martedì 19 marzo 2019

Il merito del (nel) mercato SAGGIO

Il merito del (nel) mercato

Alcuni ritengono che anche i mercati più liberi non siano e non siano mai stati meritocratici – e che i difensori del libero mercato dovrebbero abbandonare del tutto gli argomenti meritocratici: i mercati non premiano il merito, premiano il valore,  due cose molto diverse.
Giusto, ma la replica è ovvia: valore e merito sono altamente correlati, quindi i mercati non trascurano il merito, dopo tutto. Il duro lavoro e il lavoro di qualità hanno più chance di produrre valore, e lo stesso dicasi per le idee. Il merito, l’utilità e la prosperità non sono isolabili dalla fortuna, ma sono tre cose importanti e i mercati fanno un ottimo lavoro di promozione di tutte e tre. Perché mai i difensori del libero mercato non dovrebbero farlo notare?
L’argomento del merito, si dice, ignora il principio del vantaggio comparato per cui sia il meno dotato che il meglio dotato contribuiscono al benessere degli complessivo.
Questo è un valido argomento contro l’affermazione esagerata per cui ci sono dei parassiti che sfruttano il genio di chi ha le grandi idee. Ma è perfettamente compatibile con una difesa ragionevole della meritocrazia. Sì, i geni traggono profitto commerciando con non-geni ma il mercato compensa diversamente le due categorie.
E’ vero, Hayek ha sottolineato ripetutamente come il mercato consenta uno sfruttamento delle conoscenze disperse e come questa dispersione sia casuale. Il caso, in effetti, gioca un ruolo ma è altrettanto innegabile che le persone più abili e più laboriose incrementino le loro probabilità di successo.
Shika Dalmia, che non scinde meritocrazia e mercato, ci offre questo esempio: “paragonate un’innovazione incredibilmente banale come un nuovo coperchio di plastica per barattoli di vernice con quella sofisticata di un nuovo chip per i nostri computer. L’artigiano/inventore potrebbe diventare ricco tanto quanto il mago del computer fintanto che gli sversamenti rimediati dal coperchio di sua invenzione equivalgono alla produttività incrementale del nuovo chip. Non importa che il produttore di coperchi sia un ubriaco, un artigiano che picchia la moglie, senza lavoro, che ha inciampato nel coperchio per serendipità, eccetera. O che il mago del computer sia invece un dottorando moralmente irreprensibile che ha passato la sua giovinezza su quel chip”.
Vero. Ma mediamente i dottori di ricerca moralmente irreprensibili creano molto più valore aggiunto degli artigiani beoni e disoccupati che picchiano la moglie. E il mercato ne tiene conto!
Dalmia fa notare anche che una concezione meritocratica del mercato costringe chi non ha successo a internalizzare il suo fallimento, ad accettare il suo status di seconda classe e magari elaborarlo in forma di alienazione e risentimento.
Anche questo è vero ma non è forse vero anche il fatto che molti fallimenti derivano da colpe, negligenze od errori evitabili?
Sebbene sia vero che il mercato premia idee brillanti, non persone brillanti, è anche vero che, mentre idee brillanti possono piovere anche dal cielo, la stragrande maggioranza di esse proviene dal cervello di persone brillanti. Non solo, i mercati, attraverso la reputazione, si preoccupano molto della fonte di un’idea.
Hayek considerava una sfortuna che, specialmente negli Stati Uniti, scrittori popolari come Samuel Smiles e Horatio Alger, e in seguito il sociologo WG Sumner, abbiano difeso la libera impresa con l’argomento della meritocrazia. Questo, secondo Hayek, avrebbe accresciuto l’autostima dei businessman rendendoli impopolari. C’è forse un po’ di nostalgia per l’austero imprenditore puritano.
Ma anche qui Hayek non convince: se la sostanza c’è perché non rivendicarla? Ci sono mille analogie che evidenziano come l’argomento non regga. Esempio, se i neri sono vessati consigliamo forse loro di non difendersi rivendicando i propri diritti perché questo li renderebbe impopolari? E’ ridicolo solo pensarlo.
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https://www.econlib.org/archives/2010/02/more_on_merit_r.html?highlight=%5B%22dalmia%22%5D

https://www.econlib.org/archives/2010/02/the_reality_of_1.html?highlight=%5B%22dalmia%22%5D