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mercoledì 1 settembre 2010

Meno scuola più futuro

Quattro semplici verità da mandare a memoria per riformare la scuola di un Paese che pensa al futuro:

1. I bambini hanno abilità differenti.

2. Metà dei bambini sono sotto la media.

3. Troppa gente va all' università.

4. Il futuro del paese dipende dai più dotati.

Progredire risparmiando, da leggere.

martedì 31 agosto 2010

Filoni in via di esaurimento

In genere, per riflettere a fondo su cosa sia l' istruzione, si pensa al perchè l' istruzione on line non abbia funzionatio.

Eppure l' istruzione on line è infinitamente più comoda.

Eppure l' università on line potrebbe essere di qualità estremamente più elevata (i migliori prof del mondo a casa nostra).

Eppure l' istruzione on line garantirebbe ai migliori docenti compensi stratosferici.

Eppure...

Ecco, l' istruzione on line e il suo fallimento sono una miniera di informazioni per chi è interessato a svelare la natura dell' istruzione.

Ma siamo sicuri che "i filoni di questa miniera" non siano in fase di esaurimento?

Bill Gates - uno dalla vista lunga - sembra puntare sull' istruzione on line.

Anche per i suoi figli.

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giovedì 26 agosto 2010

Libera scuola in libero stato

Nessuno l' ha capito meglio di Robert Murphy, il Cavour a stelle e strisce:

In materia spirituale, lo scambio civile è di questo tenore: ti prometto di non usare la forza della legge per importi la mia religione e ti chiedo di fare altrettanto. La libertà di coscienza è troppo importante per me e non vorrei mai che una maggioranza forzi una minoranza in queste materie. E, te lo assicuro, lo direi anche se facessi parte della maggioranza.

Lo stesso dovrebbe valere per la scuola. Anche se sono un "Cristiano rinato" mi offenderebbe un governo che emanasse una legge volta a rendere obbligatoria per tutti i bambini la lettura della Bibbia, oppure andare a Messa fino ad una certa età. Per lo stesso motivo mi sento offeso quando la politica delibera leggi in cui obbliga i nostri bambini a leggere certi libri di biologia o di matematica, oppure fissa per loro un tempo minimo di permanenza a scuola.


Non ho mai visto un olio filare così liscio.

Come si puo' ancora essere laici e contrari alla scuola libera?

Un link per sintetizzare megllio la visione liberale.

domenica 22 agosto 2010

Chiedo asilo

Esportare la democrazia è un piano che non mi ha mai convinto.

Il motivo?

Lo stesso per cui non mi convince il diritto di asilo.

Quando una democrazia puo' dirsi autentica?

A volte viene da chiedere agli USA di invadere la Francia o la Germania o qualche altro paese della vecchia europa per ripristinare la democrazia.

Non mi sorprenderei se un francese o un tedesco chiedesse asilo negli USA.

Non mi sorprende che Uwe Romeike abbia recentemente chiesto e ottenuto asilo politico negli USA.

Non scappava dal Sudan, bensì dal Baden Wurtttemberg.

Un triste paese dove si voleva imporre ai figli di Uwe di andare in una certa scuola anzichè in un' altra.

Per il giudice di Memphis che ha concesso l' asilo politico, i coniugi Romeike si sono battuti per il bene dei figli, rifiutando i programmi scolastici ministeriali e l’idea stessa che lo Stato decida in merito ai valori che i giovani devono condividere.

La storia suona al tempo stesso assurda (Germania e USA non sono separati da un abisso) e sensatissima (non esistono motivazioni migliori per chiedere asilo).

Per ripristinare il buon senso forse è meglio levare di mezzo il diritto d'asilo, e con essi dimenticare i progetti per esportare le democrazia. Cho lo Stato si limiti a fare quel che è chiamato a fare.

Segreto scolastico

Ssssst.

Non si puo' dire, eppure la Sudbury School esiste.

The Sudbury Valley model of education is not a variation of standard education. It is not a progressive version of traditional schooling. It is not a Montessori school or a Dewey school or a Piagetian constructivist school. It is something entirely different. To understand the school one has to begin with a completely different mindset from that which dominates current educational thinking. One has to begin with the thought: Adults do not control children's education; children educate themselves.

