mercoledì 28 luglio 2021

LOTTERIA DEI TALENTI (definitivo)

contro l'egalitarismo giustificato dalla fortuna (solo gli ultimi due argomenti accettano la sfida fino in fondo).

1) diritti e merito non devono andare insieme (nozick)

2) argomento straussiano: se credi che il merito esista darai di più (cowen).

3) analogie ripugnanti. stupro, karl lewis, ridistribuzione dei voti (hanson)

4) argomento della schiavitù: se non ho diritto al mio corpo (public choice) (landsburg)

5) senza merito ogni distribuzione è ingiusta, anche l'uguaglianza. (david friedman). 

6) il merito si considera per ciò che sono, non per ciò che sarei potuto essere (Friedman)


david friedman: 

https://feedly.com/i/entry/mJnsy3URuZ92Zh19I45RqysFYXr9EiFtEDLIa5p1D1g=_18700687902:1d2432c:eca0ac4


https://www.blogger.com/blog/post/edit/5403547194390425363/2830172978837546743



POST FACEBOOK DEFINITIVO


ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.

Arte e bellezza - definitivo

COS'E' LA BELLEZZA? teorie SINEA

semplice (difficile-facile)

indiretta (suggestiva)

inutile (gratuita)

naturale (soluzione alla complessità... simmetrica)

eterna (non soggetta alle mode)

***




UNA VELOCE TEORIA DELLA MUSICA

Dopo una decina d'anni di letture sul tema cerco di riassumere qui cio' che ho trovato particolarmente convincente evitando accenni ai percorsi più personali.

Occorre partire dall'inizio, a cosa serve la musica? Essenzialmente a coalizzarsi. La musica sembra raggiungere il suo obbiettivo IMPRESSIONANDO E COORDINANDO le persone. Se impressiono l'altro mostrandomi potente ottengo la sua disponibilità per un'eventuale alleanza. Se mi coordino con lui si crea tra noi un senso di unità. La coalizione serve per unirsi fisicamente (sesso) oppure per creare grandi gruppi in grado di prevalere nella lotta violenta. Sesso e violenza sarebbero quindi alla base della musica. La biologia fornisce qualche conferma: fare e ascoltare musica rilascia ossitocina, l'ormone della fiducia. Sotto l'effetto della musica siamo più fiduciosi e collaborativi ("ehi, fratello!!").

Una visione del genere si scontra con quella divulgata da Steven Pinker per cui la musica è un linguaggio di risulta lasciato per la strada nel corso dei processi attraverso i quali si è formato il nostro linguaggio naturale. Tuttavia, non si capisce bene come mai uno "scarto" debba sopravvivere nel tempo. Forse la musica è solo un linguaggio semplificato: in certe circostanze la semplicità è più necessaria della precisione. Per esempio, il linguaggio naturale non puo' essere "anticipato" (non possiamo parlare "in coro") mentre quello musicale sì, in questo modo facilita il coordinamento. A volte le "cose" da designare sono poche, per esempio le emozioni (tristezza, rabbia, malinconia...), cio' che conta è l'abilità di rendere certe sfumature indefinibili.

Ma da dove deriva la bellezza della musica? Il coordinamento è innaturale, e quindi qualcosa di impressionante che noi ammiriamo e possiamo talvolta anche definire "bello". Ma ci sono altri modi di impressionare, e qui ci illumina la selezione sessuale, anche se il discorso puo' essere allargato a qualsiasi genere di alleanza. Negli animali il maschio impressiona la femmina con capacità "inutili" (e qui si spiega anche la necessaria inutilità della musica) che segnalano prestanza. Per esempio, un piumaggio fantasmagorico che renda l'uccello più vulnerabile ai predatori segnala le sue incredibili capacità di fuga nel bosco, una qualità che le femmine desiderano per i propri figli. Produrre questo segnale è anche costoso poiché rende la nostra vita più rischiosa. Alla lunga pregi e difetti del segnale entrano in equilibrio cessando di dare vantaggi concreti e desiderabili per la prole, tuttavia il gusto femminile per la "bellezza" si è nel frattempo formato e viene tramandato rendendo quel tratto come un "bello" completamente gratuito, ovvero sganciato da ogni segnale che ne giustifichi la presenza.


