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domenica 5 febbraio 2023

 L'importanza di pagare poco i professori. 


Rende il conservatorismo un'ideologia autoerosiva. Una filosofia che (giustamente) esalta il business non attirerà abbastanza persone che vogliono servire nell'istruzione che forgia la cultura. Quindi, la cultura diventa sempre più di sinistra.


In america, per esempio, ci sono repubblicani che non riescono a credere a quanto siano di sinistra le università ma non riescono nemmeno a credere che qualcuno possa mai scegliere la vita poco redditizia di un accademico.

giovedì 4 gennaio 2018

Consumare la cultura

Oggi la risorsa scarsa è la capacità di rilassarsi. Come possiamo ottenerlo?

Abbiamo a disposizione molta arte ma non riusciamo a goderne. Come fare?

Il momento in cui siamo più felici durante un'esecuzione musicale e quello in cui finisce. Avete presente le gambe da museo?

Sentirsi in colpa per non aver letto o ascoltato questo o quello.

Quasi tutte le esperienze culturali sono molto economiche quindi abbondanti. Purtroppo. L'opera completa di Shakespeare si trova su eBay per €10.

Per godersi l'arte non è l'istruzione e la chiave di volta. Nessuno tra il pubblico di Beethoven o nella Firenze del XVI secolo aveva un dottorato di ricerca o un master eppure in molti amavano la cultura con grande intelligenza e passione.

I nostri musei sono ricchissimi, Ma come vivere con rilassatezza un esperienza museale?

Potrai chiedermi quale quadro vorrei portarmi a casa e perché. Siete arredatori della vostra casa e avete accesso ad un museo. Immaginatevi di poter rubare una sola Opera. Rubare è emozionante. 

Ricette di poter acquistare ma con un budget limitato

Saltare la prima sala. È troppo trafficata in molti ancora non ce la fanno a dire che non gliene frega niente. Fare una classifica dei nostri preferiti a fine visita. Ammettere il ruolo sociale e di autostima che l'arte ha per noi facilita molto le cose.

Ammettere l'esistenza del fattore io è un enorme vantaggio. Facilita le cose. Perché il quadro che 

abbiamo davanti è una schifezza non è polemizzare con l'arte contemporanea ma ci libera dalle gambe da museo. Riorganizzate il vostro pensiero e ripartire da zero.
Meglio attingere alle fonti secondarie. I colori degli impressionisti francesi non appaiono dissonanti e sbalorditive ai nostri occhi di moderni pensi moderati graziosi. Dopo i Led Zeppelin la musica di Johann Vincent non può suonare come hard rock. Gli effetti speciali di Jurassic Park oggi ci appaiono dilettantistici.
Come leggere un libro Tenendo presente i nostri tre assunti. 1, scarsità di tempo. 2, scarsità di attenzione. 3, interesse sopravvalutato per l'arte
Leggere qualche capitolo centrale del libro per stimolare l'interesse. Leggere il romanzo concentrandosi su un solo personaggio. Leggere le prime 50 pagine tre volte di seguito prima di proseguire. Non aver timore di saltare per poi eventualmente tornarci. Cominciare leggendo un riassunto del libro. Prendere appunti sui nomi e le caratteristiche principali dei personaggi. Lascia perdere i libri che non piacciono.
Ricordarsi che gli artisti un tempo miravano a riuscire graditi oggi molti lavorano nelle università o cercano un posto fisso.
Ricorda che il libro che stai leggendo lo hai acquistato per sembrare più intelligente. Continua nella finzione mettendo sempre al centro a te stesso.
Un altro fattore che pesa è l'amore per il nuovo. La maggior parte degli ascoltatori compra dischi solo recenti. Perché? Ancora il fattore io. L'identità è identità differenziale. Il problema della musica vecchia è semplice qualcun altro l'ha già apprezzata.
Che il gusto può l'identità. Abbiamo il nostro genere preferito. In realtà in ogni genere ci sono picchi di qualità. Se trascendiamo dal fattore io ci si aprirebbe un mondo. Il segreto sta nel lavorare affinché questa nuova musica significhi qualcosa per me e per la mia vita.
Siamo calati in un mondo dall'offerta spaventoso. La trappola del fattore Io oggi è tremendamente più costosa di ieri.
I costi di affondamento. Se abbiamo pagato per il buffet dobbiamo consumare. Evitabili e passate ad altro. Nell'era della foresta spaventosa questo è molto più facile è conveniente.
Altro bias Oggi più costoso. effetto dotazione. La gente tende a sopravvalutare ciò che possiede. Il costo di questo per ora è enorme visto che si possiede relativamente molto meno di ieri.

giovedì 4 febbraio 2016

Avoid News Towards a Healthy News Diet By Rolf Dobelli

Avoid News Towards a Healthy News Diet By Rolf Dobelli

  • Il problema: We are so well informed and yet we know so little. Why?
  • In the past few decades, the fortunate among us have recognized the hazards of living with an overabundance of food (obesity, diabetes) and have started to shift our diets. But most of us do not yet understand that news is to the mind what sugar is to the body.
  • Un'esperienza personale. I have now gone without news for a year, so I can see, feel and report the effects of this freedom first hand: less disruption, more time, less anxiety, deeper thinking, more insights.
  • No 1 –News misleads us
  • systematically News reports do not represent the real world. Our brains are wired to pay attention to visible, large, scandalous, sensational, shocking,
  • Esempio. Take the following event. A car drives over a bridge, and the bridge collapses. What does the news media focus on? On the car. On the person in the car. Where he came from. Where he planned to go. How he experienced the crash (if he survived). What kind of person he is (was). But –that is all completely irrelevant. What’s relevant? The structural stability of the bridge.
  • Terrorism is overrated. Chronic stress is underrated. •The collapse of Lehman Brothers is overrated. Fiscal irresponsibility is underrated. •Astronauts are overrated. Nurses are underrated. •Britney Spears is overrated. IPCC reports are underrated. •Airplane crashes are overrated. Resistance to antibiotics is underrated.
  • No 2 –News is irrelevant
  • Out of the approximately 10,000 news stories you have read in the last 12 months, name one that –because you consumed it –allowed you to make a better decision
  • At its best, it is entertaining, but it is still irrelevant.
  • Esempio. In 1914, the news story about the assassination in Sarajevo dwarfed all other reports in terms of its global significance.
  • The first Internet browser debuted in 1995. The public birth of this hugely relevant piece of software barely made it into the press despite its vast future impact.
  • No 3 – News limits understanding
  • News organizations pride themselves on correctly reporting the facts, but the facts that they prize are just epiphenomena of deeper causes.
  • Il difetto di ciò che conta. The important stories are non-stories:
  • No evidence exists to indicate that information junkies are better decision makers.
  • No 4 –News is toxic to your body
  • Stress cronico. News constantly triggers the limbic system. Panicky stories spur the release of cascades of glucocordicoid (cortisol). This deregulates your immune system and inhibits the release of growth hormones. 
  • No 5 –News massively increases cognitive errors
  • News feeds the mother of all cognitive errors: confirmation bias. We automatically, systematically filter out evidence that contradicts our preconceptions
  • exacerbates another cognitive error: the story bias. Our brains crave stories that “make sense”– even if they don’t correspond to reality.
  • This reminds me of high school. My history textbook specified seven reasons (not six, not eight) why the French Revolution erupted. The fact is, we don’t know why the French Revolution broke out.
  • No 6 –News inhibits thinking
  • Thinking requires concentration. Concentration requires uninterrupted time. News items are like free-floating radicals that interfere with clear thinking.
  • In a 2001 study1 two scholars in Canada showed that comprehension declines as the number of hyperlinks in a document increase.
  • No 7 –News changes the structure of your brain
  • News works like a drug. As stories develop, we naturally want to know how they continue.
  • The human brain is highly plastic. Nerve cells routinely break old connections and form new ones. When we adapt to a new cultural phenomenon, including the consumption of news, we end up with a different brain. Adaptation to news occurs at a biological level. News reprograms us. Most news consumers –even if they used to be avid book readers –have lost the ability to read and absorb lengthy articles or books.
  • Michael Merzenich (University of California, San Francisco), a pioneer in the field of neuroplasticity: “We are training our brains to pay attention to the crap.”Deep reading is indistinguishable from deep thinking.
  • No 8 – News is costly
  • News taxes productivity three ways:
  • First, count the consumption-time that news demands.
  • Second, tally up the refocusing time – or switching cost.
  • Third, news distracts us even hours after we’ve digested today’s hot items. News stories and images may pop into your mind hours, sometimes days later,
  • No 9 – News sunders the relationship between reputation and achievement
  • Fame is misleading because generally people become famous for reasons that have little relevance to our lives.
  • No 10 – News is produced by journalists
  • My estimate: fewer than 10% of the news stories are original. Less than 1% are truly investigative.
  • No 11 – Reported facts are sometimes wrong,
  • Today, the fact checker is an endangered species at most news companies
  • No 12 – News is manipulative
  • Our evolutionary past has equipped us with a good bullshit detector for face-to-face interactions.
  • Stories are selected or slanted to please advertisers (advertising bias) or the owners of the media (corporate bias), and each media outlet has a tendency to report what everyone else is reporting, and to avoid stories that will offend anyone (mainstream bias).
  • No 13 –News makes us passive
  • News stories are overwhelmingly about things you cannot influence. This sets readers up to have a fatalistic outlook on the world.
  • Una teoria della depressione. Viewed on a timeline, the spread of depression coincides almost perfectly with the growth and maturity of the mass media.
  • 14 –News gives us the illusion of caring
  • “We may want to believe that we are still concerned. We sing “We Are the World”
  • No 15 – News kills creativity
  • Things we already know limit our creativity. This is one reason that mathematicians, novelists, composers and entrepreneurs often produce their most creative works at a young age.
  • Fatti. I don’t know a single truly creative mind who is a news junkie. On the other hand, I know a whole bunch of viciously uncreative minds who consume news like drugs.
  • Policy. What to do instead Go without news. Cut it out completely. Go cold turkey. glance through the summary page of the Economist once a week. Go for magazines that connect the dots
  • Morale. Society needs journalism – but in a different way. Investigative journalism is relevant in any society.
continua

