venerdì 20 ottobre 2017

Medioevo bistrattato

Medioevo bistrattato

La reazione ad affermazioni esagerate è spesso esagerata.
A chi sostiene che “il medioevo fu un’epoca buia” si reagisce spesso stizziti controribattendo in modo spericolato che il medioevo fu invece un’epoca dinamica e vitale.
Lo si fa con una tale foga ostile che i primi, spaventati, si stanno ormai estinguendo. Resta giusto qualche anziano conduttore televisivo che ancora rispolvera dal suo arsenale  espressioni desuete del tipo: “ma non vorrai mica tornare la medioevo!?”. Tuttavia, si tratta di simpatici gaffeur a cui si perdona volentieri.
Nel medioevo non si bruciavano gli scienziati, non si credeva che la terra fosse piatta, non vigeva lo ius primae nocti, nel medioevo si registra persino una certa prosperità materiale e si gettavano le basi del Rinascimento futuro. Eccetera.
A molti basta controbattere ad alcune “leggende metropolitane” per riabilitare ipso facto un’intera epoca storica e, con qualche riverniciatina, presentarla come un momento di fioritura della nostra civiltà.
In queste reazioni esagerate c’è un “rigore selettivo” che si concentra su singole questioni trascurando il quadro generale.
In realtà nel medioevo si assiste ad un profondo declino economico e intellettuale, almeno se lo confrontiamo con  ciò che viene prima e dopo.
E San Tommaso? E le cattedrali gotiche? E Dante? E i trovatori? E la notazione musicale? E la Canzone di Rolando? E Ruggero Bacone? E fra’ Pacioli patrono di tutti i ragionieri? E questo? E quell’altro?
Ottima obiezione. Ma è tutta roba che viene dopo il 1000 dc. Diciamo allora che consideriamo il periodo 500-1000, e se non volete chiamarlo medioevo inventiamoci pure un nuovo nome.
Dopo l’anno 1000 anche il più accanito detrattore del medioevo dovrà ammettere a denti stretti una fioritura, sebbene la considererà probabilmente un recupero sullo sfascio del periodo precedente.
Ma come stabilire se un’epoca è luminosa oppure buia? Quali criteri adottare?
Questo è un problema talmente serio che se non lo “semplifichiamo” non facciamo un passo avanti. Tanto per dire : l”impero romano al suo apice era zeppo di schiavi, una roba odiosa da cui va esente l’ottenebrato Medioevo.
Direi allora di escludere dalla discussione il lato morale della faccenda.
Alessandro il Grande potrebbe essere “grande” solo per chi conta i morti-ammazzati. Il fatto è che Alessandro potrebbe essere stato anche una “cattiva” persona, di certo le sue imprese sono state “impressionanti”.
Alla fine ciò che conta come “prosperità” è la capacità di impressionare l’osservatore per le realizzazioni compiute.
Se lasciamo cadere questo assunto allora è possibile anche difendere la barbarie contro la civiltà, e lo hanno fatto in modo certosino storici illustri come Jared Diamond o James Scott.
Avete presente la foto satellitare della Corea? Quella con il Sud tutto illuminato e il Nord immerso nel buio? Ecco, magari dentro quel buio chissà quante opere virtuose vengono compiute, tuttavia la palma del paese più “avanzato” la consegno senza indugio laddove la luce mi abbaglia.
Ebbene, le realizzazioni economiche e intellettuali tra il 500 e il 1000 sono meno “impressionanti” rispetto all’epoca precedente e a quella successiva. Difficile negarlo.
Certo che  reperire numeri attendibili per fare i dovuti confronti a supporto della mia tesi è dura. Parliamo di un periodo storico con fonti rarefatte. A pensarci bene già questo dato è sintomo di decadenza.
Sul PIL esiste un doppio lavoro di rilevanza scientifica a cui attingere: quello di Elio Lo Cascio e Paolo Malanima e quello di Angus Maddison. In entrambi i casi il periodo 500-1000 è deludente. Ma tanto!
Ma ci sarà da fidarsi? Per fortuna c’è un parametro più “pulito” del PIL per misurare la ricchezza prodotta, parlo della densità demografica: in epoche malthusiane la ricchezza si traduce in più popolazione cosicché la popolazione è una proxy della ricchezza.
