lunedì 23 luglio 2018

AVANGUARDIA

AVANGUARDIA
Chi di fronte un’ opera di avanguardia sbotta: “ma questa roba poteva metterla insieme anche mio nipotino!” forse denuncia crassa ignoranza, ma anche chi aderisce prontamente con entusiasmo potrebbe essere cascato in una trappola cognitiva, ce ne sono infatti parecchie a minacciarlo:
TRAPPOLA DELL’AUTOCOFERMA: chi si aspetta di trovare roba buona – magari perché ritiene che in un “museo” non possa esserci altro – tende poi a vedere confermate le proprie attese.
TRAPPOLA DELL’ “A POSTERIORI”: se accade qualcosa nel mondo dell’arte – per esempio il successo di una certa strana opera o di un certo artista bizzarro – tendiamo poi a pensare che le cose non avrebbero potuto andare altrimenti, che le alternative siano state sconfitte perché irrilevanti. E’ come se postulassimo l’esistenza di cause profonde e inevitabili a cui è saggio adeguarsi.
TRAPPOLA DEL CONFORMISMO: se siamo al museo e tutti guardano con ammirazione una scatoletta di zuppa prelevata da un supermercato, tendiamo ad unirci al gregge, specie se il valore artistico di quell’oggetto è periziato da critici pensosi che ne scrivono a lungo e ci perdono dietro gran parte del loro prezioso tempo.
TRAPPOLA NARCISISTICA: dire con le pupille rovesciate “la visita al museo è stata una grande esperienza” ci eleva agli occhi di tutti (soprattutto ai nostri) rispetto alla liquidazione insensibile di chi afferma perentorio: “è tutta fuffa”.
A questo punto si pone un quesito cruciale: la gente sottovaluta l‘arte contemporanea perché ignorante o la sopravvaluta perché affetta da lacune cognitive? Boh, si potrebbe salomonicamente concludere lasciando che ognuno apprezzi cio’ che crede, purtroppo esiste un buon motivo per combattere fattivamente la cattiva arte: spiazza quella buona.