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venerdì 22 dicembre 2017

Io, la mia Colt e il mio giornale



Io, la mia Colt e il mio giornale


Chi non legge assolutamente nulla è comunque più istruito e preparato di chi non legge assolutamente nulla… tranne i giornali
Thomas Jefferson
Sono appena stato al bar, ho consumato il mio solito cappuccino+brioche+giornale e fatto un po’ diconversazione.
Conversazione da bar, intendiamoci. Ci si misura sui vari temi mantenendosi sulle generali: se dici una parola in più passi per pedante.
Tuttavia, anche in queste rachitiche conversazionic’è sempre quello più brillante, quello più informato, quello che dopo pochi secondi comincia a prevalere riducendo ad un umiliante silenzio tutti gli altri: lui ne sa di più su quella cosa, ha più esperienza, ha viaggiato, era caporeparto a “losailcazzo SRL”, articola meglio il suo pensiero, è ironico, allude, cita, punzecchia, replica, fa incisi, rinvii, litoti, metonimie… è il migliore, è vincente.
E’ anche diventato il cocco della cassiera che guarda dall’angolo con i suoi occhioni da lupa. Ovvio.
Il fegato mi rode sempre quando esco da quel bar. Ho come l’impressione che qualcuno mi abbia trapassato l’addome, ho come l’impressione che tra i cruenti duelli all’arma bianca di ieri e quelli parolai di oggi, non corra grande differenza.
Insieme al cappuccino leggo il giornale.
Non so bene se lo leggo per approfondire le conversazioni o per reggere meglio la prossima (e incastrare una volta tanto il sapientone). Non so se sono le conversazioni a condurmi dai giornali o viceversa.
Non devo essere l’unico in queste condizioni poiché un po’ tutti sembrano ossessionati dalle notizie. Dalla notizia del giorno, in particolare.
Domani morirà un personaggio di nicchia e vorrei mettere in bacheca qualcosa di più del solitosquallido R.I.P., non è meglio che mi prepari  fin d’ora? Mi aggiro per le geriatrie di tutti i continenti come un impresario di pompe funebri.
Paolo Conte potrebbe crepare da un momento all’altro e devo assolutamente far capire al mondo quanto siamo stati intimi noi due.
Il mio adorato Jimmy Connors – ho studiato il suo rovescio per anni fotogramma per fotogramma nel tentativo di imitarlo – ha un piede nella fossa e vuoi vedere che quando il Signore lo chiamerà a sé a parlarne alla cassiera sarà quel figlio di puttana che delle imprese di Jimmy ha letto distrattamente giusto qualche trafiletto del Tuttonotizie della Gazza? 
E’ l’anniversario della rivoluzione di ottobre e io non ho niente da dire! Ti rendi conto? Decenni di anti-comunismo viscerale gettati nel cesso.
Oggi avrei scritto volentieri un post sui  robot intelligenti che costruiscono robot più intelligente di loro in modo da far esplodere l’intelligenza sul nostro pianeta. Ma il giornale non ne parla, d’altronde è un caso che – per quanto interessante – esiste solo nella mia testa, nessuno mi seguirebbe, che ne scrivo a fare? Meglio scrivere dei giornali. Se scrivi dei giornali non sbagli mai.
Ma l’ossessione per le notizie non è una mia prerogativa, è vecchia come il cucco. A chi non ne fosse convinto consiglio la lettura di Mitchell Stephens (Storia della notizia). Ma anche di Demostene, specie quando ritrae gli ateniesi sempre a caccia di info per reggere al meglio la guerra della conversazione.
***
Se rifletto sul perché leggo il giornale, il mio portavoce ufficiale risponde: “perché voglio conoscere le cose importanti e allargare i miei orizzonti. Contenti?”.
In realtà mi sa che voglio più che altro essereall’altezza delle conversazioni da bar che conduco.
Bernard Berelson è un sociologo che ha cercato di capire perché leggiamo i giornali. Secondo lui lo facciamo 1) per motivi pragmatici, tipo per sapere che tempo fa, 2) per seguire le storie di persone (conosciute leggendo il giornale) e 3) per reggere la conversazione.
Oggi le esigenze pragmatiche si sono dissolte nel nulla cosmico, basta googolare.
