una prima infatuazione, ho poi maturato una resipiscenza grazie alla quale intuivo la presenza di vermi nel prodotto, per quanto la confezione stilosa lo rendesse raccomandabile e l' effetto delle "parole (difficili) in libertà" scatenasse le ambizioni intellettualoidi che tutti noi abbiamo, chi più, chi meno.

Ad ogni modo, nella replica, provvidenzialmente richiesta dall' editore all' autore, il sangue russo di Propp ribolle e allora sono scintille.

La discussione al calor bianco esenta dal gergo e costringe a parlar chiaro, cosicchè anche noi profani, finalmente, abbiamo la speranza di capirci qualcosa.

CLS accusa VP di "formaslismo".

Che a quei tempi era come ricevere la scomunica e l' espulsione da tutte le Università del regno.

Dimenticavo solo di dire che l' Ortodossia non era il "contenutismo", come uno potrebbe aspettarsi l' ingenuo che vive nel passato, bensì lo "strutturalismo".

Ma cosa differenzia "formalismo" e "strutturalismo"? Il primo concepisce ancora una distinzione tra "forma" e "contenuto", il secondo l' ha abolita.

"Il drago rapisce la principessa" è tradotto nell' elemento strutturale "succede una disgrazia" in modo da espellere i "soggetti" e concentrarsi sulle "azioni". La ragionevole intuizione è quella di pensare che le "azioni" siano costanti mentre i "soggetti" varino. Ma per l' integralista CLS cio' non basta, lui vuole ridurre tutto a struttura, anche i nomi propri!... Anche "drago" in fondo è una struttura che deve essere rintracciata, magari risalendo allo studio etnografico del popolo presso cui circola quella fiaba.

Insomma, per il riduzionista CLS tutto è struttura, persino i nomi propri. In effetti, a rigor di logica, secondo la "teoria descrittiva", ogni significato puo' essere ridotto ad una descrizione, ad una "storia" se vogliamo, e quindi ad una struttura.

Il fatto è che una teoria semantica del genere s' impianta proprio sui nomi propri. Lo ha spiegato in lungo e in largo quel guastafeste di Saul Kripke recuperando così il concetto di essenza. Un vero aglio per il relativismo ad oltranza.

CLS è il classico rappresentare del nichilismo novecentesco, quello contro cui, con un certo ritardo, tuona la Chiesa Cattolica di tanto in tanto. Per lui tutto è riducibile a struttura, quindi favole, miti, religioni, sono un po' tutte la stessa cosa. Anche le storie dei popoli, essendo riducibili ad una schemino, sono tutte sostanzialmente simili: non esiste uno schemino "superiore" agli altri. C' è chi va sulla luna, c' è chi mangia il prossimo e chi invece lo aiuta creando società più ricche. Tutti, fondalmente, "schemini" sociali.

VP non sembra aver molto tempo da perdere con la filosofia e allora manda "a cagare" CLS dicendogli di scendere dal pero e di smetterla di ricamare in cielo facendo "astrazioni di astrazioni". Lui - VP - deve domare quella bestia indomita che sono le raccolte favolistiche Afanasev e le 31 strutture escogitate ci riescono benissimo. Anzichè ringraziare ecco poi che si ritrova di fronte questo professorino che fa le pulci alle pulci: che si provi piuttosto a rintracciare una fiaba che non stia in nella gabbia da lui approntata. Che si sporchi un po' più le mani con i "materiali". Rimboccarsi le maniche è il modo migliore per dissolvere le ubbie che fanno elucubrare in quel modo il francese.

Detto questo, lo studioso russo si guarda bene dal "mandare a cagare" lo Strutturalismo insieme a CLS. Chiede anzi di iscriversi alla setta mostrando le credenziali ed emendando alcune ambiguità. Ma è normale che fosse così, era quella la Religione consolidata dell' intellettuale nichilista novecentesco, e il totem allora non tollerava offese.

Vladimir Propp - Morfologia della fiaba

lunedì 17 gennaio 2011

Meditazioni libertarie sul Vangelo del 16.1.2010

Vangelo secondo Giovanni 2, 1-11

In quel tempo. Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Non sembra decisivo il miracolo con cui Gesù inaugura i suoi prodigi: non salva vite, non guarisce malati. Molti potrebbero sottovalutarlo.

E' vero, il vino è gioia, ma una festa puo' essere formalmente perfetta anche senza gioia.

Forse però la forma non è tutto. Questo messaggio è importante visto che viviamo in un mondo che esalta le forme.

Il mondo puo' essere formalmente descritto dalla scienza in modo fedele anche senza bisogno di introdurre un "senso".

La "cosa" puo' essere "designata" da una parola in grado di descriverne tutte le funzioni formali senza far riferimento a cio' che è proprio della "cosa".

Si puo' dar conto del comportamento formale di un uomo senza far cenno alla sua libertà, trattandolo qundi come se fosse uno zombie.

Questi esempi propongono visioni soddisfacenti della realtà?

Il filosofo Swinbourne disse di aver scelto la fede confrontando le varie "teorie del tutto"; aggiunse di aver condotto il confronto avvalendosi dei medesimi criteri utilizzati per discriminare tra teorie scientifiche, ovvero: a parità di contenuto veritativo optare per la teoria che fornisce la spiegazione più semplice.

Cosa c' è di più semplice dell' "essenza"? Una conoscenza che rinuncia ad introdurre le essenze resta macchinosa ed estranea, puntare tutto sulla forma significa avere in mano un formalismo mostruosamente complicato che ci diventa presto estraneo.

Dunque la forma non è tutto, c' è anche l' essenza, e l' essenza della festa è la gioia. Gesù è venuto a salvare le essenze, a regalare gioia alle nostre feste.

lunedì 10 gennaio 2011

Meditazioni libertarie sul Vangelo del 9.1.2011

Vangelo secondo Matteo 3,13-17

In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Battesimo e individualismo vanno sempre di pari passo.

La concezione "descrittivista" è la vera antagonista della concezione "battesimale". Per la prima noi siamo cio' che facciamo e cio' che diciamo. Siamo, insomma, la relazione che ci rende "descrivibili".

Il "descrittivismo" messo a punto da Frege e Russell esalta la "relazione": la nostra identità si dispiega nelle relazioni in cui siamo immersi. Per quella via alcuni arrivano addirittura a propugnare il cosiddetto "costruzionismo": la nostra realtà identitaria si "costruisce" dal nulla instaurando relazioni.

Brillante vindice di questa fallace impostazione fu colui che viene riconosciuto come uno dei più grandi logici della contemporaneità, Saul Kripke (a tre anni disse alla mamma che se Dio è ovunque per entrare in casa bisogna farlo uscire).

La teoria logica dei nomi propri di Kripke dimostra che la nostra identità si fonda su un "battesimo" primigenio e non su una "descrizione"; ovverosia, l' individuo ha una realtà che precede le relazioni in cui si impegna, questa realtà intuitiva non è affatto una "costruzione" ma esiste a prescindere dalle formulazioni attraverso cui viene descritta.

La logica contemporanea più avanzata torna dunque al realismo e all' essenzialismo e lo fa a passo di carica.