Forse esiste per la felicità di Diana. Di sicuro conferma la visione di Hanson: School isn't about learning!

venerdì 20 agosto 2010

Berlusconi al CEPU

Berlusconi in visita ieri al CEPU:

"... non preoccupatevi il valore legale del titolo di studio non si tocca..."

Riferito da Franco Debenedetti su Radio Radicale.

lunedì 19 luglio 2010

Le puttane della lettura

Pagare gli studenti migliora le loro prestazioni?

Non si capisce bene: non sembra che chi legge un libro a pagamento abbia un profitto superiore rispetto a chi lo legge gratis.

Però chi è pagato è più probabile che legga rispetto a chi lo deve fare gratis.

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mercoledì 7 luglio 2010

Alla ricerca del nulla

Dicono che la Ricerca, ancor più che la Sanità, sia un focolaio di spreco dei fondi pubblici. Forse si approfitta della prosopopea che molti montano ad arte intorno al concetto di "ricerca".

Certo che ascoltando Frati, rettore alla Sapienza, la tesi accresce la sua credibilità:

"Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell’ambito della ricerca scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni... Queste persone vanno cacciate dall’Università"

lunedì 21 giugno 2010

La nuova guerra santa sarà contro l' amicizia?

Il monopolio della scuola statale è pericoloso (anche) perchè produce indottrinamento e conformismo.

A volte queste paure suonano esagerate, specie all' orecchio di chi è già indottrinato.

Eppure, quando si cerca di pompare il mito della "legalità" o della "Costituzione", quando si disegnano diete e linguaggi su misura, a cosa siamo di fronte? Sarebbe meglio "pompare" le tabelline, ma questo lo dice l' ingenuo, lo dice chi si dimentica che la scuola di stato ha come padrone lo stato.

Finchè il nemico è la Mafia passi, ma ora il nemico di alcuni pedagogisti sembra essere l' amicizia tra bambini, specie se profonda: si preannuncia una guerra al "miglior amico". L' amicizia, infatti, "esclude". NYT:

“I think it is kids’ preference to pair up and have that one best friend. As adults — teachers and counselors — we try to encourage them not to do that,” said Christine Laycob, director of counseling … “We try to talk to kids and work with them to get them to have big groups of friends and not be so possessive about friends.” … If two children seem to be too focused on each other, the camp will make sure to put them on different sports teams, seat them at different ends of the dining table or, perhaps, have a counselor invite one of them to participate in an activity with another child whom they haven’t yet gotten to know. …

Such an attitude worries some psychologists who fear that children will be denied the strong emotional support and security that comes with intimate friendships. …

School officials admit they watch close friendships carefully for adverse effects. “When two children discover a special bond between them, we honor that bond, provided that neither child overtly or covertly excludes or rejects others.”


Meglio 10 conoscenti che un amico. L' amicizia isola e, forse, non giova alla conformità così avidamente ricercata nelle scuole. Tutto si tiene.

sabato 19 giugno 2010

C' è qualcosa che non va in Giorgio Israel

Giorgio Israel è un intellettuale che seguo costantemente, ce ne sono così pochi che ripagano dello sforzo.

Le mie idee collimano quasi sempre con le sue. In realtà le mie più che idee sono intuizioni, parlerei quindi di sensibilità comune.

Prendete per esempio l' articolo sulla medicalizzazione della società, sarebbe da incorniciare.

Un altro suo cavallo di battaglia che condivido in toto è la battaglia contro i feliciometri e affini.

Israel ha trasferito questa sua sensibilità umanistica nel campo dove opera, la scuola.

Come misurare la preparazione di un ragazzo? Come misurare la qualità di un insegnate?

Israel ride di chi ci prova ad applicare metodi quantitativi a questi problemi ed etichetta costoro come "esperti del nulla". Mi unisco volentieri alla sua pernacchia, in fondo mi fa comodo.

Solo che poi in Israel subentra qualcosa che non va.

Chi è scettico sulle "misurazioni oggettive" applicate all' uomo, conclude poi in favore della libertà dell' uomo: poichè in un certo campo non esiste un criterio oggettivo, che ciascuno scelga la sua via.

