La salute non è tutto
Definire la malattia è impresa improba, in genere siamo di fronte ad una “malattia” quando alcuni tratti distintivi si presentano tutti insieme.
Ne propongo sei.
- Il malato presenta un’ alterazione biologica di qualche tipo.
- La condizione del malato è involontaria.
- La malattia è rara.
- La malattia è spiacevole.
- La malattia è “discreta”: l’umanità puo’ essere divisa tra “malati” e “sani”(*).
- La malattia si cura con medicine e terapie scientifiche(scoperte o da scoprire).
***
Il cancro sembra avere le carte in regola per essere considerato una malattia, in effetti tutte e sei le condizioni si presentano.
Il nanismo non sembra una malattia poiché manca la quinta condizione
La vecchiaia, con buona pace dei transumanisti, non sembra una malattia poiché manca la terza condizione.
L’omosessualità non sembra una malattia poiché manca la quarta condizione.
L’obesità non sembra una malattia poi che mancano la seconda, la quinta e la terza condizione.
La depressione non sembra una malattia poiché manca la prima e la quinta condizione.
In molte malattie mentali manca la quarta condizione.
****
Quando si discute di questi temi è facile cadere nell’equivoco: molti ritengono che l’argomento sia “medico” quando invece è “etico”.
Non è possibile stabilire cosa sia una malattia se non si possiede un solido paradigma etico di riferimento.
Si consideri che noi abbiamo un moto empatico verso il “malato” mentre stigmatizziamo il “finto malato”. Da ciò si comprende la rilevanza dell’etica nella questione definitoria.
Ipotizziamo che i nostri valori etici di riferimento siano libertà, responsabilità e benessere.
Ebbene, non ha senso considerare ammalato chi non è disturbato dalla sua malattia. Penso all’omosessuale o al matto che crede di essere Napoleone.
Oppure: non ha senso far accedere alla condizione privilegiata di malato chi è in qualche modo responsabile per la sua condizione. Penso all’alcolizzato, al drogato o allo studente distratto.
A questo punto la “malattia” rischia di diventare un concetto soggettivo. Come definire l’omosessuale non in pace con se stesso?
Uno sbocco del genere atterrisce solo chi vede la società come una “fabbrica” con l’esigenza di uniformare tutto per innescare soluzioni a cura della catena di montaggio burocratica.