giovedì 20 marzo 2008

I rischi di una Cina democratica

Ma siamo sicuri che una Cina democratica qui ed ora sia auspicabile?

Il gradualismo alla cinese ha finora dato buoni risultati, perchè liquidarlo con indignazione proprio quando in ballo ci sono le questioni delicate della politica.

Ormai sembra accertato che i grandi risultati economici conseguiti dal colosso asiatico non possano essere interamente accreditati alla sua crescente apertura commerciale. In parte bisogna riconoscere il ruolo giocato da una saldissima leadership che stava dietro alla rivoluzione liberista. Nel bene e nel male la riduzione delle incertezza ha un valore radiante.

Che questo ruolo ci sia ed abbia contato ce lo confermano miracoli affini, per esempio quello del Vietnam. Ce lo confermano anche storie differenti conclusesi in modo antitetico, per esempio la storia di Haiti con le sue esemplari liberalizzazioni e le sue fragili istituzioni. Per non parlare della Russia, la democratizzazione a tappe forzate incagliò la ristrutturazione del sistema economico.

Con questo non voglio dire che le istituzioni democratiche siano meno efficaci come propellente per lo sviluppo. Al contrario, sono altrettanto efficaci se non di più. E, in aggiunta, ridimensionano i rischi in un ambiente iper-dinamico. Il fatto è che non sto parlando di "Istituzioni democratiche", sto parlando di "Istituzioni deboli". Sì perchè, una metamorfosi necessariamente traumatica come l' abbattimento di un potere centralizzato ormai incancrenito in questa forma da secoli, non puo' che sfociare in Istituzioni fragili. L' effetto del turbo cinese montato su una simile precaria carozzeria potrebbe destare preoccupazioni.

Riflessioni scaturite dalla lettura di Rodrik OEMR P.216. Lì trovi abbondanza di studi empirici sui fatti che suffragano simili dubbi. Sappiamo bene l' importanza dei fatti, unica vera egida di fronte allo scatenarsi delle furie pc.