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giovedì 5 dicembre 2019

CONTARE I CORPI

Gli economisti predicano che gli incentivi pesano, e questo è in buona parte vero. Ma la pretesa della meritocrazia va oltre, pensa che gli incentivi siano quantificabili. E questo è decisamente meno vero. Le statistiche fuorvianti sono la premessa a cattive organizzazioni, e tutte le statistiche sono fuorvianti se non vengono saggiamente interpretate.
Vogliamo controllare tutto e cadiamo nell' "illusione del controllo". Durante la guerra del Vietnam, il segretario alla Difesa Robert McNamara fece affidamento su misure quantitative, incluso il famigerato "conteggio dei corpi". I corpi dei Viet-cong segnalando ai comandi il "progresso" delle operazioni militari. Poi si è scoperto che questi erano indicatori sbagliati, ma la guerra era ormai perduta.
Purtroppo, gli indicatori meritocratici sono quasi sempre sbagliati. Dirlo non offende il meritevole, offende il meritocratico, una cosa ben diversa.
In città furoreggiava una scuola elementare in cui i punteggi medi dei test erano i più alti del comprensorio. Si erano addirittura alzati i prezzi delle case di quel quartiere! Si è scoperto che il risultato veniva ottenuto dagli amministratori della scuola dicendo agli studenti più deboli di rimanere a casa il giorno del test. Il provveditorato pubblicizzando i punteggi dei test pensava di incoraggiare una sana competizione tra le scuole, pensava cioè di promuovere la "meritocrazia". E guai a chi si opponeva.
I problemi con i target quantitativi sono ben noti. Il primo è ciò che Muller chiama "deviazione dagli obiettivi". In una situazione complessa, come la guerra del Vietnam, ci sono molti obiettivi intermedi da raggiungere. Puntare l'attenzione solo su quelli "quantificabili" azzera l'attenzione sugli altri, che magari sono anche più importanti. Contare i cadaveri dei viet-cong è facile ma misurare quanto fanno i soldati per conquistare i cuori e le menti della popolazione locale molto meno. Se dalla macchinetta conta-cadaveri dipende la tua carriera di soldato, le energie per farsi ben volere dagli indigeni vengono dirottate sulla mitragliatrice.
L'altro problema è quello che Muller chiama "corruzione", qui l'obiettivo numerico viene raggiunto imbrogliando. L'esempio della "scuola modello" parla chiaro.
Sia la "deviazione" che la "corruzione" hanno avuto un ruolo importante nella crisi finanziaria del 2008. La "deviazione" è cominciata fissando come obbiettivo misurabile il numero di mutui concessi affinché si rendesse il bene "casa" più accessibile (un desiderio della politica). Ma questo ha distolto l'attenzione sulla valutazione di affidabilità del mutuatario. La "corruzione" si è resa visibile nel modo in cui le banche hanno aggirato le incasinatissime norme sulla consistenza patrimoniale imposte dall' autorità di regolamentazione con le solite risibili formulette.
La "meritocrazia" non ha grande spazio nel privato. In effetti, la maggior parte delle aziende non fa affidamento solo sulle formule per stabilire i compensi. Di solito viene data ai supervisori la libertà di giudizio nel fissare i bonus e gli adeguamenti salariali dei dipendenti. Questo perché le formule non possono catturare tutti gli obiettivi incorporati nella complessa vita aziendale. I supervisori più vicini al dipendente sono in una posizione migliore per valutare vari fattori, soprattutto i contributi difficili da quantificare. E anche quando si lega in parte il compenso a una formula, si armeggia su quella formule di anno in anno. Più a lungo si persiste con la medesima formula, più modi verranno escogitati per aggirare il sistema.
L'organizzazione scolastica americana - quella che più ha puntato sui test - si è comportata come se le scuole avessero un controllo completo sull'apprendimento degli studenti, e che quindi la loro opera si riflettesse nei punteggi dei test, ma la ricerca suggerisce il contrario. I politici americani hanno agito sotto la classica "illusione del controllo". A mio parere gli insegnanti non dovrebbero essere responsabili nei confronti di un ufficio statistico centralizzato, meglio sarebbe invece che siano valutati da colleghi, superiori e genitori. In particolare questi ultimi, ovvero i clienti. Se lascio mio figlio nelle mani di un cattivo insegnante, sono il primo a pagarne le conseguenze (se invece un sistema burocratico non riesce a rimuovere un cattivo insegnante, il progettista del sistema non subisce conseguenze). Obiezione fondata: ai genitori interessa più il voto della preparazione! Vero, ma questo è un problema che riguarda la funzione della scuola - i dubbi che abbia una reale funzione formativa sono legittimi - non la meritocrazia.
Gli esseri umani sono individui autonomi difficili da controllare con una macchinetta. I manager di successo lo comprendono e imparano a convivere con le limitazioni implicite alla loro condizione di boss. Sanno che non possono misurare le prestazioni dei sotto posto con precisione o progettare un sistema di incentivi perfetto. Invece di attenersi rigidamente ai sistemi formali, i dirigenti di successo danno l'esempio e incoraggiano i subordinati a esercitare la loro autonomia e il loro giudizio. Ma per i lavoratori dello stato l'autonomia di giudizio diventa più facilmente arbitrio e favoritismo, per questo lì la propensione all'utilizzo delle formule per determinare i compensi è tanto diffusa. Non essendoci rimedi sarebbe meglio limitare i compiti da affidare a organizzazioni del genere. Considerato che questa alternativa è un po' troppo radicale, forse il criterio dell'anzianità resta quello che fa meno danni.
Sfortunatamente, i politici che mostrano sicurezza e dominio della situazione vengono premiati dall'elettore e gli economisti che attraggono maggiormente questi politici sono quelli che brandiscono con sicumera le formulette verso cui questo libro lancia l'allarme. Un allarme che per me sembra inutile visto che il vero nemico, ovvero cio' che viene chiamata "illusione di controllo", è un realtà lo stendardo principe di chi si presenta alle elezioni.
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AMAZON.IT
How the obsession with quantifying human performance threatens business, medicine, education, government—and the quality of our livesToday, organizations of all kinds are ruled by the belief that the path to success is quantifying human performance, publicizing the results, and dividing up...