Israel però mi sembra scettico anche sulla libertà, e qui si chiude il suo paradosso.

E' come se dicesse: non esiste una soluzione oggettiva, quindi la soluzione per te la scelgo io. Chi non vede il lato inaccettabile della vicenda così prospettata?

Non esiste un modo oggettivo per stabilire la qualità degli insegnanti, quindi i tuoi insegnanti li decidiamo noi per te. E' difficile obiettare ad un' affermazione del genere, soprattutto perchè ci suona insensata. Infatti nessuno osa farla esplicitamente, ma non è forse sottesa in chi rifiuta l' oggettività per mantenere l' autoritarismo?

Israel rinuncia all' oggettività di certe misurazioni (bene) ma non rinuncia a forme di autoritarismo (male) per quanto lui stesso contribuisca a smontarne i supporti. Forse è uno strascico delle ideologie che ha frequentato in passato.

Ma solo se c' è oggettività puo' avere un senso l' autoritarismo, solo se c' è una soluzione oggettiva vale la pena di imporla a tutti. In caso contrario, è la libera ricerca ad avere molto più senso.

Ma Israel non si rende conto che l' oggettività di taluni criteri di valutazione è sbandierata, non tanto perchè esista veramente qualcosa del genere, quanto perchè è necessaria a giustificare la scuola unica: statale, obbligatoria per tutti, con un unico programma?

Che senso avrebbe rinunciare a quell' oggettività per poi continuare a perorare il monopolio statale sull' istruzione? Se non esiste l' oggettività dei numeri a garantire che quella è la via migliore, non ha più senso che quella via detenga il monopolio e sia l' unica da percorrere.

Eppure dovrebbe rendersene conto. Prendiamo il caso degli insegnanti, lui afferma che non esiste un criterio oggettivo per valutarli. Bene, per "responsabilizzare" quei soggetti la soluzione liberale s' impone: valuteranno i clienti di quell' insegnante secono i loro criteri soggettivi e l' insegnante dovrà "farsi preferire" se vuole lavorare. Ma Israel nicchia, la soluzione liberale non gli piace, vorrebbe salvare forme di autoritarismo, cosa resta? Resta l' auto-responsabilizzazione degli insegnanti, una soluzione in stile kolkhoz. Non mi pare si possa fare molta strada con l' auto-responsabilizzazione dei sindacati. Detto da un insegnante, oltretutto, sembra un po' una presa in giro.

giovedì 10 giugno 2010

L' ultima trincea: l' istruzione

Un grave rispetto circonda chi si presenta come apologeta dell' "istruzione delle masse", al punto che qualcuno ci marcia.

Anche in occasione dei recenti tagli al bilancio nazionale, una voce eroica si è levata ostentando l' idignazione dei giusti: "tagliate tutto, non l' istruzione, ne va del nostro futuro". Silenzio e giù la testa.

Ma i soldi spesi nell' istruzione, specie oltre una certa soglia, servono veramente a qualcosa?

Purtroppo non ci sono ricerche approfondite in merito.

[... i dubbi vengono guardando la storia dei paesi più avanzati (non l' Italia, che in questo campo insegue e imita da sempre): l' istruzione (obbligatoria) è sempre comparsa dopo che tutti erano già istruiti. E chi l' ha voluta attraverso "dure lotte"? Gli insegnanti, non certo le famiglie...]

Ma come non ci sono ricerche?, dirà qualcuno, sbattiamo ogni giorno addosso a ricerche e ad evidenza lampante.

Calma e gesso.

In campo medico, oggi si sa bene che l' effetto di una medicina reale deve essere comparato a quello di un medicinale placebo, invece che ad un semplice non far niente in termini di cure.

Gli effetti del placebo sono potenti.

Prima dei scoraggianti studi imperniati sul placebo, le "evidenze" in ambito sanitario sembravano conclamate.

E' così che abbiamo scoperto invece quali e quanti tagli potrebbe permettersi in campo sanitario un popolo razionale.

Ebbene, la triste verità è che nessuno ha mai messo a confronto l' istruzione moderna con un placebo.

sabato 5 giugno 2010

Lo Sguardo

L' incontro di ieri sera si chiamava "La sfida educativa", a parlare era don Eugenio Nembrini, un bergamasco tosto.

