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Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, per cui dedicherò i miei post a quella che definirei la mia "morbida conversione in divenire" a questa filosofia morale. Ecco il primo, riguarda il finzionalismo deontico. E' una prassi di conversione non traumatica.
Alcuni filosofi cristiani sono dei finzionalisti religiosi ( = atei devoti): concedono che la loro religione non sia letteralmente vera, ma abbracciano comunque i suoi rituali e le sue pratiche perché li trovano utili. Quando affermano i dogmi della loro chiesa, c'è un implicito qualificatore "secondo la finzione". Tuttavia, non intendono tutto cio' in modo dispregiativo. Pensano che sia una finzione buona e utile da mettere in atto, forse per motivi sociali o emotivi.
Parallelo: è interessante considerare se alcuni di coloro - tipo io - che sono inizialmente attratti dalla deontologia del "buon senso" potrebbero ritenersi soddisfatti dal finzionalismo deontico: concedere che le affermazioni teoriche della deontologia siano fuorvianti, ma approvarne ugualmente le norme pratiche. Se questo rende più facile per costoro mantenere la motivazione, allora impegnarsi nella finzione deontologica - comportarsi come se la teoria fosse vera - potrebbe rivelarsi buono e UTILE. È qualcosa che si può fare senza rimanere bloccati dal bagaglio teorico della deontologia. Una forma morbida di conversione all'utilitarismo.
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In occasione della giornata mondiale dell'utilitarismo, continuano i miei post sul tema. Qui vorrei spiegare il perché sto pensando di convertirmi a questa etica.
1) Perché mantengo da sempre un approccio utilitarista nel 95% delle questioni che affronto. Sarei un ipocrita se non mi considerassi un utilitarista. Magari un utilitarista prudente ma pur sempre un utilitarista. Per mettere i puntini sulle i c'è sempre tempo.
2) Perché sono la persona più esplicitamente utilitarista che conosca.
3) Perché nel conflitto delle idee gli unici argomenti che fanno breccia nella corazza della controparte sono quelli utilitaristi. Quando uno ha idee per lui disastrose che fino a ieri riteneva corrette, di solito diventa molto pensieroso.
4) Perché gli utilitaristi sono persone con cui è facile e bello discutere. Esempio: non sono un altruista efficace ma traggo sempre un grande profitto nel frequentare questa tribù.
5) Perché l'utilitarsmo è sia universale (tutte le utilità sono uguali) che locale (io sono la persona che conosco meglio e a cui posso apportare più bene).
6) Perché gli esperimenti mentali che mettono in ridicolo l'utilitarismo soffrono dei limiti tipici degli esperimenti mentali. Se davvero fossimo capaci di immergerci in realtà tanto stravaganti, probabilmente la nostra etica cambierebbe in modi impensati. Se non cambia è perché non ne siamo capaci.
7) Perché nei Vangeli riscontro che i ragionamenti utilitaristici abbondano. Non sembra quindi esserci un grande conflitto tra cristianesimo e utilitarismo. Inferno e Paradiso sono ottimi incentivi, tanto per dire.
8) Perché nella Scuola di Comunità ciellina che frequento verità e felicità sono praticamente sinonimi. Ci si chiede di continuo di fare esperienza di Cristo per poi "verificare", dove quel "verificare" significa constatare se siamo soddisfatti. L'approccio utilitarista sembra quindi presente sotto traccia.
9) Perché le intuizioni su cui si basano i "diritti naturali" - ma guarda caso - devono essere inculcate a forza nelle scuole mentre le intuizioni su cui si basa l'utilitarismo sono talmente ovvie che sarebbe risibile insegnarle a qualcuno. Cosicché, quando le due confliggono, sembra chiaro con chi è meglio stare.
9) Perché Richard Y Chappell è un filosofo notevole e mi ha quasi convinto.
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Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, ovvero il giorno adatto per dimostrare che chi non condivide questa posizione morale è nel suo animo un TRADITORE.
