LA MODA DELLA POVERTA'
Oggi va molto di moda parlare della povertà, un po' come sul finire del XVIII secolo. Tuttavia, l'occidente crsitiano di regola ha trascurato l'argomento, i poveri erano semplicemente una classe viziosa che non meritava particolare attenzione, quasi una vergogna da occultare. Robert Moss invitava il povero a rassegnarsi alla condizione a cui Dio l'aveva destinato. Philippe Hecquet considerava il povero come l'ombra nei quadri, la cui funzione è quella di mettere in risalto le figure luminose; le cause della povertà erano scontate per tutti: volere divino e comportamento sconsiderato del barbone, in ogni caso tutto rientrava in una dimensione privata da cui la politica era tenuta a star fuori. La fame spronava il miserabile all'azione ed era per questo oggetto di lodi. Alcuni economisti vedevano poi la povertà come un motore dello sviluppo in grado di mantenere bassi i salari e consentire l'accumulazione di capitale. Per Malthus invece teneva sotto controllo la popolazione e quindi l'impoverimento generale, i tentativi di combatterla erano anche sconsigliati per motivi etici: non solo l'ozio si sarebbe prolungato ma i beni di lusso avrebbero inevitabilmente corrotto il mantenuto.
Come mai tanta saggezza è andata perduta?