lunedì 30 luglio 2018

IL DIO DEI RAZIONALISTI

IL DIO DEI RAZIONALISTI
La prova ontologica dell’esistenza di Dio – da Anselmo in poi - mi ha sempre lasciato freddo per un motivo preciso: non ha un fondamento logico. Un peccato veniale per altri approcci ma mortale per l’approccio in cui la logica viene esaltata. In altri termini, dopo aver esposto le ragioni di Anselmo lo scettico potrebbe sempre opinare: “sei sicuro di aver provato l’esistenza di Dio quando nemmeno riesci a provare che puoi farlo?”. A questo punto la replica puo’ imboccare due vie che sono entrambi vicoli ciechi: o provo che posso farlo, ma in questo caso violo il teorema di Goedel dimostrando indirettamente che il mio sistema logico è incoerente, e che quindi puo’ dimostrare tutto (sia l’esistenza di Dio che la sua non-esistenza); oppure ammetto che non posso fare cio’ che mi si chiede ammettendo che le ragioni di Anselmo non hanno base logica pur investendo tutto sulla logica.
Cio’ non significa che il concetto di Dio sia privo di un suo significato logico, al contrario. Il razionalista sa che ogni spiegazione razionale deve avere un "fondamento" per essere accettata come tale, sa cioè che una catena di spiegazioni che regredisce all’infinito equivale ad assenza di spiegazione. Ebbene, Dio, per molti, è questo fondamento. Naturalmente “Dio” non ha il monopolio del “fondamento” ma, da un punto di vista non più razionale ma storico, il concetto ha ricevuto una tale consacrazione che disperdere una simile eredità costituirebbe un atto sciagurato.
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