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sabato 5 novembre 2016

Senso non comune. L'economia oltre i pregiudizi di Alberto Alesina

Il risanamento si può fare tagliando le spese o aumentando le entrate. Studiando i paesi OCSE degli ultimi 30 anni si riscontra che solo i primi sono permanenti specie se insistono su pensioni e spese xsonale pubblico. Un esempio preclaro è l' Irlanda che alla fine degli anni 80 taglia le spese. Da allora il paese è decollato. L'Italia invece mira tutto sull innalzamento delle entrate. Un altro esempio è la danimarca di fine 80. Tagliare è l'unico modo di risanare senza strozzare l'economia.

Gli usa spendono il5% del pil in pensioni. L italia il 15%. Nel 2035, con il pensionamento dei baby boomer, cominceranno anche per loro i problemi seri.

La Heritage Fondation e il Fraser Institute hanno quantificato la regolamentazione che ostacola l apertura di un negozio in un centinaio dinpaesi. L esito è che laddove le regole sono più leggere le differenze di prezzo da produttore a consumatore sono meno marcate. La regolamentazione diminuisce anche gli occupati nel settore. Liberalizzare gli orari di apertura sarebbe il minimo.

Ormai l'obbiettivo inflazione zero sta diventando quello di tutte le banche centrali. In Nuova Zelanda si pensa di legare lo stipendio del governatore al raggiungimento dell'obbiettivo.

Motivo del successo dell inflation targeting: fallimento politiche keynesiane. La moneta usata come politica anticiclica causa inflazione e destabilizzazione dei mercati finanziari.

L Italia ha un basso tasso di occupazione: solo 5 italiani in età lavorativa su 10 lavorano. Un record se nn ci fosse la Turchia.

C'è chi ritiene che l' Italia debba mutare le sue specialità competitive, es. Messori. Un linguaggio che ricorda la programmazione economica. Probabilmente l economista ha in mente una serie di incentivi ad hoc e di investimenti pubblici mirati. No. La competitività di un paese si persegue battendo altre vie. Primo, detassare il lavoro tutto, agire sulla spesa pensionistica dà spazio a qs riduzioni. Poi deregolamentare il mercato del lavoro per renderlo più flessibile.

Dati 1996, nord: 11 impiegati pubblici ogni 100 lavoratori. A sud sono 22, il doppio. Stime ci dicevano che il costo della vita a sud è del 20-25%in meno. I salari privati compensano ma quelli pubblici no. Combinando qs cifre si deduce che metà del monte salari pubblici è un sussidio. Anche perchè la qualità dei servizi pubblici a sud nn è superiore ma semmai inferiore. Sussidiare le ragioni più deboli nn è reato ma bisognerebbe farlo in modo trasparente e limitato nel tempo. Perchè qs distorsioni nostrane? Semplice, distribuire posti di lavoro è stato un modo per raccattare voti.

Il welfare italiano assorbe il 25% del PIL. Un problema comune ai maggiori paesi europei. Ma il  problema è la composizione, oltre al livello. È sbilanciatissimo in favore delle pensioni. Ai poveri si pensa a livello locale in una pletora di provvedimenti difformi. Il problema chiave è che il welfare italico nn arriva ai veri poveri. Quando si accenna a ridurre il peso di qs welfare distorto si leva un coro di protesta che teme la macelleria sociale, ma un mercato che crea lavoro e ricchezza è il miglior antidoto alla povertà. Bisogna aggiungere che ormai c è una solida lobby della spesa pubblica con a capo i sindacati.

