martedì 10 luglio 2018

L’ANIMALE SOCIALE

L’ANIMALE SOCIALE
L’uomo è un animale sociale (che non significa socialista ma tribale).
Cio’ che ci ha affrancato dalla tribù (e ci distingue dalle scimmie) è la capacità di produrre legami, coordinamento e cooperazione attraverso la CULTURA. Pensiamo solo al miracolo dell’occidente:
1. 100.000 anni fa (da centinaia di migliaia di anni) vivevamo in tribù (max 150 anime) nomadi raccogliendo frutti e cacciando. Eravamo molto solidali tra noi e molto aggressivi e sospettosi con il nemico (le altre bande). Il nostro cervello si è formato lì, è fatto per risolvere i problemi che avevamo allora, quella è la nostra NATURA.
2. Circa 10.000 anni fa – poiché abbiamo imparato a coltivare i campi e dovevamo difendere un capitale – siamo riusciti a cooperare alla grande formando società più estese grazie ad istituzioni fortemente gerarchiche: ognuno aveva un posto e lo accettava senza tante discussioni, anche lo schiavo.
3. 3000 anni fa le maggiori religioni hanno riabilitato lo straniero: siamo creati uguali, abbiamo la medesima dignità, possiamo fidarci l’uno dell’altro se solo accettiamo di venerare il grande Dio tutte le genti. Chi fa questo è il benvenuto.
4. 300 anni fa abbiamo cominciato a mettere in discussione le gerarchie fisse della società, capitalismo e democrazia sono pian piano emersi: esistono dei diritti individuali e il mercato puo’ legittimamente migliorare o peggiorare la tua posizione. Le società si sono aperte e il miracolo della cooperazione è divenuto globale. Tuttavia, una cooperazione così estesa e reticolare non puo’ più affidarsi né alla gerarchia né tantomeno ai legami personali tipici del tribalismo, deve affidarsi alla cultura artificiale del mercato anonimo. La nostra strepitosa ricchezza (insieme alle strepitose diseguaglianze) è un portato culturale, come tutte le imprese dell’uomo. Si tratta però di una cultura preziosa quanto fragile poiché distante dalla nostra natura.
Compiendo questi 4 passi l’Occidente ci ha condotto dove siamo. Ma il posto in cui siamo non piace a tutti, non piace al mondo degli artisti e degli intellettuali progressisti che vedono sfruttamento e oppressione ovunque, non piace in genere agli utopisti (ispirati da Rousseau e Marx) che lo criticano ogni giorno posseduti dai loro sogni romantici. Ma picconare quel che c’è (suicidio dell’Occidente) non realizzerà quei sogni, ci ricondurrà piuttosto al tribalismo, cioè a quella natura fondamentale dell’uomo da cui l’occidente si era faticosamente affrancato.
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