sabato 14 aprile 2018

Come irrompe l'IA nel mondo del lavoro?

Il mondo degli scacchi è una buona metafora del futuro che ci attende sul lavoro. Nei tornei degli anni settanta girava un goffo computerone di nome Belle, sfidava gli scacchisti perdendo quasi sempre, era pieno di difetti, andava continuamente in palla e si bloccava. Negli anno novanta IBM comincia ad impegnarsi sul serio formando dei pool di scacchisti e informatici, ne escono macchine sofisticate; nasce il “freestyle chess”, si tratta di tornei in cui si gioca in coppia: il gran maestro viene affiancato dalla macchina, è libero di scegliere quella che più preferisce, sarà lui ad integrarla e a indirizzare la sua potenza di calcolo in modo opportuno. Tra il 2004 e il 2007 i vincitori dei tornei free-style sono persone esperte sia di scacchi che di informatica, non necessariamente dei grandi scacchisti, quel che conta è indirizzare secondo linee strategiche oculate la potenza di calcolo della macchina. Dopo il 2007 l’expertise messa in campo dai neo-campioni è sempre più di tipo informatico e sempre meno di tipo scacchistico. Ma è presumibile che la prossima generazione di macchine – faccio solo il nome del Rybka Cluster – non avrà nemmeno bisogno di questa integrazione umana per affrontare i tornei.
Riepilogando: la macchina entra dapprima come curiosità, in un secondo momento l’uomo è chiamato a colmarne le lacune con competenze che si spostano via via dal campo specifico a quello informatico, infine la macchina fa da sé e l’uomo puo’ dismettere ogni lavoro o trovarsene un altro.
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The groundbreaking follow-up to the New York Times bestseller The Great Stagnation The United States continues to mint more millionaires and billionaires than any country ever. Yet, since the great recession, three quarters of the jobs created here pay only marginally more than minimum wage....
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