mercoledì 11 aprile 2018

LA MAGIA DELLA SCUOLA

La scuola ignora il mondo reale ma il mondo reale sembra entusiasta della scuola. I datori di lavoro ascoltano con deferenza l’opinione che si sono fatti i prof. sui loro allievi, in base ad essa decidono poi chi assumere e quanto pagarlo. Per un giovane investire sull’educazione è il top: se ti diplomi guadagnerai di più che se molli, se ti laurei guadagnerai di più che se ti limiti al diploma, se ti specializzi guadagnerai di più che se ti laurei… Ogni anno di studio in più migliorerà il tuo stipendio del 10%. Più studi, migliore sarà la qualità della tua vita; più studi, minore sarà il rischio di restare disoccupato. Perché questo strano interesse del mondo reale a chi vive sulle nuvole? Risposta in coro: perché la scuola non vive affatto tra le nuvole, insegna tante cose utili a stare bene nel mondo reale. Eppure gli studenti spendono un’enormità di tempo su materie del tutto irrilevanti per la loro vita futura. Perché nelle ore di italiano ci si focalizza sulla letteratura e sulla poesia anziché sul dominio del lessico nelle lettere commerciali? E che se ne farà lo studente delle ore di storia che si è dovuto sorbire per anni? Per non dire di trigonometria, biologia, geografia, filosofia, arte, musica, spagnolo, francese, latino, fisica, geometria… D’altronde gli insegnanti insegnano cio’ che sanno, se sanno come si risolvono le equazioni di secondo grado insegneranno quello, anche se nessuno di noi – a meno che faccia il professore – sarà mai chiamato a risolvere un’equazione di secondo grado o a estrarre una radice quadrata. Resta il dilemma: perché allora il mondo concreto del lavoro si interessa tanto a quel che accade nel mondo “fantastico” della scuola? Non è un caso se gli studenti si dimenticano subito cio’ che hanno imparato a scuola, se io rifacessi gli esami grazie ai quali ho conseguito la laurea inanellerei una sequela di bocciature, ma è normale che sia così: si tratta di conoscenze almeno all’apparenza inutili, dimenticarle è razionale. Se un marziano calasse sulla terra potendo accedere solo al mondo della scuola penserebbe che il settore “traduzioni” sia il core business della nostra economia, oppure che scrivere una critica letteraria sia un affarone a cui tutti ambiscono.
La scuola ha in sé qualcosa di magico: nessuno capisce bene come possa trasformare un ragazzo qualunque in un lavoratore produttivo. Se la scuola sfornasse solo professori non ci sarebbero magie di sorta ma sconcerta il fatto che sforni invece dei lavoratori potenziali molto ricercati. Sconcerta perché gli insegnanti non sanno praticamente nulla del lavoro che faranno i lavoratori potenziali da loro formati, e questa loro ignoranza riceve mille conferme ogni giorno che si passa a scuola o nell’università.
Questo libro avanza una tesi: la scuola non insegnerà granché, tuttavia il profitto scolastico segnala qualcosa di pre-esistente, qualcosa che influisce sulla futura produttività del futuro lavoratore. La scuola è una sorta di agenzia pubblicitaria estremamente affidabile: guai a chi non si fa pubblicità! Anche se la pubblicità non migliora il prodotto è pur sempre decisiva affinché abbia successo.

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