IL FONDAMENTALISMO NON ESISTE: L’OCCIDENTE PUO’ CONVERTIRE IL MONDO INTERO.
I disaccordi sono di due tipi:
1) Si condividono i valori ma ci si divide sull’interpretazione dei fatti. Esempio: concordiamo che i paesi poveri vadano aiutati ma litighiamo su come farlo nel modo migliore.
2) C’è conflitto sui valori. Esempio: c’è chi ritiene che sia nostro dovere aiutare i paesi poveri e chi no.
Molti (fondamentalisti) ritengono sanabile il primo disaccordo ma non il secondo. Per costoro i valori non sono negoziabili, sono dati, ispirati da Hume ritengono la distinzione fatti/valori radicale. Magari la guerra civile sarà evitata per questioni pragmatiche ma l' "altro" sarà sempre un nemico.
E’ davvero impossibile cambiare i valori di una persona, ovvero convertirla? Forse è impossibile convertire un robot con valori programmati a priori ma per quanto riguarda l’uomo mi riesce difficile pensare che fatti e valori siano tanto scollegati. Anche i terroristi kamikaze non sono dei mutanti valoriali nati così come si presentano, hanno maturato le loro convinzioni in un contesto, professano la loro visione perché credono vere certe cose. Anch’io se credessi alle verità dell’Islam wahanabita considererei l’occidente un posto peccaminoso da emendare, con un certo sforzo posso anche capirli e quindi convertirli. Allo stesso modo capisco anche il ladro, il ricattatore, il frodatore, il pettegolo, il killer, l'invidioso, il satanista, l'abortista… Chi pensa sia nostro dovere aiutare i paesi poveri, tanto per fare un altro esempio, non pensa che sia nostro dovere devolvere l’intero bilancio sanitario italiano in favore del Congo, di conseguenza conosce nel suo animo le motivazione di chi pensa che uno stato debba badare solo ai suoi cittadini. Del resto, anche l’egoista sente un po' di empatia di fronte alle disgrazie di una catastrofe naturale che colpisce un paese diverso dal suo.
Ma come nascono i valori che professiamo? La mia ipotesi preferita: dapprima sperimentiamo in un contesto necessariamente ristretto e da quell’esperienza cerchiamo di inferire delle leggi morali generali. Poi, con l’allargamento della nostra esperienza, le correggiamo via via e constatiamo tutte le eccezioni a cui quelle leggi vanno soggette. In questo senso è una ricerca infinita. Questo movimento, finché si crede nell'esistenza di una meta, non implica alcun relativismo.
Conclusione: i principi non negoziabili sono un mito e la conversione del prossimo sempre possibile. Se “il resto del mondo” fa più figli noi non dobbiamo disperare e temere un’invasione ineluttabile, noi, infatti, possiamo "convertirli tutti" ai nostri valori prolungando così la nostra civiltà, un compito duro, ma non impossibile se davvero riteniamo che la nostra ricerca valoriale sia in uno stadio più avanzato: i valori che proponiamo non sono certo quelli dell’Impero Romano morto invaso dallo straniero.