ARTE E BELLEZZA

In filosofia, l'estetica rappresenta il comparto più sfuggente. Alla fine, estenuato, ho deciso di abbandonare la mia ricerca pluriannuale per rivolgermi alla più trasparente antropologia. Ecco allora la mia risposta oggi alle due domande fondamentali della disciplina:

1) COS'E' L'ARTE? E' il tentativo di impressionare l'altro mostrando il dominio retorico che abbiamo su un certo linguaggio. Si tratta di un'esibizione virtuosa e gratuita. L'istinto alla base di questi comportamenti è la ricerca di alleanze potenti. "Sprechiamo" (gratuità) per segnalare che possiamo permettercelo. Il discorso vale anche nell'altro senso: il fan in fondo ricerca l'alleanza con un soggetto potente.

2) COS'E' LA BELLEZZA? La bellezza è cio' che desta ammirazione quando si pratica l'arte.

PS Con questo post cedo, dopo annosa querelle, alla posizione "virtuosistica" di Davide Curioni, quand'anche diverse precisazioni sarebbero necessarie.

PS Con questo post, abbandono la centralità del "linguaggio vago", per quanto le vaghezze del linguaggio siano il terreno ideale per esprimere virtuosesmo retorico.

DIRITTI ANIMALI definitivo

 TESI: no diritti sì utilitarismo.

Perché no diritti?

1) no responsabilità quindi...

2) insetti...

3) gradualismo e razzismo

Conclusione: compensa e allevamente intensivi.


Libro del giorno: Slate Star Codex Abridged di Scott Alexander -

PERCHE' GLI ANIMALI NON HANNO DIRITTI?

Risposta breve: perché si puo' essere "vegetariani e carnivori" mentre non si puo' essere "assassini e brave persone".

Risposta lunga (per modo di dire): supponiamo tu senta il dovere di convertirti al vegetarianesimo. Potresti continuare a mangiare carne compensando questo tuo "peccato" con una donazione ad enti che si occupano del benessere degli animali. Questo è un'ottimo affare sia per te che per gli animali. Una posizione del genere mi pare moralmente giustificabile.

Consideriamo ora un'analogia imbarazzante: le stime attuali ipotizzano che con 2500 euro puoi salvare una vita umana nei paesi poveri. Diciamo che sono un benestante e potrei spendere 100.000 euro salvando 40 vite umane, d'altro canto c'è un tipo che mi sta proprio sulle balle (non ha né amici né parenti)... Avete già capito no? Bè, nessuno approverebbe quell'omicidio. Perché? Perché gli uomini hanno dei diritti.

In conclusione: gli uomini hanno diritti, gli animali no. La violazione dei diritti non è soggetta a compensazione mentre l'utilitarismo è sempre soggetto a compensazione.

post facebook che giustifica a prescindere dalla compensazione:

Il caso del porcello.

Approfitto di questo meraviglioso passaggio della RSI per un rapido ripasso dei diritti del porcello. In particolare, considero questa famosa sentenza portata all'attenzione dei filosofi morali da Derek Parfit:

"Per ogni popolazione immaginabile di persone che godono di una qualità della vita molto alta, vi è una popolazione maggiore la cui esistenza sarebbe preferibile anche se ciascuno dei suoi membri vivesse una vita appena degna di essere vissuta".

Si chiama "conclusione ripugnante", e difficilmente potrebbe essere sottoscritta, ma gli utilitaristi possono sfuggire ad essa solo grazie a forzature.

Domanda: potremmo farla valere nel caso degli allevamenti intensivi di animali? Occorre chiedersi se, grazie alla presenza di allevamenti, il numero di animali in vita è molto maggiore rispetto a quello che sarebbe senza. Occorre anche chiedersi se possiamo applicare agli animali un'etica utilitaristica. Infine, dobbiamo chiederci se la vita in allevamento è comunque "appena degna di essere vissuta". Alla prima domanda potrei arrivare ad una risposta affermativa. Alla seconda rispondo con un deciso sì (c'è chi applica l'utilitarismo anche all'uomo!). La terza domanda è quella che mi lascia più perplesso: occorre un grande entusiasmo per la vita purchessia per rispondere di sì. Sta di fatto che la via per giustificare moralmente chi continua a mangiare prosciutto mi sembra abbastanza solida.

lunedì 26 luglio 2021

definitivo ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO - lista in progress DEFINITIVO ragioni per credere

 ARGOMENTI RAZIONALI PER CREDERE IN DIO


EAASS:

E Argomento EMPIRICO: fine tuning e fratellini (*) (argomento antropico, armonia matematica...).