Nel suo discorso traboccava una fede in cui le parole dell' osteria (si sente il missionario in Khazakistan) rimpiazzavano quelle della teologia; i concetti scoppietavano uno dietro l' altro tra un "minchia" e un "cazzo".

Sebbene espresso in forma tanto sanguigna mi è sembrato di accertare una compatibilità tra quanto detto e il poco che ho appreso dai testi scientifici che ho accostato sul tema.

Ha cominciato dicendo di non preoccuparsi, tanto è certo che passeremo tutti i nostri difetti ai bambini. Forse era un suo modo per dire che la genetica conta.

Ha proseguito enunciando il cuore del suo discorso: un buon genitore è un buon genitore per quello che "è" non per quello che "fa".

I ciellini hanno un modo loro non tanto facile da capire per dire questa cosa, parlano di "sguardo": un bambino si educa con lo "sguardo" (appassionato).

Nonostante il linguaggio particolarmente creativo dei ciellini, il concetto mi sembra suffragato dalle ricerche statistiche di Leavitt: un figlio cresce bene in una casa piena di libri, il numero di libri che gli viene letto è invece ininfluente.

Già, una casa "piena di libri" probabilmente testimonia la presenza di genitori interessati, appassionati. In quella casa ci sarà lo "sguardo" giusto, ed è cio' che conta.

Poi si è passati alla parte che m' interessava di più: è impegnativo educare?

A prima vista si direbbe di no: se uno è un buon educatore per cio' che "è", cosa c' è di più facile che essere cio' che si "è"? La cosa è coerente con la letteratura raccolta da Caplan: essere un buon genitore è un impegno sopravvalutato che porta ad immotivate rinunce.

E infatti i ciellini hanno almeno 4/5 figli, entrando nelle loro case i genitori non sembrano badare molto a loro (che nel frattempo si arrampicano sul lampadario). Lo stesso don Eugenio è il quinto di dieci fratelli, non avrà ricevuto enormi attenzioni ma sembra venuto fuori bene.

La donna è fertile per una trentina d' anni, cio' significa che potrebbe comodamente fare una quindicina di figli. Se la natura non fa male le cose, forse l' educazione e l' attenzione ottimale è quella che i genitori riservano ad un bambino con quattordici fratelli. I genitori sfortunati che hanno un solo figlio dovrebbero sforzarsi di educarlo ed accudirlo come se fosse uno qualsiasi dei quindici, ne più ne meno. Non facile, devo ammetterlo, immaginarsi l' esistenza dei quattordici fratellini mancanti.

La via caplaniana alla diffusione nel mondo del libertarismo non è forse la strategic fertility? Caspita, adesso capisco!

C' è poi stata la domanda decisiva: "scusi don Eugenio, se l' educazione dipende da cio' che "sono" siamo nelle canne perchè io sono "una merda", specie in questo periodo".

Se "essere" cio' che si "è" è la cosa più facile del mondo, per essere cio' che non si "è" bisogna... minchia... farsi un culo così (sic). E infatti la risposta è stata all' inizio poco incoraggiante.

Poi però l' inattesa apertura: ma non si preoccupi, se lei è una merda suo figlio si troverà presto compagnie più interessanti... mi fanno ridere i genitori che credono di poter fare la felicità o l' infelicità dei propri figli. Questa risata è in buona parte condivisa anche da Caplan. Bisogna impegnarsi un casino ma veramente un casino per rovinare l' esistenza al proprio figliolo!

Morale, se siete persone appassionate, vogliose di scoprire il mondo e con un bello sguardo siete a cavallo, se siete mosci e annoiati perchè credete di saper già tutto, o 1) recuperate la vostra passione o 2) ruzzate vostro figlio, se già non ci pensa da solo, in un ambiente più stimolante.

Per i "mosci saputelli", la soluzione numero 1 è quella caldeggiata dal Don, per l' altra simpatizzano gli atei Harris e Caplan. Ma tutte le vie, a detta di tutti, sono aperte.

La divergenza nelle simpatie è comprensibile, serve per l' apologetica.

