sabato 1 marzo 2008

Pensieri vaganti sul caso Lichtenstein

Lasciamo perdere l' aspetto etico di tutta la vicenda. Ci basti quello logico e pragmatico.

Combattere l' evasione fiscale si puo' e si deve se l' inadempimento fiscale reca danni alla comunità. All' intera comunità intendo.

Cio' non è scontato, la risoluzione richiede di soppesare una serie di elementi. Partiamo con quelli che sono da considerare dei danni a tutti gli effetti. Ricordo ancora che ho accantonato ogni considerazione in tema di equità.

  1. L' evasione sottrae risorse alla redistribuzione e alla produzione di beni pubblici.

  2. L' evasione introduce forme di concorrenza sleale assestando un duro colpo proprio alle imprese migliori e più efficienti.

  3. L' evasione è pur sempre una violazione della legge. Tollerarla oltre misura mina la rule of law svalutando tutte le leggi, anche quelle più essenziali all' ordinata convivenza.


D' altro canto, basta un minimo approfondimento per constatare che una repressione draconiana dell' evasione potrebbe risultare controproducente.

  1. Poichè la spesa pubblica contiene molti sprechi, l' evasione favorisce impieghi più produttivi delle risorse.

  2. L' evasione consente di mantenere in vita talune attività, perlopiù ad appannaggio delle classi meno abbienti, combatterla si risolverebbe in una guerra contro costoro (pensiamo all' economia sommersa di molti Paesi in via di sviluppo che stanno in piedi proprio grazie all' inosservanza di una pletora di regole istituite dai governanti solo per apparire più avanzati agli occhi dei Paesi più ricchi).


  3. Qualora si giudichi il carico fiscale eccessivo e dunque inefficiente, la possibilità di evadere mette un tetto anche alle aliquote oltre che al prelievo complessivo. La logica è chiara: l' annuncio di nuove tasse è impopolare per il politico, se non avrà un ritorno certo in termini di cassa non s' imbarcherà mai in una politica del genere, anche il contribuente onesto, in questo caso riceve un beneficio dall' evasore.


  4. Un Paese ad alta evasione (es. italia) ha sviluppato una normativa e consuetudini in linea con questa sua caratteristica. Iniziare una lotta selvaggia all' evasione senza mutare quell' ordinamento potrebbe arrecare forti scompensi.



Poichè stiamo parlando in riferimento al caso Lichtenstein, mi sia solo consentito dire che condurre la lotta all' evasione in dispregio delle leggi di uno Stato sovrano annulla o ridimensiona in vantaggi di cui al punto 3.



Mettendo sui piatti della bilancia i pesi di cui sopra, una delle conclusioni a cui giungono molti analisti è la seguente: una politica di tolleranza è più indicata nei PVS che non nei Paesi sviluppati.



Anche perchè, nei Paesi più ricchi, esiste un fenomeno in grado di non farci perdere i benefici che fino ad ora abbiamo accreditato all' evasione. Parlo della "concorrenza fiscale".

La "concorrenza fiscale sprona a ridurre gli sprechi (vantaggio 1), e tiene basse le aliquote (vantaggi 2-3).

A garantire la "concorrenza foscale" sarebbero soprattutto i "paradisi fiscali". Peccato che oggi non possano assolvere a questa funzione senza associarla a pratiche ambigue che gettano su di loro sospetti spesso giustificati.

E' perchè mai esiste questo impedimento? E' presto detto.

Il perno dei nostri sistemi fiscali è l' imposta sul reddito. Molti motivi che appaiono equi giustificano questa scelta: se io Società ti offro un ambiente che ti consente di produrre un certo reddito annuo, trovo corretto sottoporti ad un prelievo sullo stesso..

Fin qui tutto bene. Ma poi lo Stato ha voluto andare oltre cosicchè oggi, preticamente ovunque, gli Stati rendono imponibile TUTTO IL REDDITO OVUNQUE PRODOTTO (nel caso dell' Italia si faccia riferimento all' art. 75 dpr 917/86, nonchè all' art.165 e ss).

A questo punto l' accettabile ragionamento di cui sopra cade miseramente: tu, Stato, hai delle pretese anche su quel reddito per il quale non mi offri nessun ambiente "favorevole", quel reddito alla cui produzione non partecipi in nulla.

Nel dire questo ricordo che un residente rimarrebe comunque soggetto a tutta quella imposizione riguardante i consumi e il patrimonio, ovvero alle imposte e tasse connesse con la residenza.

Ora veniamo al dispositivo finale: la lotta all' evasione condotta contro i paradisi fiscali è giustificata qualora lo Stato che la conduce rinunci all' imponibilità extraterritoriale dei redditi soggetti a tassazione.

La soluzione prospettata nel dispositivo consente di dedicarsi alla lotta dura contro gli evasori senza rinunciare ai benefici sociali che una certa quota di imponibile sottratta al fisco potrebbe garantire. Inoltre, con queste pre-condizioni, sarebbe anche molto più giustificato prendersela con la mancata collaborazione dei paradisi fiscali.