Far bene del bene
Volete far del bene?
Occupatevi innanzitutto di cosa è bene occuparsi.
Qual è il problema più importante che abbiamo?
Tre criteri possono aiutare.
1. La scala
Occupatevi di problemi che si presentano su larga scala.
Difficilmente il candidato riguarderà i paesi ricchi dove abitate: siamo una minoranza irrilevante rispetto alla popolazione mondiale.
C’è gente ossessionata dallo stand-by del televisore, oppure dal coperchio da mettere sul pentolino quando bollono le patate. Inezie trascurabili.
Il nostro intuito non ci aiuta nel valutare l’entità di un problema: se una petroliera fa naufragio spendiamo per salvare 2000 uccelli imbrattati quanto basta per salvarne 20.000 finanziando programmi standard. La scala del nostro intervento ci sfugge.
Ci interessa il “qui ed ora”, ma nel “qui ed ora” il bene possibile è minimo.
Leggere meno i giornali – il trionfo del “qui ed ora” – fa bene al “bene”.
Lasciate perdere il cancro e dedicatevi piuttosto ai vermi parassiti che colpiscono molte più persone e hanno cure efficaci.
2. L’interesse
Il problema più importante è un problema negletto. Quelli su cui l’attenzione è vigile hanno già una schiera di adepti indaffarati.
Possiamo declassare questioni come il riscaldamento globale, di cui si parla un giorno sì e l’altro pure.
Ai problemi di salute nei paesi ricchi si dedica già una miriade di medici, inutile unirsi alla folla. Molto meglio guardare ai paesi poveri.
Quanta più gente si dedica ad un problema, tanto meno è probabile che voi facciate la differenza.
E’ come raccogliere i frutti da un albero: se altri sono già passati di lì probabilmente non ci sarà più nulla da raccogliere nei rami bassi, dovreste avere inusuali doti di arrampicatore per contribuire in modo significativo allo spoglio.
I problemi più negletti sono quelli che si manifestano raramente. Faccio un esempio: l’impatto di un asteroide con il nostro pianeta sarebbe realmente disastroso, ma poiché non ci sono precedenti vicini nessuno se lo fila e i “frutti bassi” abbondano.
Anche qui ripeto l’ovvio: leggere meno i giornali – il trionfo del male modaiolo -fa bene al bene.
2. La soluzione
Dare la precedenza ai problemi facili da risolvere.
Ridurre la criminalità giovanile è impresa ardua, non abbiamo una ricetta. Meglio lasciar perdere.
I crimini passionali non rispondono bene alla deterrenza, come affrontarli? Boh. Penso alla violenza sulle donne, come affrontarla? Magari bastassero pene più pesanti. L’unica cosa razionale da fare è far scivolare questi problemi in secondo piano nell’agenda del benefattore.
Ci si dedichi piuttosto alla malaria installando nuove zanzariere: è un’operazione facile ed efficace fin da subito nel salvare vite umane.
Un problema diventa più meritevole quando è facile da risolvere.
***
Sulla base dei tre criteri isolo sei questioni da mettere in cima all’agenda.
***
1. Sanità globale
Dopo quanto detto capiamo tutti che l’unica sanità sulla quale vale la pena investire è quella del terzo mondo, magari procurandosi le risorse tagliando la nostra.
Lo sapevate che ogni anno muoiono tre milioni di persone in meno per diarrea rispetto a 40 anni fa? Di fronte a successoni del genere direi che vale la pena di insistere e darci dentro.
Vaccini, antibiotici, cibo e acqua salubre… questa è roba che serve sempre.
2. Future generazioni
Noi siamo assillati sul presente e il secondo principio ci impone di concentrarci su ciò che è negletto.
Nessuno è più negletto di chi non esiste, per esempio le “future generazioni”.
Prevenire la sofferenza di una persona ora è 100 volte meno efficace che prevenire la sofferenza di 100 persone tra 100 anni.
Chi non esiste non vota e non puo’ far sentire la sua voce. Per questo la sua “non voce” deve essere per noi più stentorea di qualsiasi voce reale.
I problemi di chi non esiste sono molto astratti, inadatti ad essere colti dai “buoni superficiali”. Occorre una “bontà profonda” per intercettarli: un problema astratto non crea empatia, non richiama aiuti.
Le future generazioni saranno oltretutto più numerose delle nostre vista la tendenza della popolazione mondiale a crescere, e qui interviene il primo principio.