Anche da qui arrivano conferme: l’alto medioevo è un periodo gramo.
Roma vantava 500.000 abitanti, Atene 100.000, durante l’epoca buia non esistono città con più di 50000 abitanti.
Però c’è anche  un’anomalia di cui tener conto nella nostra narrativa:  la forbice temporale “oscura” si trasla sul periodo 300-800.
Anche i riscontri sulle miniere d’argento, di rame e di ferro, le misure dell’inquinamento da piombo e i fenomeni legati al cosiddetto “Rinascimento Carolingio” spingono ulteriormente a racchiudere l’ “era buia” nell’intervallo di cui sopra.
Si noti che nel 300 siamo ancora in epoca romana, e in effetti la rinuncia a difendere le principali città dell’impero dagli attacchi dei barbari contribuisce enormemente allo sfacelo.
E per quanto riguarda le conquiste intellettuali? Su Google è facile stilare una lista dei 100 filosofi più grandi di tutti i tempi. Nel periodo che stiamo considerando non ce n’è neanche uno.
Non sarà un metodo molto rigoroso ma mi sembra efficace per farsi un’idea.
Affidiamoci ad Harold Bloom e al suo Canone Occidentale per avere una lista dei grandi capolavori della letteratura di tutti i tempi. Nel periodo da noi considerato non ce n’è neanche uno. 😦 Alt, fermi tutti,  calma… forse uno ce n’è: Beowulf.
Certo, i monaci hanno lavorato duro sui libri ma non tanto per scriverli quanto per copiarli. E, nonostante questo, l’epoca altomedioevale risulta perdente anche sul fronte quantitativo circa i libri disponibili: non c’è niente di paragonabile alla biblioteca d’Alessandria.
Tuttavia, un verdetto così duro sulla “quantità” non può essere considerato definitivo vista la difficoltà nel confrontare pergamene e cartigli, tipici dell’epoca romana, con i libri nell’accezione medievale. Sembra comunque che l’inferiorità sia ammessa dai protagonisti stessi delle miniature che guardavano al passato come ad un epoca d’oro da preservare.
E per quanto riguarda l’inventiva e il dinamismo sociale?
Non sembra che la bardatura dei buoi, il ferro di cavallo e l’assale anteriore dei carri siano invenzioni in grado di togliere il periodo considerato dalla sua cattiva fama. Ai greci, tanto per dire, dobbiamo la geometria, la storia, la cartografia, le eliche, i mulini ad acqua, i fari, l’equipaggiamento per la pesca, e un’altra valanga di cose.
E gli occhiali? Dopo il 1000.
E i bottoni? Dopo.
E i proto-bottoni? Ok, congedo i proto- bottoni, mettiamoli pure a fianco del ferro di cavallo.
***
Ma dire male del Medioevo non si può, mette il cattolicesimoin una cattiva luce. E con questo siamo già usciti dalla storia per entrare nell’ideologia. È chiaro che un dibattito del genere perde tutto il suo rigore nel momento stesso in cui in bocca questa strada. O meglio, si entra in pieno nella trappola del “rigore selettivo”.
Spero che le precisazioni fatte tolgano, almeno in parte, la patina ideologica che inquina la discussione. Infatti, con quanto detto, il cattolicesimo può essere in buona parte salvato. Ho infatti ridisegnato i confini dell’ “età buia” ricomprendendo la parte finale dell’impero romano ed escludendo un periodo dove la cultura cattolica è stata l’indubbia protagonista. Senza dire che i monasteri possono comunque essere interpretati come fioche luci dentro le tenebre.
Negare che ci sia stata una età buia in Occidente e che questa coincida in gran parte con l’alto medioevo è un esercizio intellettualistico, serve per esibirsi in virtuosismi un po’ cervellotici che “torturano” la logica o applicano standard di rigore solo su casi delimitati.
Sebbene lo schema del bianco e nero sia particolarmente inadatto all’analisi storica, è possibile dire con ragionevole certezza che in quei secoli che vanno dal 300 all’ 800 la civiltà occidentale è stata particolarmente fragile e priva di conquiste “impressionanti”.
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