mercoledì 23 dicembre 2015

Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura di Dieter Haselbach, Armin Klein, Pius Knusel, Stephan Opitz

Kulturinfarkt: Azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura di Dieter Haselbach, Armin Klein, Pius Knusel, Stephan Opitz
  • Con la crescita economica è giunta l'esplosione dei sussidi alla cultura. Non viceversa...
  • L' espansione è avvenuta senza un progetto e oggi, che l'economia europea registra una frenata decennale, un simile impero nn si sostiene senza ricorso allo sponsor privato...
  • Pensiero sottostante dell approccio mainstream: l offerta genera la domanda. È un pensiero elitario: il produttore nn è al servizio del consumatore ma è il suo educatore...
  • Le avanguardia miravano ad educare l'uomo nuovo ma lo scolaretto nn ha seguito il Maestro, anzi, spesso lo ha ripudiato. Oggi i "maestri" ben lungi dall'ammettere il loro scacco dicono che manca la pedagogia e la piacevolezza dell'opera...
  • Oggi domina la pedagogia e il suo è un modello predemocratico...
  • Una teoria sulla svalutazione della bellezza. Per compensare la contraddizione di chi si dice democratico senza voler rinunciare ai metodi antidemocratici si è deciso di finanziare tutto, qualsiasi tipo di arte. l arte deve essere libera e la bellezza relativa...
  • Il paradosso dell'Europa: oggi l' europa è quella che spende di più in cultura ma che influenza meno e domina meno in ambito culturale
  • Vvvv
  • Il nuovo dogma: poichè il pubblico nn va verso la qualità la qualità andrà verso il pubblico=>sociocultura e didatticismo...
  • il cambio di paradigma: dall arte borghese all'arte rivoluzionaria: la qualità è intollerante e l' arte va resa soggettiva...
  • Paradosso: i protagonisti dello sradicamento sono oggi assessori spendaccioni che devono far rientrare dalla finestra il concetto di qualità per decidere cosa finanziare ma poichè il concetto è irrecuperabile nelle loro scelte finisce x prevalere l'interesse e la relazione col finanziato. E x fortuna xchè l alternativa sono i sussidi a tappeto...
  • Ma la qualità continua ad avere una vita sottotraccia: nn la si menziona ma crea ststus e desideri di secondo ordine (si ascolta dante xchè il canone continua ad imporre soggezione: Benigni è più divertente quando fa altre cose ma è più seguito quando legge Dante). E le politiche culturali fanno leva proprio su queste debolezze: edificare la plebe spingendola all' imitazione delle elite in modo da premiare il loro status
  • Xxx
  • Cosa nn è cultura?  In assenza di alternative spunta un possibile candidato:  l'arte che si finanzia da sè…
  • Paradosso europeo: nn si finanzia la cultura ma la si crea con un fiat grazie al sussidio. Il tutto grazie all'impossibilità di definire cosa sia cultura
  • Bbb
  • Oggi c è troppo e bisogna ridurre ma al politico piace inaugurare nn tagliare. Sfrondare è una politica poco attraente che nn viene fatta da nessuno da qui la convivenza tra vuoto e costipazione culturale.
  • Un tempo si costruivano carriere politiche partendo dall'assessorato alla cultura. Oggi la cosa è impensabile...
  • Soluzione adottata: inserire la cultura in dipartimenti con vincoli di bilancio. Esito: una cultura critica contro il potere oggi è impensabile
  • Vvv
  • Il dibattito recente: i videogiochi sono arte? L'opinione di chi si contendeva i finanziamenti era chiara sin dall'inizio. E si capisce anche xchè un simile dibattito nn avrebbe senso negli USA.
  • Premi al miglior videogioco: il pc batte il design e la bellezza...
  • Il precariato di artisti e musicisti diventa la norma. I tagli si fanno sentire e la decadenza avanza. Si gestisce l'esistente, l'innovazione è una chimera, il sussidio una droga...
  • La foresta pietrificata di sussidi: mantenere le strutture sacrificando i valori. L'identità si trae dall'eredità e i politici vogliono solo tramandare. Tutto diventa conservazione e "memoria" . Anche a "sinistra" si tende a fissare il passato...
  • Il rinnovarsi x sopravvivere è una prerogativa del privato...
  • L'istituzione culturale può anche essere sussidiata ma la sua sopravvivenza deve cmq dipendere dal mercato: la capacità di adeguarsi alla domanda garantisce il rinnovamento...
  • La dinamica classica (ratchet effect): 1) bolla con pioggia di soldi sulla cultura 2) scoppio della bolla senza rientro dei fondi stanziati...
  • l odio x la cultura commerciale. perchè? semplice: il postmoderno ci ha detto che tutto è arte e tutto deve essere sovvenzionato. l unico criterio di demarcazione è allora tra sovvenzionati e no
  • abolire il sussidio? impossibile è un marchio d identità
  • oggi l arte è disponibile x tutti e nn certo x i sussidi. eppure berlusconi viene rieletto.
  • la musica italiana: estraniata dai sussidi ancora nn si è ripresa
  • proposta baricco: basta soldi alla cultura. diamoli a tv e scuola.
  • il pubblico della cultura:  alta borghesia. fallito il sogno di un coinvolgimento
  • oggi il pubblico collassa come i finanziamenti privati. ovvio un eccesso o un errore nell offerta
  • perdita di status simbol per c.
  • lettori in calo. troppo tempo vitale sprecato
continua

