LA BATTAGLIA INFINITA CONTRO IL SESSISMO
Il relativismo è percepito ovunque: un atleta prestante diventa un nanerottolo se lo metti in una squadra di basket. E’ percepito anche dove non te lo aspetteresti, per esempio nella percezione dei colori. Uno dice “il blu è blu” ma le cose sono un po’ più complesse. Se mi chiedono di contare quanti pallini blu vedo su uno schermo dove compaiono pallini di tutti i colori, io rispondo senza esitazioni. Magari altri a cui viene posta la medesima domanda daranno una risposta diversa, d’altronde ci sono pallini con sfumature di rosso e di blu che io conto tra i rossi ma qualcun altro potrebbe contare tra i blu. Poco male. Senonché, in certe condizioni, anch’io vario inconsciamente i miei criteri e comincio a considerare blu le palline che prima consideravo rosse. Quando? In genere quando le palline chiaramente blu proiettate sullo schermo diminuiscono. Sì, quando il blu scarseggia io comincio a vederlo anche dove prima non lo vedevo. La nostra mente funziona così: la penuria produce miraggi.
Questo fenomeno spiega perché la battaglia contro il sessismo non è mai finita: chi la intraprende non percepisce i progressi fatti e comincia a vedere sessismo ovunque, anche laddove prima non c’era. Per esempio, ieri il giudizio “le donne hanno inclinazioni differenti rispetto agli uomini” non era un giudizio sessista, oggi sì. In sostanza, quando il sessismo reale diminuisce quello percepito potrebbe anche aumentare.