Cerca di calarti in questo scenario: sei tra le dieci persone che abiteranno il mondo, anche se non conosci ancora quale sarà la tua identità futura. Quello che sai è che per te la vita è preziosa. Domanda: preferisci abitare un mondo dove un evento funesto sopprima una persona oppure un mondo dove ne vengano soppresse cinque? La risposta è scontata. Per una semplice questione di probabilità tu - come tutti gli altri - preferirete la prima scelta in quanto ciò massimizza sia il tuo benessere che quello degli altri. Ma questa è una scelta utilitarista. Perché mai, una volta nati, dovremmo ritirare questa impostazione? Conclusione: la deontologia è un tradimento rispetto al nostro pre-impegno. Quando si sa di essere ricchi, non si vuole più dare ai poveri. Quando nel trolley problem sai di essere in cima alla passerella, non vuoi più agire per salvare le cinque vite che giacciono sui binari, anche se dietro un velo d'ignoranza pensavi in modo differente. IMO: dovremmo attenerci a ciò che tutti noi avremmo accettato prima di conoscere le nostre posizioni nel mondo. Dovremmo essere tutti utilitaristi.
Oggi è la giornata mondiale dell'utilitarismo, il pomeriggio sta finendo ma molti sono ancora indecisi nel compiere il grande passo verso questa etica. Sono preoccupati, pensano che l'utilitarismo sia troppo impegnativo. Pensano, per esempio, che se anche ci fosse una piccola probabilità che gli animali soffrano, dovremmo essere vegani. E' chiaro che una piccola probabilità sono disposti a concederla anche gli anti-animalisti più focosi. Tuttavia, ci si consoli, quelle non sono affatto le conclusioni corrette. Non è così. Io sono in quelle condizioni ma non ho nessuna intenzione di diventare vegano. Perché? Perché per me, come per voi, sarebbe estremamente impegnativo. Mi piacciono troppo i cheeseburger. Fortunatamente, cio' che conta nel mondo utilitarista non è fare errori ma correggerli. Una volta che noto i miei errori in un ambito della vita (nessuno è perfetto) posso correggerli impegnandomi di più in un altro, magari a me più congeniale. Posso anche decidere consciamente di fare le scelte sbagliate avendo già in mente le rettifiche da apportare successivamente. Mangiare carne non è l'ideale, ma non è nemmeno la fine del mondo. Almeno finché non compensi questa tua debolezza con qualcosa di buono, per esempio facendo della beneficienza. Oppure facendo la stessa beneficienza che facevi prima ma in modo più oculato. Oppure impegnandoti di più sul lavoro (straordinari) diventando più ricco e, quindi, creando più ricchezza da immettere nella società. Ci sono tanti modi per migliorare il mondo e ognuno ha i suoi talenti da investire. Insomma, è del tutto coerente sostenere che: (1) L'acquisto di carne non è giustificato perché gli interessi morali degli animali d'allevamento superano direttamente il nostro interesse a mangiarli. Quindi l'acquisto di un cheeseburger costituisce un errore morale e pratico. E tuttavia: (2) Sarebbe un errore morale e pratico ancora più grave investire i tuoi sforzi per correggere questo piccolo errore, se invece puoi ottenere un guadagno morale maggiore dirigendo i tuoi sforzi altrove (ad esempio, facendo l'educatore in oratorio). Se già non ti piace la carne, diventare vegano puo' essere una buona scelta ma se invece ne sei ghiotto, sarebbe davvero una pessima scelta. Segui il tuo talento.
aaaaaaaa
https://benthams.substack.com/p/the-ultimate-argument-against-deontology
Da dietro un velo di ignoranza, tutti coloro che si trovano nella situazione sarebbero razionalmente favorevoli ad ucciderne uno per salvarne cinque, in quanto ciò aumenta notevolmente le loro possibilità di sopravvivenza.Prima di aprire gli occhi per la prima volta, abbiamo tutti un motivo decisivo per impegnarci a sostenere i compromessi utilitaristici (a condizione che gli altri facciano lo stesso), in quanto ciò massimizza il nostro benessere atteso.La deontologia è una defezione. Quando si sa di essere ricchi, non si vuole più dare ai poveri. Quando sa di essere in cima alla passerella, non vuole salvare i cinque sui binari. Ma se la situazione fosse al contrario, penserebbe in modo diverso. E il resto di noi non ha motivo di sancire il suo privilegio dello status quo.Dovremmo attenerci a ciò che tutti noi avremmo accettato prima di conoscere le nostre posizioni nella vita. *Spingere*La filosofia morale progredisce attraverso l'equilibrio riflessivo: soppesando la plausibilità dei principi fondamentali di una teoria rispetto a quella dei suoi verdetti sui casi. Il consequenzialismo ha principi fondamentali molto più plausibili. I verdetti sui casi non favoriscono chiaramente la deontologia letterale rispetto al finzionalismo deontico o al consequenzialismo a due livelli.
https://www.goodthoughts.blog/p/three-arguments-for-consequentialism
Alcuni filosofi cristiani sono dei finzionalisti religiosi: concedono che la loro religione non è letteralmente vera, ma abbracciano comunque i suoi rituali e le sue pratiche. Quando affermano i dogmi della loro chiesa, c'è un implicito qualificatore "secondo la finzione". Tuttavia, non lo intendono in modo dispregiativo. Pensano che sia una finzione buona e utile da mettere in atto, forse per motivi sociali o emotivi.
