LA RAZIONALITA' DI GESU'
Se le vite umane hanno tutte pari valore, allora una mamma dei paesi ricchi dovrebbe abbandonare suo figlio per dedicarsi ai bambini poveri. Questo, almeno, secondo ragione, ma non secondo buon senso.
Esiste un modo per conciliare le due cose e uscire dall'imbarazzo? Forse sì, ma solo se si guarda al "lungo periodo" e alle generazioni future.
In questo caso, qualora ognuno di noi si dedichi a ciò per cui è più portato - nel caso della mamma accudire il proprio figlio - si contribuirà a creare un mondo più prospero da lasciare in eredità alle generazioni future.
In questo caso, il sacrificio delle sparute generazioni presenti, avvantaggerà le ben più nutrita schiera di quelle future, mandando in pari la "bilancia etica". La terra crescerà più ricca e florida a tutto vantaggio della maggioranza che la abiterà in futuro.
Naturalmente tutto questo ragionamento sta in piedi se un futuro non ci sarà, qualora la fine sia immanente tutto cade. In questo caso la ragione prevarrebbe necessariamente sul buon senso. Pensate solo a una figura come quella di Gesù Cristo, il suo insegnamento morale è stato giudicato da molti come assurdo e distruttivo poiché chiedeva, per esempio, di rinunciare ad ogni possesso e di rompere ogni legame familiare. Ma per quanto appena detto comprendiamo come diventi razionale se inquadrato in una prospettiva apocalittica, che in effetti era quella adottata da Gesù Cristo e dalle prime comunità cristiane.
Per chiudere vorrei evidenziare la curiosa contraddizione di cui al titolo. Fateci caso, le persone più concentrate sul futuro - ovvero i progressisti - sono anche quelle che più promuovono politiche sociali orientate al presente, ovvero politiche ridistributive e altre politiche di ostacolo alla crescita economica. D'altro canto, le persone che più "vedono nero", ovvero i conservatori pessimisti, sono anche quelle più sensibili a politiche orientate al futuro, ovvero alla crescita economica e più disposti a rinunciare al welfare in favore della generazione presente.