Medici e guerrieri
A questo mondo non c’è nulla di più prezioso che una buona semplificazione. Scott Alexander ne propone una dividendo l’umanità in guerrieri e medici.
I primi affrontano i problemi del mondo “lottando”, i secondi “curando”.
Per i “medici” il problema è simile ad una malattia, per i “guerrieri” è un’opposizione.
Dove i primi scorgono errori, i secondi vedono conflitti.
Il guerriero è sempre in guerra: “guerra alla droga”, “guerra culturale”, “guerra all’obesità”…
Il medico è sempre alla ricerca di equilibri, e per trovarli migliora di continuo la sua bilancia.
La figura del guerriero è in un certo qual modo assimilabile a quella del militante.
L’intellettuale marxista è un classico esempio di “guerriero”, l’intellettuale “terzista” assomiglia più al medico. Le femministe sono indomite guerriere, in loro la tradizione marxista si fa sentire.
Il guerriero ama la dialettica, il medico l’armonia dellalogica.
Il medico vede “dilemmi” e “compensazioni” ovunque. In questo senso assomiglia all’economista, sempre alle prese con un “trade-off”. Il guerriero pensa più in termini di bene/male.
Il guerriero ama le narrazioni, gli danno la carica. Il medico in termini di modelli, spiegano di più.
I medici amano il dibattito, i guerrieri la sfida.
Per il medico c’è sempre qualcuno nella controparte degno di essere ascoltato. Per il guerriero invece esiste un’asimmetriadi fondo tra le parti.
Il medico ama i paradossi: lo sapevate che i programmi anti-droga delle scuole aumentano l’uso delle droghe tra gli studenti? E’ un modo per dire: attenti alle apparenze! Il guerriero è insospettito da questi avvisi formulati con gran virtuosismo.
Il medico diffida della democrazia in quanto dà troppo potere all’uomo mediocre. Il guerriero diffida poiché dà troppo potere occulto alle élites.
Il medico punta sulla funzione salvifica dell’intelligenza, il guerriero su quella della passione.
Per il guerriero l’ “intelligenza” porta al sofisma, per il medico la passione confonde.
Per il medico occorre discutere, per il guerriero darsi da fare.
Per il medico l’argomento è tutto. Per il guerriero conta di più chi lo esprime: un oste che loda il suo vino non è inaffidabile.
Il medico pensa che la massa vada guidata in qualche modo poiché incapace di seguire la retta via. Il guerriero si affida al buon senso della massa e diffida delle élites.
Per il medico la rivoluzione è stupida a prescindere. Il guerriero avversa invece la tecnocrazia con tutte le sue forze.
Il guerriero è spesso un complottista. Per meglio menar le mani deve considerare l’altro come un nemico, meglio se subdolo. Il medico parte sempre postulando la buona fede di tutti.
I medici vedono i guerrieri come gente che sbaglia mentre i guerrieri vedono i medici come nemici che vorrebbero confonderli.
Il medico ambisce a comprendere le ragioni dell’altro. Il guerriero, una volta appurato che l’altro è in errore, non intende comprendere le sue ragioni, farlo sottrarrebbe preziose energie alla sua lotta.
L’errore più frequente dei medici sta nel supporre che i guerrieri facciano errori banali. Spesso considera il guerriero uno stupido quando invece ci sono ottime ragioni per esserlo.
Nella storia occorrono sia i medici che i guerrieri. A volte è meglio essere medici, altre volte guerrieri. Dipende dal contesto storico. Esempio: i medici ci hanno spiegato bene – quasi sempre a posteriori – gli errori del comunismo, ma senza i guerrieri, probabilmente, i mregimi comunisti sarebbero ancora là. Altro esempio: i “guerrieri” maccartisti erano rozzi e facili da condannare, ma le spie nell’amministrazione americana c’erano e loro le hanno estirpate.