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giovedì 2 luglio 2015

L'economia del Neolitico


  • Neolitico: passaggio all'agricoltura, fine del nomadismo, aumento delle diseguaglianze, avvento proprietà privata, inizia il lavoro duro, diminuisce il benessere ma si pongono le basi x la fuoriuscita dalla trappola malthusiana. Aggiungo che il fenomeno si è ripetuto + volte indipendentemente...
  • Mistero: perchè cambiare stile di vita visto che si finisce per stare peggio?...
  • Ipotesi dei primi studi: la crescente aridità crea dello oasi che attirano insediamenti facili...
  • Matranga: l'emergere di un clima stagionale spiega tutto. Le stagioni sono uno shoc x i nomadi che nn accumulano e che quindi nn possono più diversificare la loro dieta...
  • La diseguaglianza emerge con la prop.privata. La difesa del prodotto richiede una concentrazione di più individui rispetto alle bande nomadi. Ci si conosce meno e si interagisce meno con l'altro. Spesso le relazioni sono anonime. A ciò si aggiunga che l'opera dell'agricoltore è meno monitorabile. L'informazione privata abbonda e la p.p. diventa il mezzo ideale per conservare la fiducia reciproca e minimizzare gli opportunismi...
  • Perchè i grandi sprechi che alla fine rendevano + poveri gli stanziali? Era un modo x segnalare la propria potenza ai possibili ladri. E anche un modo x realizzare coesione sociale nella difesa del bene comune accumulato. Il sacrificio garantiva adesione ai valori sociali. La cosa era quanto + necessaria tanto + cresceva la numerosità del gruppo e le sue diseguaglianze interne. Altra teoria del "sacrificio": liberarsi del superfluo x rendersi prede meno ambite...

lunedì 2 giugno 2008

Realisti senza realtà. La vendetta dell' idealista libertario.

L' anatema più celebre contro i libertari fu lanciato dal grande filosofo Thomas Hobbes, l' autore del Leviatano.

Secondo lui l' istituzione statale, per quanto spiacevole, s' imponeva come necessaria.

Fuori dallo stato c' è solo cio' che definiva "società naturale", un ambiente in cui:

"... la vita dell' uomo si fa solitaria, povera, perfida, brutale e breve".

Sono parole immortali. Sono parole passate a prverbio e talmente vicine al buon senso - se solo si pensa ai primitivi - che ormai in pochi si peritano di soppesare.

Restano comunque i libertari e il loro idealismo un po' fanciullesco.

Ma forse il grande realista britannico non aveva visto bene la realtà. Forse non ne aveva nemmeno i mezzi.

Oggi li abbiamo e Gregory Clark è uno dei più abili nel maneggiarli.

Basterebbe osservare "la storia dell' uomo in un diagramma" per notare subito come il tenore di vita dei nostri simili non sia mai significativamente cambiato dalla preistoria al 1800.

Infatti GC lo nota. Ripetutamente. Anche perchè vorrebbe spiegare la singolare vicenda.

Forse è meglio ripeterlo: nell' Inghilterra del 1651 - anno in cui il grande filosofo proferiva il suo motto eterno - non si disponeva di mezzi materiali (case, cibo, vestiti...) granchè superiori rispetto a quelli di cui disponeva l' uomo del medioevo o il babilonese.

Neanche l' introduzione dell' agricoltura, che in molte zone soppiantò la caccia e la raccolta, fu in grado di alzare significativamente il tenore di vita. Il motivo è abbastanza semplice e mi permetto di non soffermarmi su di esso.

Semmai l' agricoltura introdusse alcuni istituti "capitalistici" da cui derivò una forte differenziazione all' interno dei componenti della società. Cominciarono a distinguersi proprietari e lavoratori.

Questa differenziazione distorce la prospettiva con cui guardiamo al nostro passato.

Dai romanzi, dai quadri spesso veniamo a contatto con lussuose tolette, con stoffe di pregio, con vestiti eleganti e quant' altro.

Ma non sappiamo di avere a che fare con un ceto elevato composto da una sparuta minoranza isolatasi grazie ai meccanismi sopra accennati parlado della rivoluzione agricola del neolitico.

In una tribù primitiva niente del genere è riscontrabile, cio' non toglie valore all' equivalenza fatta circa i living standard delle due società.