Cosa ci appassiona? Da piccoli viviamo nell' attesa della mamma, dei regali di natale, del giocattolo, dello scudetto, della bici, dell' auto, del fidanzato, della casa, della fama. Sono le cose che ci appassionano. Da grandi l' attesa di molti s' inaridisce, e non hanno tutti i torti, non si puo' restare per sempre inviluppati in quel circuito, alla fine l' illusionismo materialista stanca e consuma gli appetiti. Per creare attesa nei grandi ci vuole un senso grande, smisurato. Chi tra coloro che incontriamo puo' offrirlo?... Inutile continuare.

Ah, dimenticavo: le Regole.

Le regole sono il contorno e mai il cuore dell' educazione, vostro figlio mangia sul divano imbrattandolo? Pesta il fratello minore e le prende dal maggiore? Visita siti porno e aggira bellamente altri divieti? Non disperate, l' essenziale è che si cibi con il companatico. Mettere dei paletti è la base della convivenza, per carità, ma ricordate che il loro effetto è indiretto: servono più che altro al vostro quieto vivere (e chi ha voglia di lavare tutte le settimane il divano?) e il quieto vivere dei genitori li migliora come educatori. Nel momento in cui è più oneroso far rispettare la regola che tamponare i danni delle violazioni, rinunciate senza sensi di colpa.

E poi, mi raccomando, la Casa deve essere sempre aperta: i Nembrini a casa erano in dodici e quando suonava il campanello la mamma andava ad aprire dicendo "vediamo che faccia ha oggi Gesù".

venerdì 4 giugno 2010

Statale = Pubblico

Guardatevi dai pervertitori del linguaggio e vigilate sulla proprietà dei termini.

Da tempo l' instancabile azione dei "pervertitori" si adopera per identificare la parolina "Stato" con la parolina "Pubblico".

Un "bene pubblico" è un bene che favorisce l' intera comunità. Un "bene statale" è invece un bene realizzato ricorrendo a tassazione.

Un bene di stato puo' essere in teoria un "bene privato" ad uso e consumo della burocrazia o dei politici, puo' persino essere un "male pubblico" anzichè un "bene pubblico". Un rischio che non si corre usando parole drogate che identificano fin da subito il bene statale con il bene pubblico.

Nella Favola delle Api, il dottor Bernard de Mandeville ci spiegava che spesso a vizi privati corrispondono pubbliche virtù; traduciamolo pure dicendo che spesso i beni privati possono anche essere beni pubblici. Ecco, lo abbiamo tradotto. Ma questa traduzione non è possibile nel linguaggio che vorrebbero spacciarci i "pervertitori" della lingua.

Se un datore di lavoro fosse disposto ad assumere un clandestino purchè in nero, entrambe le parti trarrebbero dal contratto un "bene privato". Ma se il clandestino in mancanza di quel lavoro avesse deciso di delinquere mettendo a repentaglio la comunità, allora il bene prodotto dal contratto in nero sarebbe anche un "bene pubblico".

In questo racconto, come si è visto, ci sono tanti "se" e tanti "ma", è dunque onesto considerare "privati" i beni prodotti in quel modo e non parlarne più. Ma cio' che noi facciamo per prudenza i pervertitori lo fanno per necessità, la perversa gabbia del linguaggio che si sono inventati non dà scelta.

Una scuola che funziona ed educa Giovanni produce un bene privato: l' istruzione di Giovanni. Ma taluni ritengono che produca anche un bene pubblico: la gente istruita rende la società più prospera e sicura. Questo è vero sia che si tratti di una scuola statale, sia che si tratti di una scuola privata.

E qui i pervertitori li sgami subito: per loro "scuola pubblica" e "scuola statale" si identificano. Se questa identificazione vale, una scuola privata non potrà mai essere pubblica, ma questa conclusione, proprio per quanto detto più sopra, è assurda.

Oltretutto molto spesso la scuola statale è una "scuola privata" messa su ad uso e consumo dei sindacati e degli insegnanti. Ma anche qui notiamo che nell' Utopia linguistica dei "pervertitori" la cosa non puo' essere vera già in via di principio, visto che in quel caso una scuola statale è pubblica per definizione. Infatti, Statale = Pubblico.