È interessante considerare se alcuni di coloro che sono inizialmente attratti dalla deontologia "di buon senso" potrebbero essere soddisfatti del finzionalismo deontico: concedere che le affermazioni teoriche della deontologia sono fuorvianti, ma approvare le norme pratiche. Se questo rende più facile per loro mantenere la motivazione, allora impegnarsi nella finzione deontologica - comportarsi come se la teoria fosse vera - potrebbe rivelarsi buono e utile. È qualcosa che si può fare senza rimanere bloccati dal bagaglio teorico della deontologia.
https://www.goodthoughts.blog/p/three-arguments-for-consequentialism
Etica del cheeseburger. Compensa!
Eric Schwitzgebel invoca l'"etico del cheeseburger" - un filosofo morale che concorda sul fatto che mangiare carne è sbagliato, ma che mangia comunque carneHo certamente un'alta considerazione dei vegani. Eppure... non lo sono.è proprio riflettendo sul modo in cui ritengo di vivere una vita ampiamente consequenzialista che possiamo vedere che evitare gli errori morali in sé non è una priorità elevata (per i consequenzialisti del mio genere). Conta molto quanto sarebbe utile rimediare all'errore e se i suoi sforzi potrebbero essere spesi meglio altrove.
Dovremmo solo essere onesti sul fatto che le nostre scelte non sono sempre perfettamente giustificate. Non è l'ideale, ma non è nemmeno la fine del mondo.Non credo che mangiare carne sia sbagliato in questo senso. Non è come torturare i cuccioli (così come non donare abbastanza in beneficenza non è come guardare un bambino annegare in questo senso). Piuttosto, potrebbe richiedere uno sforzo non banale da parte di una persona generalmente rispettabile, e questi sforzi potrebbero essere meglio spesi altrove.Per la maggior parte delle persone, la priorità morale principale dovrebbe essere quella di donare di più a enti di beneficenza efficaci.Le decisioni sul consumo personale, invece, devono essere molto in basso nella lista delle priorità.è coerente sostenere contemporaneamente che: (1) L'acquisto di carne non è giustificato: gli interessi morali degli animali d'allevamento superano direttamente il nostro interesse a mangiarli. Quindi l'acquisto di un cheeseburger costituisce un errore morale e pratico. E tuttavia: (2) Sarebbe un errore morale e pratico ancora più grave investire i suoi sforzi per correggere questo piccolo errore, se invece può ottenere un guadagno morale molto maggiore dirigendo i suoi sforzi altrove (ad esempio, donazioni).Naturalmente, se lei è già vegano, o potrebbe diventarlo facilmente e con costanza, con uno sforzo minimo, allora faccia pure!gli individui variano in base a quali attività trovano personalmente facili o difficili, quindi vale la pena di pensare a come dare priorità ai propri sforzi.(Ho donato più di 10.000 dollari a questo settore, ho intenzione di donare di più in futuro e ritengo che questo sia molto più importante dell'evitare personalmente il consumo di carne,qualunque cosa faccia, non lasci che la dissonanza cognitiva derivante dal mangiare carne la illuda di credere che gli animali non siano importanti, o che lei non possa fare la differenza.
https://www.goodthoughts.blog/p/confessions-of-a-cheeseburger-ethicist
Come distinguere lo strumentale fal finale: fungibilità.
Ora, perché pensare che il valore strumentale debba essere fungibile? Intuitivamente: un mezzo è buono come un altro, a condizione che si arrivi allo stesso risultato in termini di obiettivi finali. Se non abbiamo alcun motivo per volere X oltre alle nostre ragioni per volere Z, allora il fatto che quest'ultimo obiettivo sia servito altrettanto bene da un mezzo alternativo Y (senza influire negativamente sugli altri obiettivi) implica che non possiamo avere alcun motivo per preferire X a Y. È come scambiare due banconote da 10 dollari con una da 20 dollari.
https://www.philosophyetc.net/2009/08/mark-of-instrumental.html?m=1