IL MERITO GENERA DISEGUAGLIANZA
Ai bei tempi si pensava che il mondo della rete erodesse i vantaggi dei “giganti” aprendo così la strada alla riscossa dei “piccoli”. Ahimé, oggi sappiamo che il capitale umano - ovvero il capitale della new economy - crea ancora più diseguaglianze del capitale industriale. Piccole squadre dell’élite talentuosa possono sostituire larghe masse di lavoratori. I talenti tendono poi a concentrarsi poiché per non sprecare il lavoro di un grande talento conviene affiancargli un altro grande talento (alla NASA, tanto per dire, anche l’impresa di pulizie è la migliore d’America). I lavori da portare a termine in campi come la programmazione software sono delicati e conviene essere in pochi per concentrarsi meglio sull’obbiettivo (Amazon recapita massimo due pizze in ogni ufficio). In questo sistema, poi, solo i migliori migliorano: solo a chi si è distinto vengono offerte stimolanti proposte in grado di incrementare la sua esperienza e le sue connessioni, il che genera enormi barriere all’entrata. I problemi di un’azienda innovativa sul punto di esplodere, inoltre, sono talmente particolari che vengono affidati sempre alle poche persone che li hanno già gestiti in passato cosicché le varie élite manageriali spesso si limitano a cambiare di posto in un gioco combinatorio di carattere endogamico.
Nell'era digitale, purtroppo, talento, merito, abilità e competenza generano una diseguaglianza che l’era industriale – con il suo capitale fisico, le sue economie di scala e i suoi monopoli – non ha mai conosciuto.