Nel 1900 la spesa pubblica dei maggiori paesi europei era del 10%, negli anni 60 era del 30%, oggi tocchiamo il 50%. Ma c è stato un beneficio reale nell aumento della spesa del 20% negli ultimi 40 anni? Se confrontiamo l Europa con gli USA - che hanno mantenuto un settore pubblico a livello europeo anni 60 - ci accorgiamo che il miglioramento segnalato dagli indicatori sociale è flebile o inesistente. Vita attesa, mortalità infantile, istruzione primaria e secondaria. Il welfare è servito a limitare le diseguaglianze. Ma la diseguaglianza è controbilanciata da una crescita anemica dovuta a imposte elevate. Ma la crescita, se nn riduce le diseguaglianze, riduce però la povertà, cosa che il welfare, almeno in italia nn può fare. In italia, poi, tagliare il welfare nn minaccia i poveri poichè parliamo di un w ritagliato sui ceti medi. Le cure gratuite ai miliardari o l università garantita a tutti sono un esempio chiaro. Il sistema pensionistico è un altro esempio. Ma la classe media paga anche molte imposte creando il churning e le rendite di posizione tipiche. Una ricetta: abbandonare la concertazione con le lobby dei privilegiati.

L'unico modo per mantenere fede al patto di stabilità europeo senza strozzare l'economia con maggiori tasse consiste nel tagliare il welfare rendendo l'Europa più simile aglj USA.

Nel 1946 nel mondo c'erano 76 nazioni indipendenti. Nel 1996 erano 192, di più della metà con meno di 6 milioni di abitanti. 58 ne hanno meno di 2.5 milioni e 35 meno di mezzo milione. In questo arco temporale la globalizzazione è esplosa: l'economia si integra e la politica si frammenta. Globalizzazione e frammentazione politica caratterizzano la fine del XX secolo. La dimensione non sembra avere alcun effetto sul successo economico dei Paesi. Ci sono paesi piccoli cresciuti motissimo come Singapore o Taiwan e paesi grandi che stagnano come il Giappone. I disastri toccano sia paesi piccoli come Haiti che paesi enormi come la Nigeria. La dimensione conta solo per chi sceglie l'autarcia: un piccolo paese non potrebbe mai permettersela. In un'economia globalizzata, invece, non c'è alcun vantaggio ad essere un Paese grande, quindi, gruppi etnici e linguistici possono rendersinindipendenti senza forti ripercussioni. La globalizzazione è alla base di molte spinte secessioniste: repubbliche baltiche, Repubblica Ceca e Slovacchia, il Quebec... Conclusione: meglko tanti paesi piccoli che non grandi e turbati da mille conflitti etnici irrisolti: il Ruanda e la Jugoslavia devono costituire un monito. Domanda: il processo UE è quindi anti-storico? Qui bisogna intendersi su cosa significhi la UE. La vogliamo intendere come una profonda integrazione economica con una moneta unica oppure come un processo di unione politica? Ad ognk modo, il regionalismo continua a farsi sentire anche in molti laesk europei: baschi, catalani, scozzesi, valloni, bretoni, padani... Ciò significa che il primo scenario è sia il più probabile che il più auspicabile: massima indipendenza politica e massima integrazione dei mercati. In questo senso la traettoria europea non sarebbe antistorica, come lo sarebbe la formazione degli Stati Uniti d'Europa. Un'Europa unita "conterà di più"? Può darsi, anche se non è molto chiaro cosa questo voglia dire in pratica. Bisognerebbe avere una politica estera comune, purtroppo i disaccordi sono più profondi proprio lì.

Le istituzioni della UE sono state disegnate da governi di destra, la BCE, per esempio, aveva come missione quella di sorvegliare i prezzi. Ora i governi si lamentano perchè non favorirebbe la crescita. Ma non si può tassare le proprie imprese al 50% e poi lamentarsi che non si cresce. Nel 1960 la tassazione media nei paesi ora UE era del 28% oggi è del 46%. La cresita di allora era del 5.2, oggi dell' 1.8%.

Non ci sarebbe nulla di male nel rilassare l'austerity per consentire di abbassare le imposte. Purtroppo sappiamo fin troppo bene che invece si aumenteranno le spese.

Monti dice: spendiamo in infrastrutture! Attenzione, qualsiasi spesa corrente verrebbe fatta passare come "infrastruttura". Difficile scegliere quali infrastruttura beneficierà le generazioni future. Gli investimenti pubblici spiazzano i privati, anche grazie alle tasse necessarie per finanziarli.