mercoledì 9 dicembre 2015

Yes We Can di Tyler Cowen

Yes We Can di Tyler Cowen
  • premessa: non siamo razionali, siamo diversi, siamo liberi. quindi? quindi che ognuno crei la sua via
  • cap1 tag e stringhe: l' homo hordo
  • autismo: l era dell'informazione rivaluta certi stili cognitivi (classificare, ordinare...)
  • autismo: mix di debolezze e forze cognitive. forza: capacità organizzativa. erudizione di certi aut. debolezze disorientamento smarrimento manca un quadro generale
  • autismo: casi patologici ma anche persone semplicemente diverse. esiste la diversità!
  • autismo: introversione contatto oculare tono diretto tono impersonale ripetitività insistenza gusti difficili
  • autismo: niente voglia di socializzazione o umorismo o solidarietà? No, solo incapacità a capire
  • autismo: origine genetica. molti bambini e gli adulti? nn li notate: spesso sono persone molto competenti
  • il caso di vernon smith simon baron cohen craig newmark
  • sowell: teme diagnosi fallaci. nn afferra il problema: la diagnosi è corretta. è l autismo che ha anche punti di forza
  • autistico: si sente sopraffatto dal mondo: troppa info da organizzare. la ns esp con la rete
  • organizzare lo smartphone. la sorpresa programmata del shuffle
  • qualità sonora: oggi secondaria. la selezione sulla quantità è primaria
  • l investimento più produttivo: l'organizzazione del pensiero personale. saper produrre tag. saper produrre stringhe
  • cultura: tag e stringhe. ovvero organizzazione mentale. siamo chiamati a diventare tutti un po' più autistici
  • foto: una narrazione emotiva della famiglia
  • imporre coerenza ad una massa di dati
  • homo ordo
  • vi piace ordinare, collezionare, organizzare... potreste avere successo
  • cultura. oggi più disponibile
  • cultura: oggi l' accesso è più autonomo
  • cultura: molti si lamentano di quanto sia scadente
  • oggi viaggiare è facile, tutto è a distanza di un click. conseguenze? la frammentazione: si privilegia la frammentarietà e la leggerezza. non un album ma una canzone.non una sinfonia ma un movimento. bocconcini assaggi da archiviare e riordinare secondo la vs creatività
  • la scossa della novità. se manca vi rivolgete altrove
  • ansia: consumiamo sapendo che a distanza di un clic c'è qualcosa di meglio
  • si adora sia iniziare che finire i libri
  • teorema alchian allen: se a due beni (es di alta e di bassa qualità) viene aggiunta una somma fissa il consumo del bene più qualitativo aumenta.
  • oggi ci nutriamo di playlist ma il loro contenuto è su misura e qualitativamente superiore
  • l accusa: deficit di attenzione: accusa costante: dal romanzo al fumetto al rock.
  • google accorcia i ns archi di attenzione ma qs è una via verso la stupidità? nicholas carr pensa di sì
  • controeffetto1: google amplia i ns archi di attenzione con il contatto con cose più interessanti
  • controeffetto2: google stimola l'attenzione sul quadro generale: posso sempre seguire la storia che mi interessa
  • conclusione: nn esiste sovrainformazione, esiste incapacità di fare ordine
  • l autoassemblaggio: nell'opera del 7/800 c'era tutto: gioia, paura, morte... oggi non ci sono opere con tutto dentro. per avere tutto prendiamo un po' qui un po' lì e assembliamo. non latitano i capolavori perchè il capolavoro è un fai da te
  • importante ieri: conoscere i classici. importante oggi: sapete assemblare il vostro capolavoro?
  • capolavoro contemporaneo: si colloca nell interiorità, per qs molti non lo vedono negandone l'esistenza
  • similitudine. cultura del passato: rapporto con l'amante. cultura del presente: matrimonio.
  • è costoso contattare l'amante, e quando lo fai pretendi che sia un esperienza memorabile. la moglie è sempre intorno a te e quel che conta è stabilire una quotidianità
  • tesi: chi è felicemente sposato ha una vita interiore più ricca ed è mediamente più soddisfatta. ergo: la cultura ti attrae? nascere oggi è una fortuna.
  • cap4 la comunicazione in rete
  • tesi comune: la comunicazione virtuale  manca d'intimità. problema: in sè è oggettivamente più intima e sfumata rispetto a quella diretta.
  • internet parifica: tutti hanno una chance. internet esalta l'interiorità (non è mera astrazione)
  • sms e mail: ci si apre di più
  • costruire la propria immagine, taroccandola anche un po', è importante per essere felici
  • cass sunstein: il web estremizza le posizioni politiche. vero ma la politica nn è un tratto fondamentale per molti
  • cap5 scuola e modernità
  • scopo della scuola: farvi diventare un po' più autistici: più concentrati sul particolare
  • nerd: ama imparare ma non ama la scuola considerando segnalatoria
  • scuola segnalatoria: non s'impara granché ma si segnala il proprio valore. forse esagerano amplificando la propria esperienza personale?
  • perchè non decolla la scuola online? la presenza fisica motiva così come l interazione con gli altri allievi. l istruzione è un po' un teatro. se tenete conto di qs fatto capite meglio l'essenza dell'educazione
  • studiare l'effetto dell'istruzione: le medicine si paragonano ai placebo ma l'istruzione a cosa si paragona? ci vorrebbe una finta università
  • cap6 storie e narrazioni
  • se comprate una scarpa comprate la storia in essa incorporata: thomas schelling
  • qs fatto mette in crisi l economia tradizionale: le motivazioni degli individui sono più complesse. perchè uno stoico vuole soffrire?
  • nuova economia: le persone sono diverse, la cultura e le storie sono tutto (l incentivo complesso)
  • per avere una storia che piace dovete avere un problema da risolvere. nota: nel metodo classico il problema era trovare la soluzione, ora è trovare un problema da risolvere
  • una buona storia ordina la visione creando punti focali. la cultura è una storia condivisa. schelling
  • autistici: non sanno condividere storie ma qs è un inconveniente relativo oggi che con tanta info possiamo parlare analiticamente senza bisogno di punti focali. es un autistico non sa quando l altro ha finito di parlare ma se comunica via social qs nn è un problema
  • problema1: la storia semplifica e molte sorie sono troppo semplici
  • problema2: spesso le storie realizzano unione per confliggere con più potenza
  • problema3: una buona storia puo' ingannarci
  • nozick: la realtà mantiene un suo primato sulle storie: vedi esperim della macchina dell esperienza. ma forse anche la mente è una macchina dei sogni.
  • cap7 eroi autistici
  • holmes
  • cap8 la bellezza
  • i gusti divergono. a volte perchè diverge il modo di pensare
  • gusti diversi? di solito si guarda a cultura, istruzione... perché non guardare nei neuroni?
  • sacks: musicophilia. un tipo colpito dal fulmine che comincia ad appassionarsi di musica
  • musica e autismo sono abbastanza connessi
  • molta musica atonale è apprezzata dai neurologicamente diversi. forse perchè organizzano diversamente i suoni che ascoltano
  • le musiche atonali: una conseguenza dello specialismo. musica di nicchia
  • Cap9 politica
  • Progetto nerd: overcoming bias
  • L aut nn è egocentrino nn ha effetto dotazione. Poù cosmopolita neno status seekers
  • Le guerre spesso nascono da effetti dotaz
  • Ait: etica semplice scheletrica. Astratta. Hayek apprezerebbe
  • Aut: conosce xchè ordina. La mente ha un ruolo attivo. Kant apprezzrrebbe
  • Propensione a considerare vere certe regole asyratte: la chiave del successo di certe nazioni. Russia e sudamerica: menti poco astratte
  • L aut teme la vita sociale: il web una salvezza che lo rilassa
  • Colpo di fortuna: primato dello scritto
  • Altra fortuna: primato dei commerci. Lo scambio trasforma la diversitá in fortuna anzichè iattura. Ognuno ha una nicchia x primeggiare
  • Tour: tokyo (passioni totalizzante) finlandia (nn incrociare gli occhi)
  • Paradosso di fermi: xchè nn si fanno vivi? Perchè le civiltá avanzate vivono nell interiorità
  • +++++++++++La vita culturale di ieri è un po’ come l’adulterio: estemporaneo, rischioso e con grandi picchi emozionali.
  • Oggi assomiglia al matrimonio: stabile e ad intensità costante.
  • Sono dell’idea che chi è sposato abbia una vita interiore più ricca e soddisfacente.
continua


 

sabato 14 novembre 2015

No crac Tyler Cowen

  • Programma: superare i ns bias e sfruttare quelli altrui
  • Cap 1 la complessità delle motivazioni
  • Il mercato è ovunque. Chi lo nega nn capusce che il centro del mercato è l incentivo nn il denaro. Che il problema è come scambiare nn cosa scambiare.
  • Perchè nn ci sono tanti mercati x il miglioramento xsonale?
  • Setting del mercato: operazione delicata.
  • Landsburg e friedman: spesso peomuovono la caricatura dell economista. Il setting del mercato e la complessità delle motivazioni per loro contano poco
  • L economia applicata è un arte.
  • Una buone teoria economica: 1 deve entrare in una cartolina 2 deve capirla la nonna
  • Per alcuni l imperfezuone umana è la fine della storia per altri l inizio.
  • Cap 2 ii e ie
  • Cosa incentiva l uomo: 1 premi/punizioni e 2 riconoscimento/rispetto
  • Ul problema: 1 spiazza 2 e viceversa
  • L apologo dei piatti sporchi: nn pago mia figlia x lavarli. Incentivo il suo desiderio di far parte della famiglia. Incentivo interiore ii
  • Puntare ii è molto più economico ma nn sempre possibile
  • L apologo del rivenditore mostra come ie possa essere la soluzione migliore.
  • Il problema: la soluzione ottimale varia da xsona a persona da contesto a contesto da cultura a cultura.
  • L apologo dei parcheggi. Le multe nn funzionano con i diplomatici kuwaitiani
  • Facile dire "privatizziamo"
  • Pagare gli studenti: funziona dove gli studenti sono demotivati.
  • L approvazione sociale conta.
  • Certi premi possono mettermi sotto pressione. Autodistruzione.
  • Cap 3 esempi di complessità
  • La scommessa di fare sport. Può rovinarmi il gusto di farlo.
  • Legarsi le mani: strategia logica ma il bisogno di controllo è istinto base.
  • Quando pagare molto sul lavoro: quando la missione richiede talento occultabile (complessità). In qs caso la paga nn motiva ma conferisce uno status.
  • Propaganda contro il fumo: fai come gli altri!
  • Economisti contro i ritardi: multe. All asilo sono state vissute come un autorizzazione!
  • Come far rispondere all rsvp? Distribuire biglietti della lotteria a chi risponde per primo.
  • come motivare l avvocato o il dentista? 1 regali di natale 2 procacciatori di clienti 
  • perché a marakesh ci serve una guida? per tener lontane le altre
  • le riunioni di lavoro a che servono? 1 per consolidare potere e gerarchie 2 per fare squadra e motivare in qs modo
  • cap 4 incentivi e cultura
  • beni scarsi nella società del benessere: attenzione e tempo. la sensazione di un rilassamento
  • in questi casi l incentivo dobbiamo applicarlo su di noi
  • ti piace l arte ma ti vengono le gambe da museo (specie se passi più tempo a leggere i cartelli) e sei contento quando il concerto finisce
  • l abbondanza ti fa sentire in colpa. costo opportunità.
  • l arte non è mai stata tanto economica cosa c è che non va?
  • due consigli: 1 ammettere cosa scarseggia 2 rassegnarsi a quel che si perde
  • consigli al museo: 1 scegliere il quadro da portarsi a casa per ogni sala 2 saltare netta la prima sala (troppo traffico) 3 stroncare anche i grandi maestri 4 fuori: quali quadri restano in testa?
  • confrontare i quadri e tornarci su a costo di trascurarne altri
  • ammettere: noi non amiamo l arte per l arte ma per l immagine che ci conferisce. esiste un fattore io
  • un museo non è mc donald non sta lì per farti felice, devi lavorarci su altrimenti...
  • i guai della sovraesposizione: gioconda guglielmo tell. forse è anche per questo che la gente non ama il contatto frequente con la grande arte
  • consigli per letture noiose
  • leggere in mezzo stimola l interesse
  • saltare dove la noia raggiunge una soglia x
  • leggere bene l inizio magari più volte
  • leggere tutto a volo d uccello poi riprendere
  • cominciare leggendo il riassunto del libro
  • prendere appunti su nomi ed eventi principali
  • mollare il libro più spesso. robert hall: se non hai mai perso un aereo passi troppo tempo negli aeroporti

