(Dal capitolo finale: “Conclusione. Un profilo storico essenziale di Gesù”, pp. 332-333)
UNA PREDICAZIONE DINAMICA E ALTALENANTE
Gesù ha cominciato la sua missione pubblica come discepolo e collaboratore di Giovanni Battista in Giudea. Ne ha condiviso quindi inizialmente le posizioni escatologiche e apocalittiche sul giudizio imminente di Dio e la necessità della penitenza e del battesimo, e probabilmente anche l’attesa di una figura messianica incaricata del giudizio.
All’arresto di Giovanni, ma forse già prima, ha dato vita però in Galilea a un ministero autonomo molto diverso da quello del Battista, centrato sull’annuncio della venuta imminente del regno (terreno) di Dio e accompagnato da una intensa attività taumaturgica.
L’iniziale successo di questa attività lo ha convinto che la venuta del regno era realmente vicina e che la sua azione ne costituiva l’inizio misterioso.
Questo lo ha spinto ad assumere posizioni molto personali e radicali nei confronti della legge mosaica e a presentarsi come l’ultimo e decisivo inviato di Dio prima dell’avvento del suo regno.
Dopo circa un anno di predicazione in Galilea conclusasi con un sostanziale insuccesso, ha deciso quindi di andare a Gerusalemme a confrontarsi direttamente con le autorità giudaiche.
A Gerusalemme gli eventi sono però precipitati. Alle critiche religiose dei farisei si sono aggiunte quelle, ora anche politiche, dei sommi sacerdoti e Gesù ha compreso che l’avvento del regno di Dio non era così vicino come aveva sperato e che Dio voleva che prima egli passasse per la morte.
Ha ripreso perciò la predicazione del Battista sui giudizio e la conversione, col riferimento alla figura apocalittica del Figlio dell’uomo.
Nell’ultima cena tenuta con i discepoli la vigilia della pasqua ha riaffermato la sua fede nell’avvento del regno (celeste) di Dio e ha indicato nella nuova alleanza di Dio col suo popolo nel suo sangue il valore teologico della sua morte imminente.
E nel processo dinanzi al sinedrio giudaico ha parlato della sua venuta gloriosa come Figlio dell’uomo testimone decisivo nel giudizio di Dio.
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