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mercoledì 6 febbraio 2019

COMMENTO. Tre domande sulla nostra economia per costruirsi una bussola

Stando sull’economia mi pongo tre domande: 1) perché apparteniamo al 5% più ricco della terra e la gente migra per venire da noi? 2) perché nel gruppo dei ricchissimi arranchiamo? 3) Perché nemmeno l’europa è messa così bene? 4) Che prospettive ha questo governo di cambiare la situazione?

Le mie risposte:

1) Perché facciamo parte del mondo capitalista (c’è andata bene). Questo qualcuno se lo scorda, magari sognando "locomotive" che puntano dritte al terzo mondo.

2) Perché per decenni, anziché mettere a punto un libero mercato degno di questo nome, siamo ricorsi a trucchetti e “aiutini” quali inflazione e debito. Ora i nodi vengono al pettine.

3) Dopo la guerra l’Europa ha cominciato la sua rincorsa agganciando gli USA negli anni 70. Poi, con la presidenza Reagan, ci siamo staccati di nuovo perdendo colpi: noi europei abbiamo scelto welfare massicci, loro detassazione e deregolamentazione. In poche parole: la condizione economica cronicamente fragile dell’Europa è una scelta: la scelta di puntare sulla spesa pubblica penalizzando inevitabilmente il lavoro.

3) La mia fiducia è scarsissima: il M5S – vero pericolo a mio avviso - ripropone una visione meridionalita-assistenzial-statalista che in passato ha già spacciato metà del paese riducendolo a zavorra (una lezione mai imparata). La Lega – qui la paura è più contenuta - simpatizza un po’ troppo con il “nanismo” dell’apparato produttivo, un nostro vecchio difetto.

venerdì 2 marzo 2018

Storia d’Italia


Storia d’Italia

Ecco di seguito la mia personale storia economica dell’Italia post-bellica, ma prima un paio di premesse necessarie.
1) Con le elezioni del 1948 siamo cascati dalla parte giusta del bilico, è un po’ come se ci fossimo agganciati alla locomotiva più veloce (grazie De Gasperi), anche se di quel treno siamo sempre stati l’ultima carrozza (maledetti Padri Costituenti).
2) Chiariamo cosa sia un’economia sana. Ci si arricchisce quando si escogita il modo, fermo il resto, di ottenere una spiga con 16 grani anziché 8. Si chiama “incremento di produttività”, che poi è un altro modo di dire “innovazione” (il resto è fuffa).
Adesso partiamo
Anni ‘50: il paese è da ricostruire completamente, in fondo ci basta copiare il nostro “prima” e gli “altri”, il boom è d’obbligo.
Anni ‘60: il paese è da rifornire con elettrodomestici e automobili, ci basta quasi-copiare gli “altri”, il boom è quasi-d’obbligo.
Anni ‘70: bisogna inventarsi qualcosa e cominciamo ad accusare qualche malore, ci deprimiamo e facciamo ricorso alla prima sostanza stupefacente per stare in piedi, la svalutazione.
Anni ‘80: dopo il collasso da inflazione cambiamo spacciatore, ora la droga assunta è quella del debito pubblico.
Anni ‘90: messi alle strette cerchiamo una malleva, un piccolo sollievo viene da mamma UE, gli interessi del nostro debito si abbassano e respiriamo.
Anni ‘00: il nostro garante dice che continuerà nella sua opera se ci mettiamo in riga ma le riforme che offriamo in cambio sono bolse e lente, un passo avanti e due indietro, la cultura della competizione è chiaramente sovrastata dalla cultura del “tirare a campare”.
Anni ‘10: i barbari mercati, notoriamente privi di cultura (specie di quella del tirare a campare), si stufano, non credono al nostro rinsavimento e ci danno una strigliata. Entrano in campo le “persone serie” con qualche rappezzo al bilancio – quasi sempre nel posto sbagliato – quasi sempre messe su con lo sputo in attesa di tempi migliori. Appena le narici fuoriescono dalla merda attacchiamo subito la litania alternando tesi cospirazioniste ad entusiasmi cocainomani.
Oggi le forze politiche che dovrebbero farci uscire dal guado sono essenzialmente tre:
Piacioni: non volendo dispiacere a nessuno non faranno mai le riforme di mercato.
Ex-comunisti (+ boy scout): essendo dei convertiti obtorto collo non crederanno mai fino in fondo alle riforme di mercato.
Populisti: loro alle riforme di mercato proprio non ci pensano, nostalgici come sono dei i droga-party.
L'immagine può contenere: una o più persone e primo piano

sabato 12 dicembre 2009

Piccola storia economica dell' uomo

Sempre utile sapere la versione dell' accademia.

  1. Fino al neolitico l' economia dell' uomo è imperniata sulla caccia e la raccolta (C/R).
  2. Nel neolitico scoppia la rivoluzione agricola (A). Dove? Dove le condizioni geografiche e la presenza di animali addomesticabili lo consente (Europa e Asia).
  3. La società R/C è egualitaria. La diseguaglianza predomina invece in A.
  4. A non muta in modo sensibile il tenore di vita dell' uomo. Ad ogni accenno di miglioramento cresce la popolazione e segue un impoverimento (trappola malthusiana).
  5. Con A l' uomo diventa "produttore" e nasce quindi la cultura della "produzione" e del "lavoro".
  6. Le diseguagliane create da A fanno emergere una classe "superiore" che coltiva al meglio taluni valori funzionali alla produzione (razionalità, onestà, pazienza, lavoro...).
  7. A incentiva gli scambi e la concentrazione degli insediamenti (ovvero più malattie e meno igiene).
  8. Le condizioni igieniche dell' Europa sono particolarmente precarie. Siamo i più sporchi al mondo e questo si riflette in alti tassi di mortalità.
  9. In Europa, specie in Gran Bretagna, sono i ricchi a fare i figli, molto più che i poveri. La mobilità sociale è dunque verso il basso e si crea una classe media.
  10. 7-8-9 favoriscono alta rotazione demografica e mobilità verso il basso (anche dei valori).
  11. L' alchimia genetica spiega il perchè del protrarsi della trappola malthusiana, il perchè la rivoluzione industriale scoppi proprio in GB e perchè l' Africa e il Sudamenrica stentino a "convergere" ancora oggi.


E la rivoluzione industriale è tutto:

Per Jared Diamond conta solo 2): geografia e animali addomesticabili sono tutto. E allora perchè la Rivoluzione Industriale non ha rappresentato una liberazione per l' Africa? No Jared, non ci convinci.

Per Douglass North contano solo le istituzioni: proprietà privata + rule of law e il benessere è assicurato. Ma le "istituzioni giuste" c' erano anche altrove - sia nel tempo che nello spazio - e non solo nell' Europa di fine '700. Evidentemente contano anche le teste.