E Argomento di EVIDENZA: spiegare libertà, coscienza (**) ma anche morale, bellezza, giustizia...

A Argomento antropica: sia il teismo che SIA prevedono un universo il più popolato possibile (armonia nomologica).

A Armonia psicofisica: strana corrispondenza tra gli stati mentali e i comportamenti.

S Argomento di INSTABILITA': la scienza stessa ci dice quanto siamo inaffidabili nel cercare la verità, e la filosofia atea è travolta dallo scetticismo, persino il famoso "senza Dio nessuna morale" puo' rientrare nella categoria) (***).

S Argomento STRATEGICO: scommessa di Pascal alla luce dei precedenti.


risposta atea:

Al fine tuning si risponde con il multiverso.

All'evidenza si risponde con l'illusionismo.

All'instabilità si risponde con la bruttezza del reale.

All'argomento strategico si risponde dicendo che le precedenti risposte lo invalidano.

All'argomento antropico si risponde che SIA non valga.


*** post:

Il multiverso è l'alternativa più credibile alla presenza di un Dio creatore.

Ha dalla sua parte:

- La teoria delle stringhe (la più nota teoria del tutto);
- La teoria dei molti mondi (un'interpretazione comprensibile della meccanica quantistica);
- La SIA (l'applicazione più comune del principio antropico).

Al momento mi sembra l'ipotesi vincente. Dio potrebbe non esistere. Non solo, sappiamo anche spiegare bene perché se ne parla e se n'è parlato tanto nella storia.


*antropico: https://www.facebook.com/riccardo.mariani.585/posts/pfbid0oa5BHRxyxm5cgnD7cM1qg4at66gYmU55VYzjBQiquSuoFECm9QLPJPYtFLdunTQFl


**armonia psicofisica: https://benthams.substack.com/p/why-im-an-atheist-despite-psychophysical

post face sull'argomento antropico * : IO, DUNQUE DIO.

L'argomento è abbastanza semplice: io esisto. Se ci fosse un Dio, la mia esistenza sarebbe molto probabile, ma se non ci fosse Dio, quasi certamente non esisterei.
Perché pensare che la mia esistenza sia molto probabile se c'è un Dio? Semplice: Dio avrebbe creato tutte le persone possibili. "Vide che era cosa buona e la creò" (nota che "persona possibile" non coincide con "persona immaginabile"). Al contrario, quali sono le probabilità della mia esistenza condizionata all'ateismo? All'incirca zero, visto che in un mondo senza Dio le persone possibili - che in questo caso coincidono con quelle immaginabili - sono all'incirca infinite e quelle effettivamente esistenti un numero bassissimo. C'è un solo modo per uscirne: accettare il realismo modale di David Lewis, secondo il quale tutti i mondi possibili sono anche concretamente reali. Da questo punto di vista, Sherlock Holmes esiste concretamente come noi. Questa visione, tuttavia, è molto improbabile per una serie di motivi, tra cui il fatto che mina l'induzionee e non dà alcuna ragione di pensare che la realtà sia semplice.

aaaaaaaaaaaa


post face sul dio dell'armonia psicometafisica ** : Inspiegabile Armonia.


