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giovedì 20 dicembre 2012

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Sono in molti a credere che il buon cristiano debba respingere la società opulenta e non sporcarsi le mani con ricchezze tentatrici. La povertà costituirebbe una dimensione privilegiata per avvicinarsi agli esclusi imitando Cristo. Tenere le distanze dalle comodità del Mondo è il miglior modo per omaggiare Dio.
Nessuna meraviglia quindi che la Chiesa riceva continue sollecitazioni a imboccare la via della povertà liberandosi del superfluo.
Tutti coloro che condividono questa visione, anche a prescindere dalla fede, sono compagni di strada ben accetti, gente con cui percorrere almeno un tratto del percorso insieme.
Ma chi è il nemico numero uno del pauperista? E chi sono invece i suoi compagni di strada? Vediamo di capirlo meglio con una breve analisi psicologica che indaghi il macachino che è in noi.
macachino
Considerando “noi due” (io e te) alle prese con un oggetto o un attributo, si danno quattro possibilità (A-B-C-D):
A =  HAI          ;      HO
B =  HAI          ;      NON HO
C =  NON HAI   ;      HO
D =  NON HAI   ;      NON HO
envy 
Dal mio punto di vista, definisco adesso in modo analitico alcuni sentimenti dell’ animo umano (con > indico una preferenza e con = un’ indifferenza):
1)  Invidioso rosa:       C > D & D > B
2)  Invidioso verde:     C = D & D > B
3)  Geloso:                C = D &  A > B
4)  Malanimo:            C > D  & C > A
5)  Malevolo:             C > D  & D > A
6)  Maligno:               C = D  & D > A
7)  Competitivo:         A = D  & C > D
8)  Pauperista:           D > C  & B > A
9)  Egoista:               A =  C > B = D
10) Magnanimo:         A > D  & A > C
11) Mistico:              D = B  > C = A
envvvvvv
Ripeto la medesima definizione ma in modo descrittivo.
1:  Qualora tu sia povero, preferirei essere ricco ma qualora il povero sia io, meglio se lo sei anche tu.
2:  Qualora tu sia povero, il mio stato mi è indifferente ma se costretto a povertà, meglio che tu mi segua nella sorte.
3:  Qualora tu sia povero, il mio stato mi è indifferente ma se tu sei ricco, allora devo esserlo anch’ io costi quel che costi.
4:  Qualora tu sia povero, preferirei essere ricco, certo che se dovessi essere ricco preferirei esserlo da solo.
5:  Qualora tu sia povero, preferirei essere ricco, certo che pur di non vederti ricco sarei disposto a impoverirmi.
6:  Qualora tu sia povero, mi disinteresso della mia condizione ma se ti arricchisci sarei disposto ad impoverirmi pur di riportarti alla condizione precedente.
7:  Mi interessa solo essere più ricco di te.
8:  Mi interessa impoverirmi, meglio se con te.
9:  Mi interessa arricchirmi, la tua condizione mi è indifferente.
10: Mi interessa arricchirmi, meglio se con te.
11: Mi interessa impoverirmi, la tua condizione mi è indifferente.
envyyyyy
Adesso calcolo le affinità tra i vari “tipi sentimentali” in termini di potenziale distruttivo nei confronti della eventuale ricchezza materiale prodotta. Il primo addendo indica la mia distruttività qualora “tu non abbia”, il secondo qualora “tu abbia”.
1:  spinta distruttiva pari a    0 = +1 –1;
2:  spinta distruttiva pari a    –1 = 0 –1;
3:  spinta distruttiva pari a     1 = 0 +1;
4:  spinta distruttiva pari a   0 = +1 –1;
5.  spinta distruttiva pari a  –1 = +1 –2;
6.  spinta distruttiva pari a    –2 = 0 –2;
7.  spinta distruttiva pari a   2 = +1 +1;
8.  spinta distruttiva pari a  –3 = –1 –2;
9.  spinta distruttiva pari a   2 = +1 +1;
10. spinta distruttiva pari a +3 = +2 +1;
11. spinta distruttiva pari a  –2 = –1 –1;
envyyyyyyy
Prima conclusione: il tipo psicologico più distante dal Pauperista è il Magnanimo.
Seconda conclusione: i sodali del pauperista sono invece il Mistico e il Maligno seguiti a ruota dal Malevolo e dall’ Invidioso verde.
A conti fatti non saprei se il “nemico” sia poi tanto odioso, così come non saprei se definire “una bella compagnia” quella formata dagli affini.
envyyy
L’ ispirazione del post mi è venuto dopo aver letto un’ intervista a Goffredo Fofi (uno che gira scalzo anche d’ inverno e non si è mai perso una “Marcia della Pace”) nella quale il noto pedagogo alzava un lamento che mi ha colpito:
… la tragedia vera della mia generazione, dei cosiddetti alfabetizzatori, è che ci siamo confrontati con un popolo straordinario quando era analfabeta e che poi – una volta imparato a leggere e scrivere e messi da parte un po’ di soldi – è diventato un popolo di mostri…
Vista la natura “fofiana” degli alfabetizzatori, dobbiamo ritenere di essere di fronte a un paradosso?
No, almeno se etichettiamo come mostruosa la malevolenza, la malignità e l’ invidia più distruttiva (*). Ora, infatti, sappiamo come ci siano tutte le condizioni affinché certe erbacce possano crescere rigogliose all’ ombra di un predicatore pauperista in buona fede.
(*) Io, personalmente, etichetto come mostruoso anche molto misticismo.