Ci sono anime sedotte ed impaurite al contempo dalla vita. Il vortice vitale le eccita e le strema senza mai depositarle in nessun luogo. Così frastornate affrontano l’ inconveniente producendo una sorta di artificiosa anestesia per preservare l’ ipersensibile cuore. D’ altro canto non sopportano che la vita gli scorra affianco e, di tanto in tanto, devono compiere un balzo per bagnarsi in quelle mulinanti e torbide acque. Ma il loro slancio è anchilosato e intorbidito dai mortiferi medicamenti che hanno assunto per proteggersi. Ne esce un gesto catatonico e abortito dai tossici veleni ingoiati per distanziarsi dall’ incandescente tocco della realtà. Il domopack in cui sono avvolti li preserva e li spaccia nello stesso tempo.
Proprio nel week-end ho goduto la compagnia dei film di Aki Kaurismaki, il massimo cantore di questa genia di teneri zombies. I suoi eroi non smettono mai di fumare, bere, ascoltare rock a palla, non smettono mai di pestare la mamma quando la realtà fa breccia e si fa sentire. Insomma, non si tolgono mai il ciuccio di bocca, e con quello tirano avanti cullando da tempo immemorabile, nell' invisibile e immota interiorità, una speranza ormai marcita che rilascia cattivo odore. Poi, magari, presi da un raptus vitalistico, dopo la quarta vodka, rivolgono una parola - una parola iper-isolata, smozzicata, sconveniente, scentrata, inadatta a rendere qualsiasi sentimento - alla ragazza che attende da sempre il loro gesto, tutto si svolge male, la preoccupazione principale è quella di non incrociare il suo sguardo, manco fosse quello della medusa.
Qualcosa di simile, non me l’ aspettavo davvero, ho incontrato per puro caso incocciando in San Remo. L’ eccellente Tricarico, ascoltabile qui e visionabile qui, cosa canta e desidera se non la tranquillità al cloroformio dei disadattati?
Proprio nel week-end ho goduto la compagnia dei film di Aki Kaurismaki, il massimo cantore di questa genia di teneri zombies. I suoi eroi non smettono mai di fumare, bere, ascoltare rock a palla, non smettono mai di pestare la mamma quando la realtà fa breccia e si fa sentire. Insomma, non si tolgono mai il ciuccio di bocca, e con quello tirano avanti cullando da tempo immemorabile, nell' invisibile e immota interiorità, una speranza ormai marcita che rilascia cattivo odore. Poi, magari, presi da un raptus vitalistico, dopo la quarta vodka, rivolgono una parola - una parola iper-isolata, smozzicata, sconveniente, scentrata, inadatta a rendere qualsiasi sentimento - alla ragazza che attende da sempre il loro gesto, tutto si svolge male, la preoccupazione principale è quella di non incrociare il suo sguardo, manco fosse quello della medusa.
Qualcosa di simile, non me l’ aspettavo davvero, ho incontrato per puro caso incocciando in San Remo. L’ eccellente Tricarico, ascoltabile qui e visionabile qui, cosa canta e desidera se non la tranquillità al cloroformio dei disadattati?
P.S. nella musica d' arte, chi meglio ha illustrato questa disturbante e comica condizione, è stato il jazzista Roscoe Mitchell. Basterebbe visionare le sue foto di copertina per rendersene conto, con quelle magre e interminabili braccia che lascia cadere lungo il corpo. E' evidente che, sorpreso dall' obiettivo, non sappia dove nasconderle. Una vera scimmia che vive a terra, incapace di arrampicarsi. L' innaturalezza del suo sguardo da animale braccato, l' errore estetico della sua postura, tutte qualità che si riflettono pari pari nella la grande arte del suo suono.