  • cambiare l ideologia sottostante al libro. ci fa sembrare più intelligenti dell autore turlupinato
  • la lettura d avanguardia è sovvenzionata. un tempo la condivisione con il lettore era più forte
  • perché compriamo solo dischi recenti? cos è questo irrazionale amore per il nuovo?
  • risposta: la musica ci dà identità. non posso identificarmi col vecchio devo essere originale. più gente detesta un genere più individui vi si identificano
  • quelli a cui piace tutto? quelli che hanno superato il problema identitario. i più esperti.
  • la musica ribelle? un segno del consumismo: non appena i giovani avevano da spendere il mercato li ha studiati
  • una legge: il meglio di qualsiasi genere di solito è di qualità. solo il fattore io ci fa odiare un genere.
  • come avvicinare qualsiasi musica: pensarla come se parlasse di me.
  • com è difficile cambiare idea: se abbiamo pagato per un ricco buffet mangiamo tutto. se abbiamo lottato per qualcosa diamo valore a prescindere.
  • tirannia dello status quo: serve per cementare amore e figli ma in ambito culturale è disastrosa.
  • cap 5  segnali
  • I segnali che mandiamo sono la ns pubblicità
  • Se i fiori fossero gratis le donne nn li gradirebbero
  • Il segnale è efficace solo se si crede che sia involontario
  • Come lasciare la tavoletta del water? Economista: così come è. Segnalista: abbassata in segno di rispetto x la moglie.
  • Una scuola dura senza che la durezza sia necessaria. Sacrifici nn necessari. Segnali di xseveranza
  • In amore vince chi fugge? È una strategia troppo facile da imitare. Prima bisogna dimostrare la propria unicità.
  • Ronin hanson: teoria radicale anti segale (anti ipocrisia)
  • La sanità senza segnali. Costerebbe la metà.
  • Robin: uno gnostico un predicatore armato bs l ipocrisia.
  • Il progetto di robon è utopico. Meglio adattarsi
  • Come tesistere alla tortura?
  • Il nugiardo nn distoglie gli occhi. Semmai li fissa fin troppo
  • Il bugiardo gesticola poco.
  • Il b è eccessivamente preciso
  • Per capire cosa pensa X chidili cosa pensa che pensi Y. Noi riteniamo comune la ns esperienza.
  • Controsegnale: la falsa modestia
  • Vestirsi troppo bene nn dà affidamento
  • Non annunciate mai belle notizie. Prima o poi escono da sole
  • Il casual funziona solo con chi ha già reputazione.
  • Sengnali + controsegnali = nn si può nn segnalare.
  • Controsegnalare se esistono buone prospettive senza rischio caduta. Chi controsegnala rischia con chi inganna ma anche con chi segnala
  • Le donne segnalano di più. Vita interessante ma anche stressante.
  • Cap 6 l autoinganno
  • Matrimonio; memoria selettiva sul coniuge
  • Studenti: la maggioranza si crede sopra la media
  • Il controsegnale x eccellenza: la falsa modestia. Il sacrificio dell io passato
  • Le virtù dell autoinganno: ci tende più produttivi e affidabili
  • Nn prendere la pillola contro l a! Realismo depressivo

  • Economia che prospera su a: le palestre coi loro abbonamenti mensili.
  • Lo studente "bravo ma nn si impegna": è una scusa x giustificare i voti.
  • Strategia ottima: usare l a come stabilizzante generale superandolo selettivamente
  • Contro il consumosmo: fare un acquisto che ci metta i sensi di colpa. Pagare separatamente.
  • Studio: x molti è solo tempo contro i sensi di colpa. Risolvere problemi rispondere a domande.
  • Pensare da soli. In gruppo si impara poco. Rimeditare.
  • Quantificate le probabilità
  • Autocontrollo e autoinganno: aereo vaccino
  • Siamo più razionali se pensoami agli altri
  • Pandemia: cercare il virus e mettere in quarantena o estendere i pronto soccorsi. Seconda strategia più efficace ma la prima titilla il ns autocontrollo
  • Terrorismo. Meglio sviluppare i soccorsi che sgominare le bande. Ma è la seconda strategia che titilla
  • Sanitá: innovare o preoccuparci dei nn assicurati?
  • Prevenire o combattere?
  • Ambiente: controllare o resistere?
  • Cap 8 peccato e forza di volontàF
  • Ieri c erano meno peccato? C era meno di tutto
  • Oggi ci sono mercati x pgni peccato. Esempi: errori ortografia su ebay. Noleggio ospiti x matrimoni. Vendota alibi. Fornitura sottofondi telefonate. Moduli x il consenso al rapporto. Lezioni x i possibili ergastolani
  • Continua
  • Cap 9 i regali di natale
  • Walgfogel ha calcolato il peso morto dei regali. valore dono 80% del costo. i donatori peggiori sono gli anziani, per loro meglio il denaro.
  • il regalo vale la pena solo se consideriamo la gioia del nonatore
  • regalo segnale: ti dimostro come ti conosco quanto ti penso.
  • Elemosina efficiente: meglio dare a chi nn chiede
  • es: evitare le mance, sono uno spreco. aiutano chi ha un lavoro. fanno risparmiare il proprietario
  • voglia di affiliazione. prevale sul reale altruismo. ci piace stare coi vincenti
  • le donne belle raccolgono più fondi
  • pro microcredito: compatibile con la disciplina del lavoro
  • pro microcredito: leva di mezzo gli scocciatori che tormentano chi riceve doni.





giovedì 13 dicembre 2012

Dove alligna lo stereotipo del nemico?


Soprattutto a sinistra:
Liberals tended to stereotype conservatives as uncaring, rather than realize that conservatives’ genuine concerns about harm and fairness are tempered by other moral values that have less value to the left, such as loyalty and respect for authority.
Distorting the picture further, liberals tend to underestimate the degree to which their fellow liberals take those “conservative” values into account when making moral evaluations. Although conservatives did this to some degree, liberals showed a stronger tendency to stereotype their political soul mates, assuming an exaggerated level of ideological purity.
 http://www.psmag.com/blogs/news-blog/political-stereotypes-liberals-conservatives-50420

giovedì 19 agosto 2010

Uè uè

Il mondo culturale contemporaneo è ipertrofico ma dispersivo.

C' è molto di tutto: molta cultura, molti libri, molta spazzatura, molta qualità, molto pop e molto elitarismo con la puzza sotto il naso.

Il mondo letterario non fa eccezione.

Da un lato il regno dell' abbondanza ci rassicura e ci esalta, dall' altro ci angoscia facendo uscire il nostro lato reazionario.

E' diventata centrale la capacità di scegliere: passiamo più tempo a scegliere che a consumare.

Fortunatamente il teorema Alchian/Allen ci rassicura: la qualità oggi conviene pù che in passato. Il motivo? lo stesso per cui il vino italiano consumato dagli australiani è di qualità migliore rispetto al vino italiano consumato dagli italiani.

Ma intanto l' ansia di dover scegliere resta.

E' un po' come per il telefono: dopo la privatizzazione una ridda crescente di offerte e di alternative hanno offuscato il nostro orizzonte una volta felicemente sgomberato dalla penuria.

C' è perfino chi ha rimpianto il monopolio con recondite motivazioni molto simili a chi rimpiange l' infanzia: che bello quando altri sceglievano per noi!

