giovedì 26 aprile 2018

Andiamo alla sostanza

Ha ancora senso parlare di “essenza” (o di sostanza)?

Nella filosofia aristotelica, e quindi tomistica, il concetto era importante poiché a tutte le cose erano costituite da materia + forma. La distinzione richiama quella tra sostanza e accidente. In altre parole, la sostanza conferisce identità alla cosa mentre la forma stabilisce come quella cosa si manifesti nella realtà.

Identità e sostanza sono strettamente collegate. Ma per le cose a conferire identità basta la forma: non esistono due oggetti perfettamente uguali. Per le persone è un po’ diverso: due gemelli sono formalmente uguali ma sono persone diverse, in un caso del genere è la sostanza ad identificarli. Faccio un altro esempio: se mi taglio le unghie la mia “sostanza” non cambia, chi mi ama continuerà ad amarmi anche con le unghie corte. Anche se mi taglio un braccio vale lo stesso. Per chi crede nell’anima anche se il mio corpo corpo si dissolve io continuo ad esistere, tant’è che sono oggetto di preghiere in suffragio. Questo perché la mia sostanza (identità) risiede in un’anima immortale. Per le persone ha senso ipotizzare un’anima ma per le cose no (non è necessaria per identificarle). Se la forma di qualcosa si dissolve non ha senso ipotizzare che continui ad esistere, quand’anche la materia che la costituiva continuerà ed esistere. Riassumendo: la persona ha un corpo e un’anima (dualismo sostanziale), le cose materiali no.

La generalizzazione aristotelica non è quindi necessaria. Il concetto di sostanza è ancora utile ma vale solo per le persone.


Nella dottrina cattolica la cosa è rilevante in tema di eucarestia: cosa significa che il pane diventa corpo di Cristo? La scolastica ci dice che muta sostanza ma come abbiamo visto la cosa ha poco senso se per gli oggetti materiali (pane) possiamo evitare di parlare di sostanza. Meglio allora pensare il processo miracoloso della “presenza reale” come ad un’incarnazione del Figlio nel pane (anziché in un corpo umano come avvenne la prima volta). Il pane si fa corpo di Cristo, mantiene le sue molecole ma acquisisce un'identità che prima, in quanto oggetto, non aveva senso postulare.