Inspiegabile Armonia. Il sostenitore del libero arbitrio combatte da sempre su un duplice fronte: da un lato la realtà potrebbe essere governata da leggi indifferenti ai suoi voleri (1), dall'altro alcuni demoni potrebbero sabotare il coordinamento tra i suoi voleri e le sue azioni (2). Non potrebbe reggere senza il soccorso del cosiddetto "Dio dell' Armonia Psicofisica". Ve lo presento. Se fosse vero (1), come mai quando voglio alzare un braccio quello si alza? La coincidenza è pazzesca. Viene da pensare che ci sia un essere super-potente che corre in giro per l'universo a sistemare le cose in modo che "corrispondano". Oppure un progettista superdeterminista che abbia previsto tutto in anticipo (servirebbe tanto anche ai fisici). Potrei chiamarlo "Dio" senza problemi. Certo, anche così non sarei libero ma potrei pensarmi "come se lo fossi", e poiché il convenzionalismo non è mai una buona filosofia opterei per un realismo in base al quale potrei dire che "sono libero!". Nel caso fosse vero (2), qui posso intervenire sulla realtà ma un demone controlla la mia volontà. Mi immagino questa situazione: metto una mano su una piastra, sento dolore e la ritraggo. Come mai succede tutto questo? Perché questo "salutare" ordine delle cose? Tutti a dire "la selezione naturale..." ma la selezione naturale spiega poco se si pensa ad un'alternativa equivalente: metto la mano sulla piastra, provo piacere ma, contro la mia volontà, la ritiro. In questa seconda situazione il mio comportamento è altrettanto funzionale ma la mia vita sarebbe una farsa: faccio continuamente cose che non voglio fare, quasi che la mia volontà sia governata da un demone. Inoltre, l'alternativa al dolore non si limita al piacere. Potrei provare una sensazione di nostalgia (e ritirare la mano), una sensazione di mestizia (e ritirare la mano), un "sapore-di-sale-sapore-di-mare", un gusto di liquirizia... I demoni possibili sono infiniti. Perché proprio il dolore che non necessità l'azione di nessun demone? E' una coincidenza pazzesca e la selezione naturale non ha nulla da dire in merito. Ci vuole davvero l'intervento di un Dio benevolo che mi abbia messo "in controllo" armonizzando cio' che faccio con cio' che voglio fare. In questo modo la mia vita acquista dignità cessando di essere una farsa. Fine. p.s. questo argomento per l'esistenza di Dio mi sembra abbastanza buono. Tuttavia, non ha tre millenni ma tre anni, è stato avanzato nel 2021 dal filosofo Brian Cutter, quindi non è stato testato da millenni di obiezioni. Chissà se reggerà. Nei commenti metto un video che lo illustra bene (purtroppo è in inglese e dure quasi mezz'ora!).

p.s. naturalmente, sia chiaro, il problema puo' sempre essere risolto in altro modo, ovvero facendo finta che non ci sia. Che, contro ogni evidenza, non esista una mente o comunque sia solo illusione. E' cio' che fanno in modo esplicito i fratellini Churchland e in modo implicito filosofi come Dennett.

aaaaaaaaaaaaaa (***)

l'instabilità del naturtalismo è dimostrata da Plantinga ma ad essa fa riferimento anche Alexander Pruss con il suo argomento antiscettico.

il mio post face sul dio anti/scettico di alexander pruss: Il libro presenta diversi scenari scettici/bizzarri che non sono completamente privi di fondamento. Ne cito alcuni: i demoni ingannerebbero la maggior parte di noi su molte questioni; siamo cervelli in una vasca; esistiamo come entità inconsapevoli all'interno di una simulazione computerizzata; le persone simulate superano di gran lunga in numero quelle organiche; siamo cervelli di Boltzmann; le anime disincarnate sono illuse di avere un corpo; l'universo è stato creato con tutte le sue caratteristiche già formate cinque minuti fa; gli altri intorno a noi sono zombie; non vi è correlazione tra bellezza matematica e verità fisica; la semplicità non è una virtù suprema; il realismo modale potrebbe essere vero; viviamo in un sogno estremamente realistico; l'evoluzione ha reso la nostra percezione molto inaccurata; il mondo potrebbe trasformarsi in un insieme di pezzi di legno, ciascuno con lunghezze corrispondenti a un numero naturale, eccetera eccetera eccetera. Dato che esistono infiniti modi in cui l'induttivismo potrebbe fallire in un istante, il teismo fornisce una spiegazione naturale per il perché tutti questi scenari scettici sono infondati. Sarebbe male ritrovarsi in uno scenario di tale genere, e questo non è un destino che Dio permetterebbe alle persone di subire. Così il teismo risolve tutti questi scenari in una volta sola. Se l'ateismo fosse vero, invece, sarebbe piuttosto probabile che una persona con le mie esperienze si trovasse in uno scenario scettico.

Post sul pragmatismo giussaniano... (William James: volontà di credere.

Arroganza epistemica.