La libertà porta con sè la responsabilità e per questo molti la odiano senza poterla odiare direttamente per via della buona stampa di cui gode.

Non è solo il tiranno a limitare le nostre libertà positive, anche la penuria puo' fare la sua parte: niente da mangiare, nessun menù da cui scegliere.

Alzare un peana al dittatore non è elegante, per contro un inno alla carestia è ancora concesso. E' così che l' angosciato dall' abbondanza puo' ancora trovare un idolo a cui rivolgersi.

L' "angosciato" che fa più chiasso in questo periodo è il critico letterario Giulio Ferroni, anche oggi scrive l' elzeviro del Corriere.

Ha le carte in regola per trattare il tema visto che l' ha già fatto oggetto di un famoso libro: "Dopo la fine" (Donzelli).

Ferroni non arriva a dire "che bello quando altri sceglievano per noi", si limita ad un più modesto "che bello quando non c' era granchè da scegliere".

Ferroni si occupa di narrativa, lamenta la "costipazione dei numeri", la "plateale impossibilità di fare il punto della situazione".

Le colpe vengono fatte ricadere sulla prepotente abbondanza, sull' elefantiasi della produzione.

Non ha mica tempo di leggere tutto, Ferroni.

Le rassegne critiche che cercano di isolare il meglio della nostra produzione letteraria, come quella recente curata sul supplemento del 24 ore, appaiono a Ferroni come altamente inaffidabili. Il motivo è esmpre lo stesso e potete leggerlo retrocedendo di qualche capoverso.

A Ferroni viene il capogiro se pensa a tutto quanto viene scritto e detto ogni giorno.

Il titolo dell' articolo suona così: "Critica e qualità uccise dal mercato".

Ma il contenuto dell' articolo non accenna alla qualità, è solo una testimonianza del disorientamento che subisce l' angosciato in preda ai suoi impulsi reazionari.

La gente ha voglia di leggere. E tutto cio' sembra di essere di grave nocumento alla letteratura e alla critica letteraria.

Che bello se uscisse un libro all'anno!

Ferroni potrebbe ritirarsi in campagna, fumare i suoi sigari e nelle volute distillare una pagina al giorno del capolavoro. Lasciarla decantare per un anno, dopodichè far cadere dall' alto la sua ingegnosa chiosa.

Leggere Ferroni non mi fa tanto pensare al panorama letterario italiano, in fondo tutti siamo al corrente della frenetica produzione libraria, mi fa piuttosto pensare a Ferroni. E non sono bei pensieri.

A me Ferroni sembra un po' spudorato.

Senza soffrire di un certo delirio di onniscienza, mi dico, non si puo' soffrire l' abbondanza come la soffre Ferroni.

Ferroni mi appare come quei matti che hanno la mania di avere tutto sotto controllo. Io li rispetto, la sofferenza è sofferenza. Ma anche la pazzia è pazzia.

Non si puo' avere tutto sotto controllo, se oggi lo si puo' ancor meno di ieri la sostanza non cambia.

Ma Ferroni non è matto, cos' è allora?

Forse è un bambino capriccioso. In più spudorato perchè incapace di non esibire il suo capriccio.

Ferroni in fondo rimpiange di non essere onnisciente, di non avere tutto in testa.

Rimpiange che tutti i libri del mondo non riescano a stare sulla sua scrivania. Rimpiange che si scrive troppo e lui non riesce più ad imparare tutto a memoria, si è rotto l' incantesimo.

E' un po' come se mio figlio rimpiangesse di essere nato nel 2010: "se fossi nato nel medioevo a scuola dovrei studiare molta meno Storia!".

Chiunque reagirebbe dicendo: "bambinate!".

E infatti al lamento di Ferroni cade presto il travestimento per assumere alle mie orecchie il tono lamentoso di un puerile uè uè.

Ma caro Ferroni, cosa vuoi che ti dica, in questa abbondanza usa le tue antenne (i tuoi filtri, direbbero Alchian/Allen) per isolare gli autori che ritieni degni e presentaceli.

Abbandona le tue ammorbanti volute di fumo campagnole e datti da fare per costruire dei buoni filtri.

Se qualcun altro ci presenterà autori alternativi che tu non conosci nemmeno, mordi il manicotto e soffri in silenzio.

Devi sapere che non si tratta di una nobile sofferenza, molto più probabilmente è solo invidia cagionata da metodi di cernita che non sono all' altezza.

E' un genere di sofferenza che la gente dotata di un minimo di senso del pudore cerca di nascondere in quanto disonorevole, un segnale della grettezza d' animo.

Inutile esibirla limitandosi ad un camuffamento raffazzonato che vorrebbe vendercela come "critica all' abbondanza" del moderno.

++++

link

mercoledì 11 agosto 2010

Maestri del sospetto

La difesa del liberalismo va di pari passo con la difesa del buon senso, ce lo ricorda Raymond Boudon quando parla di psicologia:

"Il liberalismo concepisce l' uomo come un essere ragionevole mosso da passioni e interessi comprensibili, chiamerei questa psicologia "ordinaria". Da Aristotele a Smith l' approccio non cambia, anche Weber ha insistito sul fatto che le scienze sociali debbano considerare le credenze e i comportamenti come comprensibili. Secondo la psicologia ordinaria noi siamo in grado di "comprendere" le ragioni dei Romani come quelle degli Ebrei del I secolo, le ragioni dei calvinisti come quelle dei puritani, le ragioni dei santi e quelle degli assassini. Con Freud, qualcosa cambia, la "psicologia ordinaria" viene sostituita dalla "psicologia dell' inconscio": le credenze del soggetto verrebbero costruite dall' astrusa macchina dell' inconscio, la quale nasconde le sue astuzie al soggetto, ma non all' intellettuale. Anche il positivismo rafforzò questo genere di approccio: siccome la scienza si occupa solo del "visibile", non ha senso considerare gli "stati di coscienza". Il principio di fondo è lo stesso e consiste nel dire che le credenze e i comportamenti individuali hanno la loro origine in forze materiali che sfuggono al controllo del soggetto. Gli strutturalisti, in seguito, si uniformarono su questa linea: l' uomo è sovrastato da misteriose strutture sociali che lo guidano come una marionetta. C' è sempre qualcosa "dietro" quello che facciamo, i maestri anti-liberali sono sempre anche "maestri del sospetto e del complotto". L' antropologia non rimase indietro, e infatti la cosiddetta antropologia culturalista si appropria del paradigma anti-liberale postulando che l' essere umano sia il prodotto della cultura del suo ambiente. Per queste ragioni molti considerano oggi le scienze umane come mere discipline destinate a correggere il "senso comune". I "maestri del sospetto" hanno a lungo dominato la scena del Novecento scalzando i "maestri del liberalismo". Trascurando la nozione di "autonomia", tanto cara a Kant e al liberalismo, il positivismo sta dietro alla sua emarginazione. Si tratta di schemi di pensiero che valorizzano molto il ruolo degli intellettuali poichè solo l' intellettuale è in grado di superare gli illusionismi del buon senso e guidare le masse sulla retta via..."

Da quanto detto si capisce bene come mai gli economisti siano rimasti gli unici intellettuali a presidiare le posizioni liberali: l' Homo Economicus è l' uomo razionale per eccellenza.

martedì 10 agosto 2010

Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo?

Alcuni intellettuali sono animati da una sorta di "libido sciendi", ma altri sono "militanti" (combattono per l' affermazione di alcuni valori), altri ancora sono alla ricerca di visibilità... Cosa succede, dunque? All' inizio si determinano nelle società liberali dei fatti che sono percepiti come "importanti" e che richiedono una spiegazione. Se questi fatti danno l' impressione di mettere in evidenza alcuni errori della società, l' intellettuale militante prende la palla al balzo per riproporre schemi esplicativi tratti dalle tradizioni illiberali.. Se la sua denuncia è SEMPLICE, corredata da "BUONE INTENZIONI" e difficilmente CONFUTABILE, circolerà ampiamente tra i media senza incontrare aperta critica: "E' tanto semplice che lo capirebbe anche un bambino" canta un celebre brano a firma BrechtWeill (Lob des Kommunismus)". Dovrei aggiungere che i più comuni schemi illiberali, nel non riconoscere autonomia all' individuo, hanno avuto anche i loro meriti: la psicanalisi ci ha insegnato come certe esperienze infantili si ripercuotano sulla personalità dell' individuo; il marxismo ci ha insegnato un deverso modo di scrivere la storia, lo srutturalismo ha chiarito le ragioni che stanno dietro certi divieti; il positivismo ha diffuso un certo ethos per la scienza...". Cio' che non ha funzionato, rispeto alle soluzioni liberali, è stata l' assolutizzazione dell' approccio..."

Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali odiano il liberalismo - Rubettino

venerdì 18 giugno 2010

Il deserto pressato in metropolitana

Dov' è la vita che abbiamo perduto vivendo?

Dov' è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?