Per i pervertitori vale l' equivalenza a priori Rai = Servizio pubblico. Ma è assurdo postularlo a priori visto che la cosa si puo' verificare solo a posteriori, cosa che un linguaggio corretto renderebbe immediatamente comprensibile.

Spesso il TG5 non si discosta molto dal... TG3 (risatina), eppure avete mai sentito parlare di servizio pubblico con riferimento al TG5? No, i pervertitori hanno colpito.

Se RAI = Servizio pubblico, dunque, si verificherà forse a posteriori, e spesso nemmeno questa verifica è possibile, su questa impossibilità campano i rent seeker del... "servizio pubblico".

Bisogna infatti ricorrere a dei controfattuali, mica facile: come sarebbe stato il panorama televisivo senza la Rai? I più ritengono che sarebbe stato più pluralista e meno inchiodato al duopolio. La Rai, quindi, probabilmente è solo il bene privato dei Santoro, dei partiti e di pochi altri ma nel linguaggio dei pervertitori una simile conclusione non è nemmeno concepibile. Logico, per loro "Televisione di Stato" = "Televisione Pubblica". C' è poco da studiare e verificare, bastano le cattedratiche imposizioni dall' alto.

Domandina. Fahrenheit dà manforte ai Pervertitori del linguaggio? io personalmente li vedo costantemente sdraiati sulle sue poltrone... da anni e irremovibili!

E' proprio vero: la disonestà comincia a segnalare la sua presenza maltrattando il linguaggio.

altre perversioni

venerdì 21 maggio 2010

Invisibili cerotti

GAETANO SALVEMINI: "... dalla concorrenza delle scuole private, le scuole statali hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere...".

ANTONIO ROSMINI: "... le famiglie hanno dalla natura prima ancora che dalla legge il diritto di scegliere per maestri ed educatori della loro prole quelle persone nelle quali ripongono maggiore confidenza..."

DON LUIGI STURZO: "... finchè in Italia la scuola non sarà libera, nemmeno gl' italiani saranno liberi...".

ANTONIO GRAMSCI: "... noi socialisti dobbiamo essere propugnatori di una scuola libera... di una scuola lasciata all' iniziativa dei privati e dei Comuni...".

DON LORENZO MILANI: "... la scuola di Barbiana ha 20 allievi, nessuno figlio di papà, è dei preti, non ha dallo Stato nessuna sovvenzione ma anzi aperta opposizione ed è senza dubbio l' unica scuola funzionante nel territorio della Repubblica...".

CAMILLO RUINI: "... la questione della scuola libera non è solo una rivendicazione dei cattolici ma una questione più generale che riguarda le libertà civili...".

GIOVANNI PAOLO II: "... i pubblici poteri devono preoccuparsi che le sovvenzioni pubbliche siano erogate in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà...".

LUIGI EINAUDI: "... Trial and error, ecco il metodo dei reginmi liberi. Così per la scuola, essa è libera e feconda finchè qualcuno abbia diritto di dire: io conosco programmi e metodi migliori e apro una mia scuola in cui proclamo, diffondo e insegno la mia verità.

DARIO ANTISERI: "... la libertà di scelta educativa delle famiglie (buono) non ha come unico contraltare il monopolio statalista... deve guardarsi anche dall' insidioso metodo delle convenzioni, vero cappio che trasforma il libero educatore in un postulante ai piedi del potere politico...".

SALVATORE VALITUTTI: "... l' espressione "Religione di Stato" ci fa inorridire mentre l' espressione "Scuola di Stato" ci appare naturale. Eppure sono equivalenti, che cos' è la "Scuola di Statto" se non una "Religione di Stato"?

... e via cantando.

In fondo è per questo che trovo stucchevoli le battaglie di Israel contro i "pedagoghi" e i "metodologisti". Forse è perchè nel mio intimo so che la scuola migliorerà lentamente non certo grazie ad una fantomatica riforma che tarda più di Godot, ma piuttosto grazie al semplice riconoscimento di alcuni diritti elementari della famiglia.

Dentro il buono scuola e fuori il valore legale dei ogni titolo di studio. Ecco come si comincia a levare qualche cerotto da bocche che forse hanno qualcosa da dirci.

mercoledì 21 aprile 2010

Stucco

Allulli pensa che esistano metodi validi per dare una valutazione quantitativa alle prestazione dello studente.