WJ è un pragmatista: quando la ragione è silente, sei autorizzato a scegliere quel che ti conviene, quel che fa bene per te (il Nostro era uno psicologo). Applica il precetto anche in materia di fede, poiché considera questo un ambito in cui la ragione è muta, almeno sulle questioni decisive. Quindi, se "credere" ti rende una persona più felice, sei epistemologicamente autorizzato a farlo. L'approccio attira prevedibili accuse di relativismo e soggettivismo ma io preferisco quella di "arroganza epistemica". Così come, di fronte a un problema, l'arcinemico razionalista propone con sicumera una soluzione apodittica, con la stessa sicumera il pragmatista sentenzia che in certi ambiti della conoscenza "la ragione è muta" e che l'agnosticismo è autorizzato, dopodiché applica il suo metodo legato alle convenienze. Ma siamo sicuri che l'agnosticismo sia una posizione sensata? Quando assegnamo ad un evento il suo valore probabilistico abbiamo di fronte a noi infinite possibilità. Se gli eventi sono due il fatto che abbiano lo stesso valore sarebbe una coincidenza straordinaria. Ovviamente, se il valore non fosse lo stesso dovremmo applicare la ragione e scegliere sulla base delle differenze senza ricorrere alla soluzione pragmatista. Ma ammettiamo, per amore di discussione, che alle ipotesi in campo noi assegnamo per comodità un valore che sia circa lo stesso, facciamo il 50%. Nel caso di due opzioni alternative siamo a 50/50. E' questo un caso di agnosticismo a cui applicare il metodo pragmatico? Direi di no, l'alternativa è quella di approfondire raccogliendo nuovi indizi affinche il "miracoloso" equilibrio 50/50 si alteri e diventi, per esempio un 52/48. A quel punto si sceglie razionalmente l'opzione più probabile. L'agnostico, secondo questo approccio, non è altro che un cercatore "pigro". Non intende "approfondire" le questioni raccogliendo nuovi indizi e infrangendo i "miracolosi" equilibri che crede di vedere, magari, il sospetto è lecito, perché così si ritiene autorizzato a scegliere quel che più gli conviene. Una volta confutata la posizione agnostica il pragmatismo crolla, poiché la prima è la base di partenza del secondo. Il pragmatismo ha buon gioco con il razionalismo classico ma è messo in difficoltà dal probabilismo. Un certo probabilismo bayesiano, poi, mette "tutto in relazione con tutto", il che significa che "raccogliere" nuovi indizi è particolarmente facile, così come è facile rompere gli equilibri miracolosi che conducono all'agnosticismo.






quarantena:


1) argomento empirico. Spiega il fine tuning (e la permanenza delle leggi naturali).

2) argomento razionale. Dà sia un FONDAMENTO (senso) che una credenza stabile. (*) (**)

3) argomento strategico. Credere fa bene alla tua salute mentale e alla comunità in cui vive. A parità del resto, la fede è da preferire.


(*) dio è fondamento di tutte le cose, più che creatore.


(**) Ma abbiamo davvero bisogno di un FONDAMENTO? Anche il fatto bruto è un fondamento ma, implicando l'evoluzionismo, genera una credenza instabile. L alternativa al fondamento è il regresso infinito delle ragioni ma il regresso infinito delle ragioni non sembra una buona "spiegazione". Perché? Data una serie infinita di ragioni, ci sono due possibilità: (i) ogni ragione della catena è giustificata perché la ragione successiva della catena è giustificata; (ii) ogni ragione della catena è ingiustificata perché la ragione successiva della catena è ingiustificato. Questa è una paralisi più che una spiegazione. Ovvero: avremo ancora bisogno di una spiegazione del perché l'intera catena di ragioni fosse una catena di ragioni giustificate, piuttosto che una catena di ragioni ingiustificate. La teoria di una catena infinita di ragioni non risponde alla domanda sul perché una qualsiasi delle proprie convinzioni dovrebbe essere giustificata, piuttosto che essere tutte ingiustificate. Il regresso della motivazione appare quindi vizioso e il FONDAMENTO l'alternativa da preferire.


ecco il mio post su facebook in cui fondo huemer swinburne e leslie:


Perché quando guardi il cielo stellato pensi a Dio? Ovvero, il primo passo verso una fede razionale.