Dov' è la sapienza che abbiamo perduto nell' informazione?

Il deserto oggi è pressato nelle metropolitane.




Eliot, con la sua denuncia della modernità, sembra portare acqua al mulino di Davide. Anche se le diffidenze del poeta risalgono agli anni trenta.

Ieri sera all' auditorium abbiamo ascoltato i Cori de "La Rocca". Un componimento richiesto e scritto per la raccolta di fondi da destinare alla costruzione di una chiesetta nei sobborghi londinesi.

Il raffinato bardo alle prese con versi dalla semplicità popolareggiante? Gli ammiratori che conoscevano Eliot come amante di simbologie cifrate dall' impegnativa decriptazione, stupirono. E così fecero amici ed esegeti che alla prima si ritrovarono mescolati con le vecchiette e le comitive che scendevano dai torpedoni.

Non parliamo poi del salotto di fighetti con a capo Virginia Woolf - uno di quelli in cui non puoi stare a tuo agio se non sei mezzo frocio e/o mezzo socialista: lo bandì con tanto di taglia.

Rondoni, amabile commentatore della serata, creava ancora più attese dell' attore nell' occhio di bue.

La "Rocca" è la "Chiesa" e nell' Auditorium Rondoni ha fatto risuonare il famoso interrogativo eliottiano: è l' Uomo che abbandona la Chiesa o viceversa?

Risposta di Rondoni: tutt' e due le cose. Già, anche la Chiesa abbandona l' Uomo, per esempio quando lo annoia, quando si rende pallosa (magari facendosi bastare una fede tiepida), quando (altro esempio illuminante) s' inventa il "rock cristiano" e tu capisce che quando il rock è palloso, allora è "cristiano".

Ma c' è una diatriba forse ancor più seria e riprende quanto dicevo in apertura, ad un certo punto il poeta americano denincia i:

"sistemi sociali talmente perfetti dove nessuno ha più bisogno di essere buono".

Posto che sistemi del genere probabilmente non esistono, ammettiamo che il SISTEMA 1 richieda per funzionare una dose di "bontà" e "rettitudine" maggiore che il SISTEMA 2.

Quale "sistema" deve preferire il buon cattolico?

La mia risposta è "2".

La bontà che possiamo esprimere in "2" ha più valore, è un PURO frutto della ragione e della fede.

La bontà espressa in "1" è invece sospetta, potrebbe essere inquinata dalla necessità.

Un po' come il matrimonio: sono contento di essermi sposato in Chiesa e di averlo fatto oggi. Sono contento perchè oggi la cosa è meno scontata.

Il Poeta, lanciando la sua maledizione, sembra di diverso avviso, sembra "rimpiangere".

Ecco, chi sta dalla parte del poeta, non farà fatica a comprendere ed accettare il semplice fatto che esistono cose difficili da misurare, cose come la felicità, l' amore eccetera.

Sarebbe bene ricordare loro che neanche la fede si puo' misurare, e "contare" i fedeli serve a poco. Chi puo' dire allora che oggi non ci sia più fede che nel passato da molti rimpianto?

giovedì 10 giugno 2010

Le canizie di Don Giovanni

Poche opere come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte riescono ad esprimere una vasta gamma di emozioni: dalla tragedia all' umorismo, dall' amore al sublime e tante altre.

Rappresenta cio' che c' è di più potente nel canone occidentale.

Oggi difficilmente vedremo mai tanta ricchezza in una singola opera d' arte e il motivo è evidente: l' estrema facilità di accesso ad una moltitudine di opere ci consente di prelevare il meglio da ciascuna di esse.

Il lavoro di "concentrazione" non spetta all' artista, siamo ormai in salvo da questo genere di sprechi: è come se il pizzaiolo decidesse per noi la pizza che ci tocca... che incubo!

L' ascolto del Don Giovanni richiede ore, un tempo interminabile e difficilmente immune da sprechi. La cosa proccupa chi vuole godere della bellezza in modo efficiente. Molti ormai preferiscono, per esempio, assemblare e concentrarsi sui vertici del Don Giovanni, magari accostandoli e confrontandoli con altri vertici operistici altrove reperiti.

Il taglia e cuci è d' obbligo quando si ha a che fare con l' Opera lirica, una realizzazione del passato che presa com' è mostra tutti i suoi limiti.

Quando ascolto musica sinfonica o da camera del passato, mi capita sempre più spesso di limitarmi ai tempi lenti. La maestosità, la sublime calma, il misticismo di quei frammenti resta insuperato.

Ma se si passa ad altri stati d' animo - furioso, rabbioso, agitato, affaticato, grottesco, patetico, frustrato... - ecco che sono altri generi ed altre musiche in grado di esprimerli più compiutamente e ad esse mi rivolgo per un assemblaggio più efficace ed un' esperienza esteticamente più elevata.

Le mie pretese non sono un capriccio. Anche se richiedono impegno e disponibilità alla fatica, realizzarle non è più così dispendioso vista l' abbondanza infinita di arte ed il facile accesso che oggi ci viene offerto.

Sarebbe ingenuo stare fermi senza adeguare i modi d' incontrare la bellezza quando fuori dalla nostra porticina tutto si è rivoluzionato. Non si tratta quindi di "fare la rivoluzione", si tratta di adeguarsi per cogliere nuove opportunità sorte in seguito ad una rivoluzione che si è prodotta indipendentemente da noi. Una rivoluzione tecnologica prima ancora che artistica.

In fondo anche in questo caso parlo della cultura come playlist: raccogliamo ovunque i mattoncini per costruire la casa della nostra cultura. Una casa su misura che sarà inevitabilmente diversa da tutte le altre.

Ciascuno vede la superiorità di una sartoria su misura rispetto a quella standard dei supermercati.

mercoledì 9 giugno 2010

La cultura come playlist

Per parlare di "cultura" (musica, libri, arte), partiamo da tre considerazioni:

1) Oggi la cultura è molto più accessibile, a pochi "clic" mondi meravigliosi si aprono e tutta la bellezza prodotta nella storia dell' umanità ci si riversa addosso.

2) Un tempo i concerti musicali duravano anche cinque o sei ore per compensare i lunghi viaggi degli ascoltatori. Oggi autoassembliamo la nostra "dose" di cultura quotidiana pescando all' istante nel florilegio immenso dell' offerta. Imbandiamo su misura il nostro "pasto" quotidiano ordinando minuscoli ma ghiotti "bocconcini" di cultura dalle provenienze più disparate.

3) Molti di noi considerano la cultura contemporanea scadente.

Come fare in modo che le tre affermazioni di cui sopra si armonizzino tra loro in una teoria?





Il teorema Alchian-Allen ci dice che gli australiani consumano vino italiano di qualità mediamente migliore rispetto a quello consumato dagli italiani stessi: per forza, esiste un costo di trasporto che è identico per ogni qualità di vino e che quindi incide meno sui più pregiati.

In epoche passate le occasioni di cultura erano rare, non esistevano "costi di scelta". Oggi invece esistono e sono i medesimi a prescindere dalla scelta finale. In base al teorema Alchian-Allen è lecito pensare che la cultura "consumata" oggi sia mediamente di più alta qualità e che la nostra vita interiore sia dunque più ricca.

Questa familiarità con la cultura fa sì che essa perda gran parte della sua "aurea" e molti scambiano questa de-sacralizzazione con uno scadimento. In merito Tyler Cowen usa una metafora eloquente basata sull' amore matrimoniale.

La cultura del passato è come l' amore a distanza: non intraprendiamo lunghi viaggi per un bacetto. Ogni incontro deve avere la sua messa in scena adeguata per non deludere le aspettative: grandi discorsi, notti infuocate, pranzi a lume di candela. Insomma, un amore del genere spinge al "pompaggio".

La cultura di oggi assomiglia invece al matrimonio: dal di fuori spicca il tran tran, non sempre il sesso è appassionato, a volte vi beccherete del cibo in scatola, i piatti sporchi riempiono il lavandino e il prato vi guarda ogni sera perchè vuole essere falciato, eppure, anche se da fuori non tutto apparirà splendido, anche se è faticoso assemblare i mattoncini (playlist) con cui costruire questo genere di amore, vi assicuro che in molti casi la coppia ha una vita interiore più che soddisfacente.

Il matrimonio probabilmente è meglio delle relazioni a distanza, così esposte all' ipocrisia della retorica; anche le scienze sociali confermano che le persone sposate sono anche più appagate.

Per la stessa ragione la vita culturale contemporanea probabilmente è migliore di quella passata.

**********

Incidentalmente entriamo ogni giorno in contatto con la cultura più disparata, cosa mai successa nella storia. Mike Patton ha ascoltato per caso su internet l' assurdo rock italiano degli anni sessanta e se ne è innamorato al punto di omaggiarlo in Mondo Cane. Poichè, secondo lo spirito dei tempi, non vale la pena di ascoltare l' intero disco, prendiamone solo un bocconcino prelibato: l' improbabile e imperdibile Urlo Negro.

lo sai che cosa hai fatto? a me!!
lo sai che cosa hai fatto? a me!!
non farti più vedere!! da me!!
non meriti più niente!! da me!!

