lunedì 16 ottobre 2017

Steroidi in libertà SAGGIO


Steroidi in libertà


Da genitore apprensivo quale sono preferirei che mio figlio assumesse anabolizzanti, steroidi e ormoni della crescita piuttosto che giocasse a rugby; gli steroidi e gli anabolizzanti sono più sicuri del rugby. O almeno, non conosco nessun caso di quadriplegia causata dagli steroidi.
Julian Savulescu
Tutti sembrano concordare che sia sbagliato per un atleta assumere steroidi, anche se non è ben chiaro il perché.
Gli steroidi migliorano la prestazione, non c’è dubbio, ma si noti che gli atleti utilizzano da sempre espedienti vari per migliorare la loro perfomance: diete, esercizi, allenamenti, sostanze lecite e altro ancora. Come mai questa inveterata tolleranza subisce poi un repentino stop quando si passa a steroidi, anabolizzanti e ormoni della crescita?
Una prima risposta è quella di chi sostiene che gli steroidi, essendo proibiti, assicurano all’atleta che ne fa uso un vantaggio ingiusto, che viola le norme di correttezza sportiva. Ma ciò non spiega perché altri modi di procurarsi un vantaggio non siano proibiti.
Un’altra risposta è quella di chi sostiene che noi temiamo per la salute dei giovani atleti, i quali, non pensano in modo adeguato al loro futuro, lo pregiudicano nel tentativo di vincere ora le gare che contano. Ma così come gli steroidi riducono la speranza di vita, anche guidare una macchina da corsa in pista a 200 km all’ora produce lo stesso identico effetto. Perché mai il nostro paternalismo dovrebbe essere così selettivo?
Per fortuna c’è una risposta ben più cogente delle precedenti: probabilmente ciò che a noi interessa quando assistiamo ad uno spettacolo sportivo è la prestazione “relativa” degli atleti, non quella “assoluta”. Questo fatto ha importanti conseguenze.
Noi desideriamo che la nostra squadra di calcio giochi un po’ meglio di quella avversaria e vinca così la partita. Ci interessa poco il livello assoluto del gioco prodotto poiché se siamo interessati alla vittoria,  siamo cioè interessati solo ed unicamente al livello relativo della nostra peformance.
In un caso del genere, se ci pensate bene, consentire l’uso di steroidi sarebbe un errore: se tutte le squadre avessero accesso agli steroidi, tutti giocherebbero un po’ meglio e il risultato finale non cambierebbe. In altri termini, la condizione dei tifosi non migliorerebbe affatto anche se gli atleti morirebbero tutti un po’ più giovani.
Pensiamo alle prestazioni scolastiche, il Ritalin è una medicina che migliora la nostra concentrazione e quindi la nostra performance scolastica. Ma se tutti lo assumessero il mio miglioramento relativo sarebbe pari a zero mentre le conseguenze negative della sua assunzione rimarrebbero inalterate.
Sì noti che quel che accade nello sport non vale nella vita. Se un avvocato si droga per produrre uno sforzo maggiore nel seguire una causa particolarmente impegnativa, c’è sempre qualcuno che godrà di questo suo sacrificio: i suoi clienti. Senza droga lo sforzo prodotto sarebbe stato inferiore. I clienti dell’avvocato cocainomane non sono come i tifosi, a loro non interessa la performance relativa del loro avvocato bensì quella assoluta.
Per liberalizzare gli steroidi occorrerebbe che gli atleti assomigliassero un po’ di più agli avvocati e i tifosi ai clienti.
Concludiamo allora dicendo che una liberalizzazione degli steroidi e degli anabolizzanti richiede un cambio di cultura sportiva. Quando il pubblico sarà più interessato al gesto sportivo fine a se stesso, al bel gioco, all’eleganza atletica, all’inventiva, alla creatività, al fascino della potenza, al lato estetico della gara, allora avrà senso liberalizzare le droghe. Finché invece il pubblico rimarrà “tifoso”, finché l’unica cosa a contare sarà la vittoria, allora il proibizionismo rimarrà una politica sensata.
steroidi