Per le fiabe le alternative sono molte. Anche per quelle vere: certo, gli ultimi sviluppi del caso Macchi li apprendo sui giornali, ma se voglio una cronaca nera con tutti i crismi leggo “L’avversario”, mica il giornale.
Non resta che il terzo desolante motivo.
Da un lato faccio dire al mio portavoce che leggere il giornale mi fa votare meglio, dall’altro, neanche tanto di nascosto, salto le uniche e noiosissime pagine che un elettore scrupoloso dovrebbe leggere.
Ma è ovvio, per me, in fondo, le elezioni sono poco più di un derby, mi coinvolgono perché il tifo mi coinvolge: voglio esultare per il mio beniamino impresentabile, voglio vedere la faccia di quel tale quando perde. Voglio ascoltare i commenti dei giornalisti spiazzati dagli esiti. Per me le elezioni sono funzionali ai commenti, non viceversa. Ma non vi eravate accorti? Un po’ come il calcio: ecchissenefrega delle partite. Cio’ non toglie che nella conversazione, poi, voglia talvolta apparire come un saggio “terzista” moderato e dedito al buon senso (è una forma di tifo anche quella). Le elezioni sono – in piccolo – un palcoscenico anche per me, e leggendo il giornale ripasso il mio copione.
Anche per questo non me ne frega un cazzo che quanto riporti il mio giornale sia particolarmenteaccurato. La sua funzione è un’altra.
Se mi fregasse qualcosa consulterei il registro delle scommesse per verificare quante volte Panebianco o Galli della Loggia c’hanno imbroccato.
Ma Panebianco e Galli della Loggia non offrono ai loro lettori alcun record track, basta il loro prestigio. Sanno che i lettori come me – nel corso della discussione – hanno bisogno di un rinvio a fonti prestigiose, non a fonti attendibili, altrimenti, affrontando i temi di politica estera, non si sarebbero rivolti a Polito o Olimpio ma, per esempio, all’emerito sconosciuto Bill Flack, ovvero all’uomo con il margine di scommesse vinte più elevato in materia di politica mediorientale.
***
E’ un paio di giorni che giù al bar imperversa la discussioni sul Bitcoin, e lì, devo ammettere, ho conosciuto il mio piccolo momento di gloria. Domino il gergo delle valute e l’ho sfoderato senza ritegno (non so nemmeno quanto a proposito). La mia spiega del perché secondo me l’ asset sia in bolla sembra aver impressionato l’uditorio (cassiera compresa). Perfino il “sapientone” si è ammutolito fingendo disinteresse.
E’ chiaro che se fossi convinto delle mie “teorie”andrei di corsa  in banca chiedendo di convertire metà dei miei averi in future al ribasso sulla borsa di Chicago.
Eppure non lo faccio, non lo farei mai.
Forse che disdegno l’arricchimento?
Più probabilmente non sono poi così convinto delle mie tesi.
Ancora più probabilmente non me ne frega un cazzo di verificare se le mie tesi siano vere, quel che mi interessava veramente l’ho già conseguito: zittire l’odioso sapientone e avere su di me gli occhioni ammirati della cassiera/lupa.
Se mi faccio l’esame di coscienza – e sotto Natale la pratica è consigliata – devo ammettere di leggere il giornale per rifornire il mio arsenale, per procurarmi le munizioni utili a combattere quella particolare guerra nota sotto il nome di “conversazione”.
Il giornale è la mia Colt, e spunta dalla tasca della mia giacca come se dicesse a tutta la gente che mi incrocia: “cazzo guardi tu che nemmeno sai costruire un modello per le criptovalute?… occhi bassi e fila…”.
Non devo più cedere l’ultima parola al sapientone, non devo farmi confondere da lui, devo impressionare la cassiera con l’appello ad autorità prestigiose, con citazioni brillanti e inattaccabili. Devo affiliarmi ad un club rispettato, solido, influente. Per fare tutte queste cose non posso perdere tempo con scuole e libri: mi serve un giornale! Voglio un giornale!
***
Ma in tutto questo bailamme di duelli, assalti e parate, la Verità che fine fa? Beh, punto tutto sulle magiche virtù dell’effetto collaterale. Magari senza volerlo si fa viva, magari scocca per un attimo nel cozzo delle sciabole in forma di scintilla. Teniamo comunque gli occhi aperti, non si sa mai!
dscn0392