Israel si oppone con la consueta "serenità e pacatezza" di chi è stato morsicato da strani rettili.

C' è un gran sfoggio di ricerche e studi, approfittatene per approfondire.

La cosa che meglio si capisce, comunque, è l' utilità di una battaglia contro la scuola unica.

Beato il giorno in cui Israel e Allulli potranno trovare soddisfazione iscrivendo i loro figli nella scuola che risponde meglio alle loro esigenze.

Visto il tenore dello scontro non pare proprio che sia la stessa.

Concentrandosi sulla salvezza dei loro figli e trascurando quella degli altri bambini, sicuramente eviteranno battibecchi; inoltre, sottoponendo la rispettiva prole a sperimetazione differenti con esito visibile a tutti, contribuiranno in modo più pacifico e fattivo al dibattito.

Chiamatela pure virtù dell' egoismo, una virtù tanto rara in un tempo dove s' intensifica la circolazione dei "salvatori del mondo".

giovedì 11 marzo 2010

Early childhood education

Intervista a James Heckman.

Raccomando la sezione Early childhood education.

Riassunto: puntare sui big five nei 0-7 anni.

Traduzione a beneficio del Ministro della Pubblica Istruzione e dell' Università: concentrati sulla sostanza formativa, ovvero sugli asili. Del resto occupati nel tempo libero.



Qualcuno ha un' idea pratica di cosa significhi "puntare sulle abilità non-cognitive"?

Ipotesi: regole, motivazioni, tranquillità, concentrazione, devono essere anteposte alla capacità di risolvere problemi?

Sì, ma in concreto? Andare a letto alle 8,30 senza brontolare è più formativo di passare il terzo livello del giochetto elettronico luminescente o di fare l' ingegnere con il Lego, o di imparare presto a leggere e scrivere? Il bambino disciplinato che non si annoia facilmente (perchè sa motivarsi) ha davvero più speranze del genietto capriccioso?

Sembra incredibile ma la posizione modernista e tremendamente all' avanguardia di chi accetta un IQ rigido e in gran parte genetico, rivaluta poi taluni metodi educativi tradizionali.

lunedì 25 gennaio 2010

mercoledì 9 dicembre 2009

Finanziare la scuola?

Sì, attenzione però poichè c' è una forte correlazione tra i trasferimenti in favore della scuola e l' anti democraticità dei governi che li pongono in essere:

Governments use public education and public ownership of schools and the media to control the information that their citizens receive... More totalitarian governments as well as those with larger wealth transfers make greater investments in publicly controlled information...

Sorprendente?

Direi di no, specie per chi pensa che il ruolo primario della scuola non sia affatto quello di istruire.

Molti di questi ruoli alternativi gli abbiamo già visti. Possiamo ora tranquillamente aggiungerci la necessità di propagandare.

Certo che ripensando alla questione, nella testa rimboba l' eco delle parole:

... Governments use public education and public ownership of schools and the media to control the information that their citizens receive...

Forse nell' Italia Berlusconiana, per setacciare chi veramente si preoccupa delle sorti della libera informazione da chi brandisce questa materia a soli fini politici, dovremmo verificare chi sfila in piazza all' anti-B day e contemporaneamente si batte contro il monopolio della scuola pubblica. Forse scopriremmo che l' ipocrisia in politica è (quasi) tutto.

P.S. E non venite a dirmi che è una teoria stramba o "ostile", visto che spesso la cosa è rivendicata da coloro che sostengono a viva voce la scuola pubblica.

Esempio? Decisione di un tribunale della California contro l' homeschooling:

“A primary purpose of the educational system is to train school children in good citizenship, patriotism and loyalty to the state and the nation as a means of protecting the public welfare.”

Di primo acchito, chi non penserebbe di vivere in uno stato fascista (o socialista)?

P. P. S. Volete ancora una ragione per non far piovere risorse sulla scuola? I suoi rendimenti sono fortemente decrescenti, chi ha aperto i rubinetti della spesa non ha poi incassato granchè.

lunedì 23 novembre 2009

Teoria dell' Accademia

Il colloquio intrattenuto con Vallauri mi stimola a stendere in modo più organico una teoria dell' Accademia.