C’è chi pensa che il miglior modo per aiutare il mondo sia metter via un lascito vincolato a 100 anni lasciandolo a disposizione delle generazioni future. Non è un’idea peregrina: cento anni fa questo genere di aiuto sarebbe senz’altro stato tra i più meritevoli.
3.Biosicurezza
Vi ricordate quell’inchiesta giornalistica in cui tramite internet ci si procurava dei segmenti di DNA del virus del vaiolo? Assemblati opportunamente e inoculati in 10 persone avrebbero ucciso 10 milioni di vittime, a detta degli esperti di salute pubblica.
Il problema delle pandemie future si candida ad essere tra i più seri e negletti.
Nel prossimo secolo potrebbero morire più di 100 milioni di persone a causa della mancata biosicurezza.
All’anno oggi spendiamo circa 300 miliardi di dollari per fronteggiare il riscaldamento globale e 1 miliardo per prevenire le pandemie.
Quello della biosicurezza è un problema su cui si puo’ agire: regolamentare i laboratori, predisporre kit pratici di diagnosi sul posto…
4 Intelligenza artificiale
Probabilmente il prossimo secolo vedrà una svolta nella storia umana di entità pari a quella della rivoluzione industriale: l’intelligenza artificiale sembra alle porte.
Come minimizzare i rischi di catastrofe? L’umanità potrebbe essere schiavizzata dagli emulatori! E’ il cosiddetto “control problem”.
Affrontare il “control problem” è un filone di ricerca importantissimo quanto al momento negletto.
Merita sforzi maggiori.
5. Prediction market
Gran parte dei problemi che ci colpiscono derivano dal fatto che la politica sceglie male.
In particolare è la democrazia sceglie male, i politici democratici sembrano spesso folli continuamente vittime di derive populiste.
Quale alternativa proporre? L’idea dei “prediction market” sembra allettante, si tratta di vincere l’apatia e le resistenze di casta.
Ce ne sono altre, uno sforzo in questo senso è quanto mai prezioso.
5. Meta
Ricordate quella barzelletta?: Poiché avevo 99 problemi ho capito che era necessario stabilire una priorità. Ora ho 100 problemi.
Ebbene, il centesimo problema è senz’altro il più impellente, quello che merita più attenzione.
Come capire l’importanza di un problema? Questo è il problema più importante.
Piuttosto che donare ad una ONLUS che “fa”, donate ad una ONLUS che valuta quel che fanno le ONLUS. Piuttosto che donare a chi si impegna su un problema urgente, donate a chi valuta quali sono i problemi più urgenti.
6. Immigrazione
La libera immigrazione è il programma anti-povertà più efficiente mai concepito.
L’immigrato medio migliora in modo spaventoso la sua condizione materiale e, quando si integra, acquisisce anche una mentalità più appropriata.
Le sue rimesse al paese di origine (anche quelle immateriali in termini di mentalità) sono un ulteriore sollievo per l’umanità.
Il problema dell’ “aiutarli a casa loro” è che l’abbiamo già fatto ripetutamente nella storia post-coloniale e abbiamo fallito ripetutamente. Aiutarli facendoli venire qui invece funziona. Insistiamo con la soluzione che funziona anziché con quella fallimentare.
E poi ci sono molti modi per farlo.
Esempio: molti piani regolatori limitano l’edificabilità facendo schizzare i prezzi delle case, specie nei quartieri di lusso. Si tratta di un trasferimento di ricchezza ex-lege dai nullatenenti ai proprietari. I primi vengono espulsi dal cuore della città che è anche il cuore dell’attività economica, il che li penalizza nella ricerca di un lavoro redditizio. La classe media dei paesi ricchi beneficia di queste leggi a discapito dei più poveri e degli immigrati.
7. Fumo
Il pedaggio in vite umane che chiede il tabacco è altissimo. Uccide più dell’ AIDS e della malaria messi insieme. Tuttavia, il numero di fumatori nel mondo cresce.
In questi casi il problema è che se uno vuol suicidarsi, salvargli la vita non aumenta la felicità nel mondo, cosicché l’aiuto profuso è di fatto pari a zero.
La cosa migliore è proporre alternative al fumo.
La sigaretta elettronica potrebbe salvare un numero elevatissimo di vite umane aggirando brillantemente il problema di cui sopra.
Anche se l’efficacia di questo strumento specifico è al momento controverso, indica comunque la direzione verso cui muoversi.