Ti odierò finchè il Signore non mi porterà con sè...
non voglio più un padrone per raccogliere caffè


mercoledì 19 maggio 2010

Complicità inattese

Lungi dall' essere solo incendiario di libri, Hitler ne leggeva uno al giorno (anzi a notte, con una tazza di tè davanti), e la sua biblioteca nel 1940 ne contava oltre 16.000... credo ci sia una segreta complicità tra lettori bulimici e non lettori... entrambi fuggono la lettura come qualcosa che può trasformarli... ma la cultura non coincide tout court con l' informazione, né va usata come autoconferma... (Filippo La Porta).

Anzichè domandare ansiosi "quanti libri leggi all' anno?", andrebbe chiesto "da quanti dei volumi che conservi gelosamente in libreria prendi drasticamente le distanze?". A me è sempre interessata questa seconda informazione. In fondo identifico l' epoca dell' immaturità con l' epoca in cui desideravo sotteraneamente che qualcuno si facesse un' idea di me osservando la mia biblioteca.

Ah, rispondo alla domanda per quel che mi riguarda: 35%.

martedì 16 marzo 2010

Nostalgia delle passate stitichezze

Quanti musici girano oggi tecnicamente dotati quanto Mendelssohn? Legioni.

Quanti poeticamente al suo pari? Un' infinità. Anzi, due.

Naturalmente nessuno "riscrive" le sinfonie di Mendelssohn, si sentirebbero e sarebbero bollati come manieristi marcescenti. Da quei talenti così amorosamente coltivati ci aspettiamo l' arte del nostro tempo senza che si perda tempo in sterili esercizi.

Ma sul punto non insisto oltre, è impossibile dire se Pierre Boulez, o Morton Feldman, o Barry Guy, o george Lewis, o Charles Mingus, o... abbiano prodotto "più o meno bellezza" rispetto a Mendelssohn. Mi basta rilevare il rapporto numerico di 1:1000.

Anche perchè la reale differenza rispetto al passato la fa la diffusione: la società dei consumi ci ricopre di "bello" doc per il modo geniale in cui lo "trasporta".

Taglio la testa al toro con un quesito: l' amante del bello preferirà nascere oggi o coevo di Mendelssohn?

Sciagurata colui che sceglie la seconda opzione!

Se proprio il suo animo delicato non riesce a penetrare l' arte di Tim Hodgkinson, se proprio non ce la fa a capire che Cornelius Cadrew è un ottimo sostituto di Mendelssohn, con pochi euro puo' tenersi in casa tutte le sinfonie del venerato Idolo eseguite in modo fantastico e ascoltabili tutte le sere.

Miracolo? No, società dei consumi. Fine del discorso.

Vediamo ora quei campi in cui la semplice tecnica non fa finire tanto brutalmente il discorso.

Moby Dick? Capolavoro.

Ma mi vengono in mente almeno un centinaio di libri del novecento al suo pari. Se ci penso ancora un po' me ne vengono in mente altri 100, ne sono certo. Riflettendo trenta secondi sugli ultimi anni sono a quota 15. Tutti libri a cui manca quel centinaio di pagine di troppo che c' è in Moby Dick e che spero salterai indirizzando in modo più proficuo la tua sete di bellezza.

Nell' ultimo anno, tanto per mantenere il mare come scenografia, l' afflato epico, e la potenza poetica basterebbe l' antillano Derek Walcott. Oppure l' australiano Les Murray. Oppure... Sono prodotti letterariamente molto più sofisticati rispetto a Melville, ma altrettanto d' impatto.

Più sofisticati e ricercati? Ma è ovvio! Ascolta Harold Bloom: i grandi del passato sono grandi per il valore genealogico della loro opera prima ancora che il valore assoluto. Dunque i nostri sono nani sulle spalle di giganti? Direi nani su una colonna smisurata di nani con qualche gigante qua e là. Sta di fatto che sono nani altissimi ma soprattutto nessun gigante è tanto alto quanto il nano che si siede sulle sue spalle. E nani del genere per nostra fortuna proliferano come formiche al campeggio.

Anche qui basta schioccare le dita. Miracolo? No, società dei consumi.

Ri-fine del discorso.

Ultima perplessità da fugare: di fronte all' evidenza, come spiegare la posizione del "pessimista culturale" (pc).

Cowen cita i tre bias cognitivi del pc. Ho fretta, c' è troppa bellezza in giro e rischio di perderla, lascia che dedichi un rigo per ogni centuria di pagine:

1. Il pc ama cio' che gli hanno insegnato ad amare e cio' che ha imparato ad amare. Nel giudicare, poi, non tiene conto di questo fatto elementare. Premessa finale: imparare costa.

2. il pc confronta il "meglio" del passato - l' unico dato a disposizione - con il "complesso" dell' oggi. Mele con Pere, insomma. Non dategli addosso, non ha alternative. Vedi punto seguente.

3. Il consumo della cultura contemporanea è inefficiente: procediamo a tentoni, perdiamo tempo, non sappiamo dove stia il meglio. Per il passato la pappa è pronta, mille inteligenze ce l' hanno per-masticata.

C' è poi il pessimismo culturale degli artisti: la concorrenza furibonda rispetto al passato è davvero scocciante.

c' è il pessimismo culturale dei marxisti (Scuola di Francoforte): siccome a New York non spuntano i Soviet, ecco che a New York fa schifo tutto, produzione culturale compresa.

C' è il pessimismo culturale dei religiosi: siccome NY è secolarizzata, a NY tutto è demoniaco.

C' è il pessimismo culturale dei conservatori: siccome la società cambia e non sta ferma mai, il cambiamento imbarca solo schifezze e degrado.

C' è il pessimismo culturale dei multiculturalisti: siccome il darwinismo culturale s' inghiotte intere "culture", le digerisce e le restituisce irriconoscibili, allora non è abbastanza "culturale".

C' è il pessimismo culturale delle elite: siccome la cultura si diffonde troppo, allora fa schifo per definizione (è la posizione consueta di chi batte cassa).

Ci sono tanti pessimismi culturali, tutti frutto di una logica fallace con i fatti che se ne vanno per conto loro completamente trascurati.

***

Ma su una cosa posso essere d' accordo. La nostra capacità di assorbire bellezza potrebbe essere limitata. Averne troppa a disposizione potrebbe dunque produrre solo effetti negativi: costo opportunità e costo di concentrazione.


Ecco l' unica via per arrivare alla meta agognata, ovvero per rimpiangere la stitichezza del passato.







martedì 2 marzo 2010

La strana coppia: il Pigro e il Ciarlatano

Sapevamo già che la schiatta degli intellettuali pencola vistosamente a "sinistra". Eccezion fatta per gli economisti.

[...Forse lo studio dell' economia è raccomandabile per avere cura e proteggere i valori della destra conservatrice e libertaria...].

In realtà per spiegare quanto sopra le teorie fioccano, non ci sono problemi.

Ma ora c' è di più.

A quanto pare i progressisti sono più intelligenti. Così come lo sono gli atei.

Dimenticavo, anche la fedeltà del marito è correttamente predetta dal suo QI.

A dirlo è Satoshi Kanazawa. Un' autorità nel campo. Con garanzie del genere a Maria Laura Rodotà sembra di sognare e corre a riprendere tutto sul Corriere.

Spiegazioni in merito?

Boh, forse la Tradizione è un ombrello sotto il quale credono di trovar protezione i meno dotati.

Direi comunque di non scervellarsi troppo poichè ci sarebbe una spiegazione ancora più semplice: gli studi "dell' Autorità" sono semplicemente inaffidabili.

Poichè la liquidazione è fatta, calcolatrice alla mano, da "compagni di cordata" empatici con l' "Autorità", vale proprio la pena di prenderla sul serio.

E dire che qualcuno se la prende quando s' imbatte in idee "corredate" da numeri! Vedo in questo atteggiamento la difesa preventiva del pigro.

Magari tutti i ciarlatani ricorressero a questo espediente! Con un po' di pazienza sarebbe facile smontare per benino le loro avventate conclusioni.

Forse questo genere di "ciarlatani" confida nel pigro, cerca di avvalersi della sua presenza per costruire un connubio parassitario.

Nel pigro abbonda l' insulto ma scarseggia l' impazienza. Il pigro corre a suonare la campana dell' allarme ma la sua è una campana fessa, fatta di risentimento e rancore. E' chiaro chi esce vincente dal confronto.

Si tratta però di una vittoria di Pirro se nei paraggi, lo speriamo vivamente, c' è invece un sereno "smontatore" che si è sottratto alle infuocate prediche del Pigro.

I veri ciarlatani purtroppo sanno bene che la via maestra è un' altra ed è lastricata di "paroloni", "vaghezza" e tanta "Storia".

