venerdì 28 giugno 2024

onere della conoscenza

La zavorra della conoscenza.

La scienza stenta a progredire? Perché? Alcuni spiegano questo fatto ipotizzando un freno intrinseco all'esplorazione delle idee, che diventa più gravoso man mano che impariamo di più. E' la "zavorra della conoscenza, baby". Le nuove idee sono intrinsecamente più difficili da trovare, perché bisogna dedicare più tempo all'apprendimento di quelle vecchie prima di essere pronti ad espandere la frontiera. Questo fatto concorda con molte osservazioni (l'età dei Nobel e dei ricercatori, la specializzazione sempre più spinta, eccetera...). Tuttavia, spunta una domanda interezzante: la scienza progredisce sganciando le sue zavorre o caricandosene di nuove? Nel primo caso quanto appena detto non avrebbe senso. Ma la storia del progresso scientifico e tecnologico mostra innumerevoli esempi in cui questo presupposto è falso. Il mio preferito è la meccanica orbitale. Per migliaia di anni il modello standard per le previsioni astronomiche è stato il modello geocentrico di Tolomeo. La Terra era al centro e tutti i corpi celesti ruotavano intorno a noi. Questo funzionava bene, ma le cose si complicarono perché, dalla nostra prospettiva, molti di questi corpi celesti cambiavano direzione e orbitavano in senso opposto in vari momenti dell'anno. Tolomeo e i suoi antenati astronomi spiegarono i moti "retrogradi" introducendo "anse" extra nei loro modelli, chiamate "epicicli". Nel XV secolo, gli astronomi avevano accumulato secoli di misurazioni meticolose e le avevano incorporate in complessi percorsi orbitali, che corrispondevano alle loro osservazioni. Imparare questi modelli e fare abbastanza misurazioni per migliorare uno di essi richiedeva un'intera vita di devozione monastica allo studio delle stelle. La zavorra della conoscenza era immensa. Ma poi arrivò Copernico e la gran parte di questa zavorra venne scaricata grazie al modello eliocentrico. Vediamo schemi simili nella transizione dalla meccanica newtoniana a quella relativistica o dall'algebra geometrica greca discorsiva alle equazioni simboliche arabe o dall'alchimia superstiziosa alla chimica fisicamente fondata. Non è una regola generale che tutte le conoscenze del passato debbano essere apprese per creare qualcosa di nuovo. Spesso, la conoscenza passata viene completamente soppiantata da una nuova scoperta e il progresso può continuare senza aumentare ma addirittura diminuendo l'investimento educativo necessario. Allo stesso modo, è vero che lo scienziato moderno è altamente specializzato e utilizza decine di strumenti estremamente complessi che non potrebbe ricreare da solo, ad esempio microscopi elettronici, supercomputer e sintetizzatori di proteine. Certo, il carico di conoscenze necessarie per comprendere a fondo tutti questi strumenti è troppo grande, fortunatamente puo' appaltare ad altri le sue conoscenze senza rimpianti, domani spero potrà farlo scegliendo come appaltatore l'IA.

Detto questo, esistono spiegazioni alternative alla stagnazione scientifica? Un'alternativa è la DECADENZA: l'istituzione accademica si sta deprezzando. Le reti autoreferenziali di scienziati e revisori premia una coorte fissa di ricercatori che invecchia ogni anno. Gente avversa al rischi che vuole evitare correzioni umilianti più che fare scoperte interessanti. Un modello di business basato sull'esclusività che presenta sempre più ostacoli man mano che il pool iniziale di candidati cresce. una spiegazione basata sul decadimento istituzionale suggerisce una soluzione: la metascienza. Riprogettando le nostre istituzioni accademiche, possiamo invertire alcune di queste tendenze.

https://www.theseedsofscience.pub/p/against-the-burden-of-knowledge