ARRICCHITEVI!
Sentirsi in colpa è risibile: diventare ricchi è OK!
Sei considerazioni:
1) Molti disprezzano i ricchi ma se potessero diventarlo non si
tirerebbero indietro: evidentemente il loro disprezzo è solo una
posa.
2) E’ più che ragionevole voler diventare ricchi. I soldi ci
allungano la vita, ci rendono più liberi e più felici, inoltre, fanno bene anche
all’amore e alle relazioni in generale.
3) Arricchirsi onestamente non fa male a nessuno (invidiosi a
parte). Anzi, nella società contemporanea giova anche agli altri.
4) Difficile che un ricco sia tale perché fortunato/prepotente e
un povero perché sfigato/oppresso. Guarda ai paesi: quelli poveri sono tali per
ragioni che prescindono dal colonialismo, dallo sfruttamento o dalla presenza di
risorse naturali.
5) Con buona pace di alcuni stravaganti filosofi il ricco non ha
il dovere di donare tutto ai poveri. Questo anche se la generosità resta una
virtù.
6) Il lusso è una sonda proiettata nel futuro: cio’ che
oggi consumano i ricchi lo consumeremo noi tutti tra dieci anni. In questo senso
il ricco svolge un ruolo di “cavia” a beneficio dell’intera società.
https://www.facebook.com/jasonfbrennan/posts/10205718877366829
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martedì 22 gennaio 2019
martedì 8 maggio 2018
LA PARABOLA DEL GIOVANE RICCO
LA PARABOLA DEL GIOVANE RICCO
Immaginatevi una parabola in cui un padre devoto e marito fedele mandi all’aria la sua famiglia perdendo la testa per una giovane e bellissima donna. Potreste mai interpretarla come un attacco diretto a bellezza e giovinezza? Io direi di no, al limite come un'avvertenza a trattare in modo accorto questi preziosi doni di Dio: chi la racconta potrebbe continuare a credere, faccio un esempio estremo, nel fatto che "la bellezza salverà il mondo", a rigor di logica non c'è contraddizione. Eppure molti interpretano alcune parabole evangeliche analoghe come attacchi diretti alla ricchezza materiale degli uomini. La più esplicita in merito è quella del "giovane ricco", ve la ricordate? Quella in cui un tale (notoriamente ricco) si avvicinò a Gesù chiedendo cosa dovesse fare di buono per guadagnare la vita eterna. La risposta perentoria: “va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo…”, dopodiché il Maestro continua proferendo il noto anatema: “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Solo due osservazioni prima di arrivare al sodo. Primo: Gesù chiede di “vendere” i beni, il che significa comunque che resteranno NEL circuito della proprietà privata. Secondo: Gesù chiede un trasferimento cash ai poveri, evidentemente non ha alcuna fiducia nelle capacità delle organizzazioni caritative di occuparsi degli indigenti. Sia come sia la parabola resta per tutti l’epitome di una condanna alla ricchezza umana. Tuttavia, sappiamo che la ricchezza nutre le tentazioni, forse è per questo che per un ricco entrare in Paradiso resta un’ impresa, forse Gesù non vuole pronunciare condanne apodittiche ma solo metterci in guardia dai pericoli che sprigionano alcuni suoi doni preziosi. Se fosse così si instaurerebbe un parallelismo tra la “bellezza” oggetto della prima parabola e la “ricchezza” oggetto della seconda: non condanna diretta ma avvertenza sui rischi che comporta interagire con bellezza e ricchezza. Gesù non condanna – come un socialista qualsiasi – l’arricchimento, non lo ritiene fondato sullo “sfruttamento” del prossimo, anzi, in altre parabole (per esempio quella dei talenti) lo raccomanda, i problemi nascono semmai dopo, una volta che la ricchezza è nelle nostre mani ed esercita le sue tentazioni. In nessuna occasione si dice che la ricchezza sia malvagia di per sé: come si potrebbe del resto raccomandare l’arricchimento (parabola dei talenti) e poi dannare i ricchi (parabola del giovane ricco)? L’unico modo per coordinare i due insegnamenti consiste nel far passare, magari attraverso iperboli, un messaggio del tipo: “sfrutta i tuoi talenti, arricchisciti pure ma poi usa la tua ricchezza in modo oculato senza cadere nelle tentazioni con cui necessariamente ti alletterà”.
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Questo non è un libro sulla religione, ma un saggio di economia che si basa sui Vangeli. Mentre molti hanno trovato nel Nuovo Testamento una giustificazione di natura morale al socialismo e all'intervento dello Stato, Charles Gave accosta i testi sacri per mettere in risalto il messaggio di ...
lunedì 23 dicembre 2013
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