Chi ha scelto la via dei numeri tace ora in silenzio (ha trovato un calcolatore paziente), ma chi ha scelto la via corretta dei "paroloni" puo' invece strombazzare impunito vita natural durante.

giovedì 17 dicembre 2009

Se l' è cercata!

Nella puntata di fahre linkata dalla preziosa Valeria l' attentato a B. è sviscerato con dovizia.

Sintesi del dibattito prima di ascoltare: Berlusconi se l' è cercata.

Sintesi dopo l' ascolto: Berlusconi se l' è cercata e gli è andata pure bene.

Prende la parola Raffaele Simone, intellettuale a me sconosciuto ma che dispiega subito ottime credenziali per essere accettato nella tribuna da cui arringa.

Pronti, via: Berlusconi utilizza pratiche hitleriane.



Grande Boschetti!

E' poi la volta dello spericolato Belpoliti.

Per lui Berlusconi s' ispira ai Re Medievali: santifica il suo corpo (parla seriamente il Belpoliti). Così facendo, chiama a sè l' opposizione politica che si merita, quella che i corpi li sfregia e desacralizza.



Forse voi credevate che Berlusconi avesse ricevuto in faccia una statuetta del Duomo di Milano. Sbagliato, dopo la decostruzione belpolitiana scopriamo che erano solo le parole di Berlusconi stesso che tornavano indietro:



Ci si lamenta che l' economista sia oggi l' intellettuale egemone, che il suo pensiero pragmatico monopolizzi le decisioni chiave della Società in cui viviamo.

Ascoltando però certe cacofonie fahrenettiane a cura di intellettuali trasgressivi dallo stipendio fisso, viene da esclamare: "meno male!". Non vorrei mai che qualche linguista-semiologo metta piede fuori dall' aula universitaria.

martedì 15 dicembre 2009

Nell'era Google la qualità conviene

Google fa bene alla nostra salute mentale?

Internet banalizza la nostra cultura o la estende innalzandone la qualità?

Molti sono scettici, la conoscenza "vicina" renderebbe obsoleta la fatica del memorizzare.

Le menti ne uscirebbero più fragili e meno ricettive. Tutto si svolge solo in superficie, la sonda mentale non è più chiamata ha penetrare ed diventa impotente persino di fronte alla scorza meno resistente. L' approfondimento si rarefa' fino a svanire.

Per me questo pessimismo è eccessivo.

Google sta già rendendo e renderà la nostra cultura media sempre più estesa ed approfondita, sempre più vivace e appassionata, anche se concordo sulla rarefazione delle riflessioni impegnative.

Ma io forse non faccio testo, sono un inguaribile ottimista, in passato ho già espresso la convinzione che i nostri figli saranno migliori di noi e che l' arte e la cultura prodotte oggi sono espressioni umane più raffinate, consapevoli e scandagliate che non quelle del passato. Spero solo fosse un ottimismo argomentato.

Qualcuno potrebbe pensare che abbiamo troppo "materiale" a disposizione, siamo immersi in un blob ipertrofico che ci avvinghia paralizzandoci. Ed infatti è vero: passo oggi molto più tempo di prima a "selezionare" e "classificare" e molto meno tempo a leggere-ascoltare-guardare. Alcuni dischi ricevuti giacciono incelofanati perchè sono tutto compreso dalla stesura del prossimo "ordine" da inviare. Colgo in questo comportamento una chiara spinta verso l'alienazione del consumo culturale.

Il bello è che tutto cio', lungi dall' essere un inconveniente, potrebbe trasformarsi nel punto di forza che renderà la cultura media delle generazioni a venire più sofisticata e profonda di quella delle generazioni passate.

La chiave di volta è il teorema Alchian-Allen. Cerco ora di argomentare il mio ottimismo. Lo sapevate gli australiani bevono vini italiani di qualità mediamente superiore rispetto a quelli che si bevono in Italia? Ed è vero anche il contrario (sì, esistono anche i vini australiani). E' normale che sia così, visto il teorema Alchian-Allen. Il teorema dice che se un costo fisso si aggiunge al prezzo di due beni succedanei tra loro, aumenterà il consumo di quello qualitativamente migliore. Il motivo è chiaro: la qualità costa, e l' aggiunta di un costo fisso incide meno sul psuo prezzo complessivo, cosicché diviene più conveniente. Il costo di trasporto in Australia del vino italiano è il medesimo per alta e bassa qualità.

Il mondo di google aggiunge un costo fisso ai beni culturali: è il costo legato alla ricerca. Per comprendere meglio dividiamo il costo dell' acculturamento: costo di selezione e costo di approfondimento. Google rende disponibile una marea di roba facendo impennare il costo di selezione. Ma questo costo s' impenna per tutte le potenziali fonti. E' il motivo per cui nell'era google approfondiremo solo il materiale in media qualitativamente superiore.

Personalmente lo constato tutti i giorni: come dicevo prima, passo molto meno tempo a leggere e molto di più a selezionare, ma la bontà media delle mie letture si è impennata. Leggo praticamente solo quello che mi interessa veramente, lo leggo quindi in modo veramente partecipe e formativo.

Se decido di vedere un' opera vedo solo l' atto che mi interessa - solo l' aria che m' interessa, solo il passaggio che aspettavo - tagliando il superfluo, ovvero tutto il resto. Se ascolto una sinfonia, ascolto solo il tempo che m' interessa, solo la cadenza che attendevo al varco e non vado oltre, sarebbe tempo sprecato, sarebbe tempo buttato che in passato avrei fatto passare anche ai miei occhi per "cultura" anche se era solo noia che dovevo sorbirmi per avere cio' che cercavo. Eccetera.

Vuoi giudicare la bontà culturale del tuo vicino? Difficile farlo, ma oggi ci sono un paio di spie dal contenuto informativo non trascurabile. Guarda quanti libri lascia a metà, se sono pochi diffida. Nota quanto spesso abbandona la visione di un film; farlo raramente è un brutto segno. Nota se scorre velocemente le gallerie virtuali dei musei in rete; procedere a rilento è preoccupante. Lasciare rqramente intonso il tomo, disertare pochi film iniziati, sorvolare con riluttanza quando ci si imbatte in opere d' arte, puo' segnalare un basso livello qualitativo della propria cultura, ovvero, un utilizzo improduttivo dei nuovi potentissimi strumenti a disposizione per migliorarci.

Un ottimismo del genere non è esente da critiche: spesso il mio arricchimento culturale è stato di origine casuale. Esiste una fruttuosa serendipidy anche in queste materie, magari stai leggendo un libro noioso, ed ecco un'inattesa illuminazione. Magari vai all'unico museo del tuo paese e l'esperienza forzata si trasforma in qualcosa di unico. Ci mancherà questa fertile noia? Nell'era in cui tutto è raggiungibile ci mancherà il sogno di qualcosa di irraggiungibile? Probabilmente sì, ma questo è un altro discorso.

Ah povera mamma, che memore della guerra mi fai sempre finire tutto quello che ho nel piatto, anche l' odiato ovetto, perchè "buttare è peccato"... non hai capito che oggi tutto è potenzialmente sostituibile con qualcosa di simile e migliore...

lunedì 16 novembre 2009

Il prezzo del giornale

Non sempre capita, ma Venerdì scorso il giornale valeva il suo prezzo.

A pagarlo sono state queste righe che Galli della Loggia indirizzava in risposta a Gherardo Colombo:

... il dottor Colombo si intrattiene su quello che a suo giudizio sarebbe il carattere parziale e limitato della cultura che si insegna nelle scuole italiane. Perché, egli scrive, si tratterebbe esclusivamente della «cultura nord-occidentale», la quale, aggiunge, «manca, talora, di parti importanti del pensiero che non del tutto si confà con il cattolicesimo». In verità non capisco bene che cosa sia questa «cultura nord-occidentale». È per caso la cultura che partendo dalle radici greco-latine si è riversata poi nello stampo cristiano e attraverso l' Umanesimo, il Rinascimento e l' Illuminismo è arrivata fino a noi? Ma se è questa (dove però il Nord, mi permetto di osservare, c' entra come i cavoli con la merenda), quale altra cultura, mi domando, bisognerebbe secondo il dottor Colombo studiare nelle nostre scuole? E a quale altra cultura, del resto, appartengono i libri che solitamente pubblica la casa editrice Garzanti di cui il dottor Colombo stesso è Presidente? Alla cultura degli Inuit? A quella islamica? E quali sono, mi chiedo ancora, «le parti importanti del pensiero che non si confà con il cattolicesimo» che la cultura «nord-occidentale» insegnata nelle nostre scuole ignorerebbe? Lutero e Spinoza, Nietzsche e Freud, Marx e Darwin, Foucault e Lévi-Strauss mi pare che qualche posto ce l' abbiano. E allora? O forse tutto si riduce a un semplice cedimento alla voga anticattolica che oggi va per la maggiore in certi ambienti?

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