martedì 10 marzo 2015

Il Cortegiano sull’ Intercity

Piccolo manuale pratico del conversatore accorto.
conver
Ricorda sempre che:
  1. Nessun pasto è gratis. Corollario: Babbo Natale non esiste.
  2. Devi pensare al margine. Corollario: l' assoluto è una "direzione" non uno "stato" e noi dobbiamo decidere sul prossimo passo.
  3. Gli incentivi contano. Corollario: l' uomo prima o poi impara la lezione.
  4. Si migliora realmente solo quando tutti stanno meglio. Corollario: la soluzione del problema consiste in uno scambio.
  5. La conoscenza è decentralizzata. Corollario: nella nostra testa entra al massimo il 10% delle informazioni necessarie per risolvere un problema.
  6. Le conseguenze non intenzionali dominano l' azione umana. Corollario: "errore" è sinonimo di "abuso di conoscenza".
  7. Non è detto che la verità stia "nel mezzo". Corollario: se il "nazi" vuole bruciare 100 ebrei e tu vorresti astenerti da ogni azione, puo' darsi che 50 non sia affatto un numero congruo.
  8. Tutto è in concorrenza con tutto. Corollario: non si migliora migliorando l' esistente ma mutando paradigma.
  9. In ogni discussione si formano due fronti (great divide), partecipa solo a quelle in cui non sai dove collocarti, oppure fai in modo che la linea del fronte si sposti affinché tu non sappia dove collocarti.
  10. Tutt' e tre le principali ideologie sono rispettabili. Te le ricordo: il progressista giudica sull' asse oppresso/oppressore, il liberale sull' asse libero/coartato e il conservatore sull' asse civile/barbaro. Corollario: adotta l' asse della controparte e porta rispetto.
  11. Esiste un principio di carità. Corollario: evita le caricature.
  12. I piaceri sono soggettivi. Corollario: evitare le soluzioni che richiedono un confronto tra interiorità.
  13. Ricchezza e lavoro sono cose diverse. Corollario: la distinzione parassiti/produttori è sempre fruttuosa e non coicide con quella lavoratori/non lavoratori.
  14. Non abbiamo a disposizione che le nostre intuizioni. Corollario: quando ne critichi una ricordati che ti stai basando su un' altra.
  15. Devi pensare in termini di distribuzione probabilistica. Corollario: se dico che gli uomini sono più propensi delle donne a fare X significa che esistono comunque molte donne che fanno X molto meglio di molti uomini.
  16. Il concetto di "mercato senza regole" non esiste poiché "mercato" è l' espressione stenografica di due regole ben precise: rispetto dei contratti e della proprietà.
  17. Hitler ha fatto tante cose buone. Corollario: evita di discutere con chi non ammette che nel male c' è sempre del bene.
  18. Devi sottoporti al test di Turing ideologico (simulare in modo credibile l' appartenenza al partito avverso) . Corollario: meglio limitarsi a criticare le idee in cui si è creduto fermamente.
  19. Altra operazione preliminare prima di accingersi a discutere: individua tre personalità che rispetti e che sostengono idee contrarie alle tue. Se non ci riesci non scendere in campo ma continua ad ascoltare finché non hai adempiuto a questa operazione preliminare.
  20. Per ogni concetto che esprimi fai almeno un esempio concreto. Meglio ancora se fai precedere l' esemplificazione alla concettualizzazione.
  21. La chiarezza è un dovere morale.
  22. Ricordati che a volte le cose vanno in un modo, a volte in un altro (Merle Kling).
  23. Ricordati, dopo aver esposto la tua soluzione, di pensare sempre: comunque è più complicato di così.
  24. Facebook lavora per renderti stupido sollecitandoti reazioni immediate. Purtroppo, una volta che hai preso posizione è difficile cambiarla, ti senti come in dovere di difenderla, pensi che se l'intuizione immediata ti tradisce non hai scampo cosicchè ti rifiuti di accettare una simile eventualità; esiste in psicologia cio' che è noto come "effetto dotazione" e lavora per impedirci i cambi di rotta e le rinunce, per quanto appetibile sia cio' che avremo in cambio. Scrivi allora il tuo commento ma lascialo "decantare" per almeno 24 ore, se in quel lasso di tempo non interverranno ripensamenti molto probabilmente la sua sostanza coincide con quello che pensi. L'operazione è difficile e rallenta il dialogo ma ancora più difficile è cambiare idea.
  25. Tenere sempre ben presenti le tre leggi di Cowen:
    1. In ogni posizione che si sostiene c' è almeno un errore (la coscienza di questo fatto dovrebbe invitarci alla prudenza).
    2. Su ogni argomento c' è una letteratura abbondante, penso a persone che hanno dedicato la vita accademica a sviscerarlo (la coscienza di questo fatto dovrebbe indurci a limitare le "sparate" estemporanee, almeno finché non si domina la letteratura di cui sopra).
    3. I dati disponibili non sono mai sufficienti a dirimere la questione.
    Continua.
Esercizio: tutti i consigli precedenti sono errati in quanto espressi in forma stenografica e quindi apodittica. Il buon conversatore, applicando il nono consiglio, cerchi di pensare la forma corretta a cui i consigli rinviano.
Chissà che il manuale "da treno" non sia riciclabile anche sui social dove il veleno circola in dosi massicce.