E' un'esperienza comune, il meraviglioso ordine dell'universo ci fa pensare a Dio più che alle coincidenze. Chi è refrattario alla religione deve ammettere che l'impressione poetica si conferma approfondendo la materia: come mai il fine tuning? Come mai le proprietà del rame sono le stesse da secoli?... Ma chi è refrattatio alla religione approfondisce ulteriormente, perde un po' di poesia, ed escogita l'alternativa dei "many worlds": se il nostro è uno dei tanti mondi non dobbiamo stupirci delle coicidenze, così come non ci stupiamo che un tale vinca la lotteria. Chi si spinge oltre, poi, nota che i materialisti, per una questione legata all'identità personale, sono comunque esclusi da questa alternativa poiché non potrebbero mai pensarsi nati su un altro universo, visto che quando pensano a se stessi si pensano come un "pezzo di materia" ben specifica e, quindi, come appartenenti solo a "questo" universo. Diversamente, chi crede in una sorta di realtà non-materica (non oso dire spirituale) puo' pensarsi anche incarnato altrove e deve quindi risolvere il confronto tra Dio e i "molti mondi" (o multiverso). Richard Swinburne perora la causa del teismo esaltandone la semplicità. L'alternativa al fondamento divino potrebbe essere il regresso infinito, che di fatto non è mai una spiegazione. Oppure implica l'adozione di "fatti bruti" a fondamento delle proprie credenze sulla natura. Ebbene, la descrizione di un tale fatto è sempre più complessa rispetto a quella di Dio. A questo punto è opportuno ricordare i "monisti" gli abbiamo già persi di strada nel paragrafo precedente e, con loro, abbiamo perso per strada le loro rivendicazioni di semplicità. Ora il confronto è tra dualisti, con i teisti che pensano ad una realtà con attributi che sono o del tutto assenti oppure presenti in modo infinito. Il fatto bruto va, al contrario, è circoscritto e occorre quindi individuare i suoi complessi confini per descriverlo e rinviare ad esso. Considerando tutto questo, non dovremmo più meravigliarci se la persona qualunque, guardando il cielo stellato, pensa a Dio piuttosto che alle complicate equazioni che circoscrivono certi "bruti fatti", il suo intuito nasconde una soluzione intellettuale di qualità.

p.s. Sull'alternativa tra Teismo e Multiverso, vedi John Leslie. Sull'inaccettabilità del Multiverso per i materialisti vedi Michael Huemer. Sulla semplicità di Dio rispetto al fatto bruto vedi Richard Swinburne.

p.p.s. Naturalmente ci sono molte altre posizioni filosofiche; esistono, per esempio, dei monisti che non sono materialisti. Mi sono limitato alle posizioni che considero più credibili e alla moda.




**** ALTERNATIVA


A me piacciono questi tre, li elenco in ordine di importanza.

1) ORDINE. L'universo presenta un ordine sorprendente, il che sembra presupporre un disegno intelligente. La spiegazione concorrente più plausibile è quella che ipotizza l'esistenza di molti universi, ma sembra alquanto bizzarra. Si può sempre ripiegare sul caso ma quando il caso è tanto improbabile postularlo non soddisfa il cercatore di verità.

2) EVIDENZA. L'esistenza di cose come la libertà, la mente, il colore giallo, il suono di do maggiore mi sembra evidente. Il materialista non riesce a spiegarsela e considera queste presenze o illusioni o equivoci. Non riesce a smascherarle come tali ma è stranamente riluttante ad ammetterne l'esistenza. Trovo più sensato considerarle evidenze e trascendere quindi la spiegazione materiale.

3) FONDAMENTO. Il naturalismo è auto-rimuovente, la fede in Dio no. In questo senso il teismo sembra un pensiero più lineare, ovvero più saldamente FONDATO. Mi spiego meglio, il materialismo dice che il nostro valore guida è la sopravvivenza, non la verità. Noi facciamo di tutto per sopravvivere, non per cercare la verità, che diventa quindi sacrificabile. Dopodiché, però, il materialismo pretende di insegnarci proprio la verità. Non dico che vi sia contraddizione in tutto questo ma una certa perdita del FONDAMENTO sì. La teoria di Dio è immune da questo inconveniente.