sabato 29 marzo 2008

Corto circuiti: contro l' "aziendalizzazione" della scuola in nome della...responsabilità!? (6)

"... Un economista serio si vergognerebbe di dire che lui ha un dominio intellettuale..."

Ho già detto che usavo questa espressione in un senso tecnico, quindi con un significato meramente formale e smentibile nei fatti qualora quel formalismo non funzioni. La mia sottolineatura era un modo provocatorio per dire: ne vogliamo parlare? Vale la pena di chiarire? No, nonostante la mia precauzione si è ritenuto di aver già capito tutto e di passare alle offese.

Prendiamo due personaggi "l´ economista" e "il fisico". Il fisico ricercatore svolge il suo lavoro in laboratorio e nei suoi pensatoi.

Ma molte delle modalità essenziali attraverso cui svolge il suo lavoro -orari, limiti alla strumentazione, frequenza ed entità del suo compenso, grado di precarietà in cui lavora, modo in cui si formano le sue opportunità di lavoro, modo in cui si formano le sue opportunità di investimento - è demandato all´ opera dell´ economista il quale disegna l' ambiente in cui il fisico è chiamato a muoversi. Per quanto, ben inteso, l´ ultima parola spetti al politico che detiene la forza.

L' economista si occupa della cornice chiamata a vincolare nei fatti l´ attività del fisico. Per esempio, se l´ insegnante sarà pagato e quanto, in genere viene chiesto all´ economista (da noi non è stato così e si vede), il quale disegnerà un meccanismo, un mercato con tutte le correzioni del caso, per stabilire i compensi. Il fisico, come l´ operaio, agisce entro il quadro di regole ideate dall´ economista.

Poi, l´ apporto benefico alla società da parte del fisico, puo´ essere immensamente superiore, sia rispetto all´ apporto dell´ operaio, sia rispetto all´ apporto dell´ economista. Cio´ non toglie che nella sua azione sia vincolato in una cornice frutto del lavoro intellettuale dell´ economista.

In questo senso parlo di "dominanza", non certo quindi nel senso di "superiorità" o di "maggiore dignità" ma solo riferendomi a come si incastrano le competenze.
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DIMOSTRARE TEOREMI ASSUNTI COME VERI. APPENDICE. Un settimo elemento che impedisce di considerare la scuola un´ azienda: l´ adozione di valori etici legati all´ egalitarismo. Poiché l´ aziendalizzazione produce differenziazione, è inevitabilmente incompatibile con il valore di cui sopra. Un ottavo elemento che rende pericoloso considerare la scuola come un´ azienda: considerare la famiglia come radicalmente sganciata dagli interessi del figlio. In questo caso sarebbe molto pericoloso dare voce in capitolo, accanto all' utente pubblico, anche alla famiglia.
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"...La Chiesa come Azienda..."

La Chiesa puo´ essere vista tranquillamente e proficuamente come un´ azienda (lo dico da uomo di fede).

Alcuni studi condotti in quest' ottica sono famosi.

Perché l´ Islam ha avuto nella sua storia una fortissima capacità di penetrazione (...di mercato)?

Barry studia la capacità dell´ Islam di decentrare e rendere flessibili le sue strutture.

Come spiegare il fallimento del protestantesimo europeo a petto dei successi protestanti in Sudamerica?
In molti guardano a come l´ ambiente fortemente concorrenziale abbia sagomato le sette protestanti nord americane e come invece il connubio con l' stato abbia relegato il protestantesimo europeo ad una funzione spiritualista che è andata inevitabilmente atrofizzandosi con il tempo.

I servizi della Chiesa in molti casi sono in concorrenza con il welfare moderno. Laddove quest´ ultimo si amplia, la rilevanza della Chiesa si ritira. La Chiesa coglie i suoi maggiori successi operando in ambienti rischiosi (è una delle cause avanzate per spiegare la religiosità degli USA rispetto all´ europa).

Recentemente leggevo un lavoro in cui, con un excursus storico, i rilevanti investimenti in capitale umano della comunità ebraica venivano spiegati come un tentativo di minimizzare i costi di trasporto. Spiegazione eminentemente aziendalistica.

Per non parlare poi dell´ aspetto ideologico. La Chiesa Cattolica nella sua storia è stata tanto indifferente all´ efficienza? Solo nella misura in cui è stata indifferente al mondo, ovvero molto poco. Gli studi anti weberiani ormai si sprecano. L´ origine del capitalismo è rintracciato all´ inizio del secondo millennio nell´ Italia settentrionale, in zone a forte presenza cattolica. In molti citano i tardo scolastici spagnoli e italiani come i primi teorici formali del capitalismo.
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"...L´ Italia non è un´ azienda..."
Eppure gran parte del idea federalista (vedi USA e Svizzera... e non ultimo anche il progetto UE) è stata concepita per creare forme di concorrenza istituzionale (per esempio concorrenza fiscale). Vale a dire: le istituzioni migliori vincono e vengono premiate e imitate. Introdurre un mercato delle istituzioni, introdurre più mercato nella politica. Non parlo di un´ idea peregrina e tra mille. Parlo di un´ idea che si sta rivelando vincente pur tra i mille problemi da risolvere. Si sta rivelando nei "fatti" e non "ovviamente".
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Alcuni ritengono che l´ economista - manco fossimo negli anni cinquanta - sia uno che si occupa di mercati finanziari o roba del genere. Ma oggi l´ economista si occupa anche e soprattutto di... matrimoni, rapporti famigliari, riabilitazione da dipendenze, scommesse, felicità, religione, etica, razzismo, politica, diritto, amore, retorica, corse dei cani... e via dicendo. Ci siamo capiti?

Alcuni sono rimasti legati ad un concetto di "merce&servizi" antiquato, come se la nuove teorie del consumatore non fossero mai state concepite, come se sul punto i Nobel non fossero mai stati distribuiti... Ancora si vede la merce come qualcosa di materiale e non invece un "bundle" tramite il quale il consumatore forma la sua identità, le sue caratterizzazioni, accumula il suo capitale umano, esprime e rafforza le sue tradizioni, si crogiola nei suoi pregiudizi...

Alcuni addirittura vedono l´ economista come qualcuno alle prese con valori freddi e oggettivi quando l´ economista si occupa quasi esclusivamente di valori soggettivi e non confrontabili, valori interiori che si esprimono mediane la scelta.

Alcuni vedono nell´ utile semplificazione dell´ homo economicus il paradigma della razionalità economica quando l´ economista fronteggia invece la complessità dei mercati e deve quindi continuamente ricorrere alle razionalità idonee a fronteggiare la complessità.