martedì 25 luglio 2017

Perché gli scacchisti non sono particolarmente intelligenti?


Perché gli scacchisti non sono particolarmente intelligenti?


Targeting Meritocracy  by Scott Alexander
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Trigger warnings: – l’equivoco in cui cade chi attacca la meritocrazia – perché i campioni di scacchi non sono particolarmente intelligenti – imigliori a scuola e i migliori sul campo –
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Prospect Magazine writes about the problem with meritocracy. First Things thinks meritocracy is killing America. Feminist Philosophers comes out against meritocracy. The Guardian says “down with meritocracy”. Vox calls for an atack on the false god of meritocracy. There’s even an Against Meritocracybook. Given that meritocracy seems almost tautologically good (doesn’t it just mean positions going to those who deserve them?), there sure do seem to be a lot of people against it.
ATTACCO ALLA MERITOCRAZIA
Their argument seems to be gesturing at the idea that elites send their kids to private schools, where they get all A+s and end up as president of the Junior Strivers Club. Then they go to Harvard and dazzle their professors with their sparkling wit and dapper suits. Then they get hired right out of college to high-paying management positions at Chase-Bear-Goldman-Sallie-Manhattan-Stearns-Sachs-Mae-FEDGOV. Then they eat truffle-flavored caviar all day and tell each other “Unlike past generations of elites, we are meritocrats who truly deserve our positions, on account of our merit”, as the poor gnash their teeth outside.
COSA INTENDONO PER MIRITOCRAZIA I SUOI NEMICI
There’s a weird assumption throughout all these articles, that meritocracy is founded on the belief that smart people deserve good jobs as a reward for being smart.
L’EQUIVOCO
I reject meritocracy because I reject the idea of human deserts. I don’t believe that an individual’s material conditions should be determined by what he or she “deserves,”
ESEMPIO
The intuition behind meritocracy is this: if your life depends on a difficult surgery, would you prefer the hospital hire a surgeon who aced medical school, or a surgeon who had to complete remedial training to barely scrape by with a C-?…This has nothing to do with fairness, deserts, or anything else….
IL CONCETTO DI MERITOCRAZIA COME DOVREBBE ESSERE
The real solution to this problem is the one none of the anti-meritocracy articles dare suggest: accept that education and merit are two different things!
SOLUZIONE
It’s that success in college only weakly correlates with success in the real world.
SCUOLA E MERITO
Ulysses Grant graduated in the bottom half of his West Point class, but turned out to be the only guy capable of matching General Lee and winning the Civil War after a bunch of superficially better-credentialed generals failed.
GRANT
Remember that IQ correlates with chess talent at a modest r = 0.24, and chess champion Garry Kasparov has only a medium-high IQ of 135. If Kasparov’s educational success matched his IQ, he might or might not have made it into Harvard; he certainly wouldn’t have been their star student… Real meritocracy is what you get when you ignore the degrees and check who can actually win a chess game…
KASPAROV
I don’t think the writers of the anti-meritocracy articles above really disagree with this. I think they’re probably using a different definition of meritocracy where it does mean “rule by well-educated people with prestigious credentials”.
ANCORA SULL’EQUIVOCO
We ought to reject the redefinition of “meritocracy” to mean “positions go to people based on their class and ability to go to Harvard”, and reclaim it as meaning exactly what we want instead – positions going to those who are best at them and can best use them to help others. Which is what we want.
RICONCILIARE LE POSIZIONI