Ma perchè sono tanto scarse le risorse che s' indirizzano verso la formazione superiore? Ma perchè languono gli stipendi dei professori universitari!? Eppure lo constatiamo tutti i giorni, avere un sistema accademico di prim' ordine non è mai dsgiunto da ricchezza e progresso sociale.

Difficile rispondere. Comincerei con il cassare la "logica della zucchina", quella secondo cui si tende a non premiare i fattori produttivi che intervengono "lontano" dal consumatore. La respingo poichè irrazionale.

Cos' altro ci resta?

Ci sarebbero pur sempre le teorie standard, quelle per cui la riluttanza ad applicare le logiche del libero mercato in questi settori finisce per colpire i migliori livellando tutto verso il basso. Ma anche qui c' è qualcosa che non convince.

Dobbiamo dunque rinunciare ad una comprensione del fenomeno?

No, ci sono pur sempre le teorie radicali dell' Accademia.

Di cosa si tratta?

Attribuiscono all' Accademia funzioni ausiliarie che si affiancano a quella formativa.

Ovvero?

Alcune ritengono che l' Accademia sia anche un' agenzia matrimoniale, altre che sia un' agenzia di accreditamento; poi c' è chi ritiene che sia una griffe. Altri la reputano una palestra dove i cervelli sono chiamati a fare esercizi anche banali purchè faticosi al fine di allenarsi allo sforzo continuato. Potrei continuare.

Mi chiedo perchè mai ipotesi all' apparenza tanto stravaganti.

Per spiegare un dato di fatto: non esiste una relazione chiara tra la qualità degli studi superiori e la produttività sul posto di lavoro di coloro che hanno portato a termine quegli studi.

Strano, di solito chi frequenta corsi di studio prestigiosi ha poi una posizione invidiabile in campo lavorativo.

E infatti la relazione tra qualità degli studi ed entità dello stipendio percepito a posteriori esiste eccome!

Ma tutto cio' come si ricollega al quesito iniziale?

Per l' Accademia diventa decisivo produrre una risorsa particolare: il "prestigio accademico".

Perchè?

Pensaci un attimo. Facciamo il caso dell' Accademia agenzia matrimoniale. Cosa garantisce all' Accademia di essere un' ottima agenzia dove fare incontri esclusivi? Il prestigio che puo' vantare!

Vabbè, e se bisogna produrre "prestigio", come si procede?

Ci sono vari modi, ma adesso voglio concentrarmi su uno particolare. Ad uso e consumo dei profani (ovvero di coloro per cui è troppo costoso approfondire) viene fatta circolare una "versione eroica dell' insegnamento". Chiamiamola versione essoterica. Nella vulgata, quindi, la qualità dell' insegnamento diventa decisiva.

E qual è la versione esoterica corrispondente?

Se ci limitassimo alla produttività reale dell' Università, avremmo delle Università à la Murray, un posto dedito alla selezione prima ancora che alla formazione. Qui l' insegnante non è un eroe, bensì un semplice ed onesto operaio. Usando il gergo del post d' origine diremmo che è un semplice "Giovanni" con tanti "Carlo" dietro pronti a sostituirlo. Quello che fa è essenziale, ma lui non è essenziale, lui è sostituibile. Questa è la versione degli iniziati.

Conseguenze?

Innanzitutto ci sarà una discrepanza tra lo stipendio effettivamente percepito dall' insegne docente e quello che per lui attende l' opinione pubblica. Il prestigio che aleggia intorno alla sua figura, abbiamo visto, non riguarda la crucialità del suo ruolo, serve invece all' Accademia per assolvere al meglio quelle che ho chiamato "funzioni ausiliarie". Lo stesso dicasi sull' entità dei fondi destinati al settore.

Altre conseguenze?

Che la "discrepanza" è giustificata e non ha senso intervenire per sanarla.

Tutto quadra, ma io non ce li vedo questi "iniziati" che complottano per diffondere l' ideologia del "prestigio accademico".

Nessuno crede al "complotto". Sta di fatto che un comportamento del genere, per quanto detto, è razionale, e la razionalità non ha certo bisogno di essere pensata per realizzarsi!

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