Visualizzazione post con etichetta aborto obiezione di coscienza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta aborto obiezione di coscienza. Mostra tutti i post

sabato 6 ottobre 2018

ABORTO E OBIEZIONE

ABORTO E OBIEZIONE
In un conflitto tra diritti quello omissivo prevale su quello attivo, almeno in una società liberale. Perché? Perché solo il primo massimizza le opportunità.
Esempio: diritto ad abortire e diritto all’obiezione sono in chiaro conflitto. Prevale il secondo perché omissivo, ovvero e lascia maggiori alternative alla controparte una volta che viene rispettato.

giovedì 23 febbraio 2017

San Camillo

Cinque considerazioni sulla vicenda del San Camillo e sull'assunzione di medici non obiettori.
1) In Italia l'aborto è un diritto soggetto a dei limiti (come tutti i diritti). Per esempio, non posso abortire oltre il terzo mese dal concepimento. Oppure: non posso pretendere che un medico venga gratuitamente a casa mia e mi faccia abortire. Tra i limiti all'aborto c'è anche l'obiezione di coscienza dei medici.
2) Non capisco chi dice: “dobbiamo arginare l’obiezione di coscienza o il diritto all’aborto verrà di fatto limitato”. Ma l’obiezione di coscienza serve anche e soprattutto a quello: a limitare in modo legittimo il diritto all’aborto.
3) Un ospedale può licenziare un obiettore? Ammettiamo che possa. A cosa si ridurrebbe il mio diritto di obiezione? Al fatto che io medico obiettore  non posso essere rapito per strada e costretto a perpetrare un aborto? Ma questo diritto esiste già e ha un altro nome, non ha nulla a che fare con l'obiezione. Evidentemente, il diritto all'obiezione è qualcosa di diverso che si può esercitare senza il rischio di  licenziamento. Naturalmente ci sono anche ospedali che potrebbero tollerare la mia obiezione, ci sono anche ospedali che potrebbero tollerare anche la mia obiezione ad operare l'appendicite, se è per questo... ma il mio diritto ad obiettare sull’aborto me lo concede la legge, non l'ospedale.
4) Un ospedale può assumere un non-obiettore? Si, ma cio’ non gli dà poi il diritto di pretendere da lui aborti. La richiesta di praticare aborti sarebbe in sé legittima, ma cos'è l'obiezione di coscienza se non la disobbedienza ad un ordine di per sé legittimo. La legittimità dell’ordine è irrilevante. È legittimo ordinare ad un medico qualsiasi di praticare un aborto. Ma lui può sempre disubbidire. Non può farlo, invece, se gli viene chiesto di operare un'appendicite. Allo stesso modo, è legittimo ordinare ad un medico assunto con concorso apposito per non-obiettori di praticare un aborto. Ma lui può disubbidire, anche se la richiesta è conforma a quanto pattuito. Sia il primo medico che il secondo fanno esattamente la stessa cosa: disubbidiscono facendo obiezione di coscienza ad un ordine conforme ai patti. È vero però che nel secondo caso il medico potrebbe essere licenziato per aver mentito all'atto del concorso. Nella sostanza – non nella forma - però si ricadrebbe nella fattispecie di cui al punto precedente.
5) Il punto precedente è troppo cavilloso? Veniamo allora alla sostanza. La legge italiana chiede a chi considera l’aborto un crimine, non solo di tollerarlo ma anche di finanziarlo. Come contropartita dà solo l’obiezione di coscienza. E’ questa la via di mezzo che si è trovata. Si affida alla partita quotidiana obiezione/diritto di valutare dinamicamente gli umori del paese su questo tema. Se il piano di gioco viene inclinato a favore di uno dei due contendenti la partita viene irrimediabilmente falsata. Evitiamo i formalismi e i cavilli, lasciamo che la partita si giochi in modo onesto.
San-Camillo-de-Lellis-1550-1614-Sala-Capitolare-Casa-generalizia-Roma-2

mercoledì 9 marzo 2016

Le sciocchezze sull’obiezione di coscienza raccontate dai bioeticisti alle vongole

Le sciocchezze sull’obiezione di coscienza raccontate dai bioeticisti alle vongole:



'via Blog this'



«In Italia la 194 non funziona a causa del numero, altissimo, di medici antiabortisti […] Ormai si va all’estero anche per abortire». E’ una tesi rilanciata da tempo anche da una parte del movimento neofemminista italiano ma priva di fondamento. Per comprenderlo basta rileggersi l’ultima Relazione del Ministero sull’applicazione della Legge 194/’78 nella quale si fa presente come  «fin dai primi anni di attuazione della Legge 194, il personale sanitario» abbia «esercitato in percentuali elevate il diritto all’esercizio dell‟obiezione di coscienza» (p. 5): lasciare intendere che un tempo le cose fossero diverse e che «ormai si» vada «all’estero anche per abortire» significa dunque non conoscere l’argomento. Inoltre, tornando alla Relazione ministeriale si legge come il solo vero aumento di obiettori sia avvenuto nel 2005, per poi stabilizzarsi o perfino decrescere: «Si è passati dal 58.7% di ginecologi obiettori del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007, al 71.5% del 2008, al 70.7% nel 2009 e al 69.3% nel 2010 e nel 2011» (p. 40). Al personale non obiettore, a conti fatti, toccherebbero 1,4 aborti a settimana: non uno sforzo pazzesco e che tale diventa solo in mancanza di adeguata organizzazione interna a strutture e ospedali