Esiste al mondo un posto in cui la natura si è ripresa i suoi diritti sull'uomo? In cui la presenza umana è relegata a relitto sullo sfondo, a quinta di uno spettacolo che ha per protagonisti animali e piante?
Un posto che l' ecologista - tipico odiatore di uomini - dovrebbe far assurgere ad emblema e auspicare come prodromo di un futuro più "naturale"?
Sì, esiste. Mi riferisco a quei 2600 chilometri quadrati in Ucraina e 2165 in Bielorussia. Chernobyl. Il fatto che da spauracchio non si trasformi in obbiettivo è un fallimento dell'ecologismo radicale.