Meglio tagiare le spese e le tasse sul lavoro. In Italianuno stipendio netto di 1 comporta un costo di 1.7. Nell'UE è di 1.4 e negli USA di 1.25.

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Le politiche monetarie keynesiane cercavano la stabilizzazione dei disoccupati e ottennero la stagflazione degli anni 70.

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I compiti di un governo UE. Non esiste una politica estera mentre il governo UE si occupa persino di politiche culturali. Assurdo. Perchè occuparsi di politiche umanitarie quando ogni governo può fare da sè? Bruxell ha solk due compiti legittimi: 1) preservare la libertà dei mercati e 2) politica estera.

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Troppa Europa disorienta.

La UE nasce come unione dei mercati. L'obiettivo pacifista era dietro l'angolo. I problemi iniziano dopo il 1991 quando la Commissione scelse la via dell "coordinamento delle politiche comuni". Infatti, non c'è da coordinare granchè, basta lasciare liberi i mercati. La mania del coordinamento crea una burocrazi europea che si avgiunge anzichè eliminare quella nazionale. Un caso chiaro di questa mania è la sanzione inflitta all' Irlanda per la sua inflazione. Ma paesi diversi possono avere inflazioni diverse. Se la cosa crea problemi alla BCE sta alla BCE uscirne.

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Paolo Savona vorrebbe più democrazia e meno tecnici in europa. Perchè le scelte sui tassi vengono prese da un nucleo ristrettomdi tecnici, per esempio? Ma la missione della BCE è la stabilità dei prezzi. Dove il divorzio tra politica e tecnici della moneta è stato celebrato, i risultati sono stati brillanti.

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L' America spende molto anche grazie al surplus accumulato. Ora è chiaro a cosa serve evitare il deficit? Ora è chiaro a cosa serve il patto di stabilità?

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Agricoltura e UE. Costituisce il 2% del PIL e assorbe il 45% delle spese e il mio 0% della legislatore. Il tutto in assenza di una politica estera.

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Qual è la lezione della new economy? Non che ci si può arricchire con la finanza ma che investire nell'innovazione paga.

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Cosa chiedere alle autorità monetarie? Di non fare errori comennel 1929, quando fecero mancare la liquidità. Ma è assurdo chiedere occupazione o lotta alla recessione.

Chi critica il FMI spesso assomiglia a chi criticamil medico che non guarisce un malato di polmonite che passamil suo tempo a rotolarsi nella neve. Inoltre, se il FMI aiuta tutti, nessuno farà nulla per tamponare i danni.Altri problemi del FMI: 1) governi corrotti 2 globalizzazione e flussi finanzieri enormi.

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Lo speculatore. Non è lui il colpevole ma il paese che non sa tenere politiche in linea con gli impegni monetari presi. Chi critica la speculazione scambia causa ed effetti: i capitali volano via solo da un paese inaffidabile.

Chi accusa gli speculatori dice che agiscono svincolati dall'economia reale. Vero, ma spesso la critica è fatta a sproposito, e guardacasomproprio da quei politici che non sanno gestire l'economia che governano. Chissà come mai la speculazione minaccia Grecia e Italia e non invece la Germania o la Svezia. La liberalizzazione dei capitali non perdons il politico approssimativo, sono quindi una grande conquista del mondo moderno.

Robert Mundell: un'area monetaria ottimale può non corrispondere ai confini geografici. Molte monete spariranno con la globalizzazione. Vantaggi ad abbandonare la propria koneta: tassi bassi, meno inflazione,  più stabilità, più praticità, confronti più facili, meno speculazione. Costi: perdita della politica monetaria. Ma il principio della competizione vale anche qui: forse il numero ottimale delle monete non può essere stabilito a priori.

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Argentina. Fellimento della classe dirigente. Dopo un periodo di impegno sociale era ricominciato il ciclo di deficit populismo e inflazione. Chi ha riscosso interessi elevati a fronte di investimenti rischiosi non merita di essere salvsto. L' Argentina deve fare da sola, e così anche i suoi creditori.