PERCHE’ I BUONI HANNO RAGIONE QUANDO AGISCONO E TORTO QUANDO PARLANO?
Non sopporto i “buoni” che parlano.
Attenzione, non sto parlando dei “buonisti” ma proprio dei “buoni”, quelli che accumulano mille meriti sul campo. Poi, quando prendono la parola, non sembrano più azzeccarne una. Perché?
Forse ho la risposta.
Avete presente il lavoro dell’assistente sociale?
E’ un lavoro duro. Durissimo.
Per farlo bene devi essere comprensivo verso chi aiuti. Devi comprendere le ragioni del ragazzo che entra in una gang, del padre che abbandona la famiglia, dello scansafatiche che non sa tenersi un lavoro...
E’ dura, è durissima. E’ più facile comprendere le ragioni del cannibale di Papua.
Si chiama “principio del cliente ha sempre ragione…”, i “buoni” (e i bottegai) lo conoscono bene.
Walter Miller istruisce i “buoni”: “il principio del “cliente ha sempre ragione” implica un'accettazione emotiva di certi atteggiamenti e comportamenti dei “clienti” che possono sembrare spiacevoli perché derivati dal suo stesso background sociale. Qualsiasi lavoratore addestrato sa che tale accettazione emotiva è estremamente difficile da raggiungere, che spesso richiede un grande sforzo per nascondere reazioni personali di shock o disgusto, ma che, nonostante questa difficoltà, una pratica efficace dipende dal successo nel gestire queste reazioni. Dovrebbe essere evidente che tale accettazione verso l'esterno è particolarmente importante quando si tratta di “clienti” di classe inferiore che sono spesso ipersensibili ad azioni o atteggiamenti che potrebbero indicare "snobismo" o sentimenti di disprezzo per quelli di status "inferiore" (Walter Miller).
Il modo migliore per essere sinceramente condiscendente consiste nel convincere anche te stesso che quei comportamenti non sono così sbagliati.
Alla fine ti ritrovi a fare un grande sforzo per correggere dei comportamenti che non percepisci più come sbagliati. E quando ne parli non ne parli nemmeno più come di comportamenti sbagliati, anche quando ne parli a chi ti considera "buono" perché correggi dei comportamenti sbagliati.
E’ chiaro che la gente non ti capisce più.