IL DIO DEGLI ARTISTI
Conosco un certo numero di persone con inclinazioni artistiche, nessuna di loro - Davide Curioni a parte - è cristiana o naturalista. In genere credono in qualcosa ma è una roba loro, una "forza", un' "ordine", qualcosa che premia la cura e la compassione. Qualcosa di bello che trasforma il fedele in una persona gentile e di buona volontà.
Mi chiedo come mai questo atteggiamento un po' new age.
Forse c'è qualcosa nell'esperienza estetica che ci fa credere alla bellezza come ad un'entità separata, metafisica e oggettiva. Un dio della bellezza. Non il dio cristiano, che è decrepito. Non il naturalismo, che è squallido.
Forse queste persone hanno una sensibilità particolarmente acuta e una psicologia neurotica. Passano dalla gioia alla depressione rapidamente, nel primo caso si proiettano verso il soprannaturale, nel secondo lo rifiutano con una foga incompatibile con una fredda confutazione, una specie di nichilismo disordinato che in fondo resta una lotta per la fede. Il dio cristiano non si presta a simili altalene umorali mentre il naturalismo è troppo arido per un nichilismo ad alta temperatura esistenziale.
Forse queste persone cercano una credenza che sia in grado di farle apparire come buone, attive e di mente aperta. Il naturalismo è troppo triste per realizzare questo scopo. Il dio cristiano è naturalmente associato alla chiusura mentale.
Altre ipotesi?