E' normale che dopo il secondo divorzio, dalla vita ci si senta giudicati. E a questo i più fragili non reggono.
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Com' è difficile trascinarsi vivendo in mezzo a grandi idee e grandi concetti insufficientemente rilevanti per il nostro quotidiano. Si è troppo presi dall' elaborazione frenetica di progetti che sconfinano nelle reverie per pensare chiaramente a qualsiasi cosa. E ci si trascina malati di astrazioni vivendo come pesci sulla spiaggia, come il sedimento che rimane dopo il liquido. E' ovvio che un tipo così non va lontano, specie se vive in una civiltà trafficona e superba che adora la propria cafonaggine.
Non resta che alleviare la confusione che monta cambiando spesso moglie, facendo la corte al sonno, rimpiangendo le certezze dell' uomo arcaico. Con passione isterica ci si dedica poi al privato: si dipinge, si stuccano buchi, si accomoda, s' incatrama a più non posso...
Eppure nemmeno così si guadagna la pace. Uno sciame di paranoie si è incaricato di torturarci...
...come un pezzo di ghiaccio sull' orlo del bicchiere, così il cervello picchia di continuo...
Ci si sente statici , privi di carattere, cedevoli alla minima insistenza, infiacchiti da mille infezioni spirituali, dalla sofferenza, dall' assurdo, senza nulla di veramente valido da opporre, se non una gestualità e un frasario di circostanza fatto di estenuati ghirigori intervallati da improvvisi crampi linguistici. A volte s' imbrocca un discorso ma lo si porta avanti male, con un' efervescenza noiosa, con un vigore lamentoso e inutile. Poi, lontani da tutti, nell' intimità delle proprie stanze, ci si guarda allo specchio e si vorrebbe uggiolare come fanno i cani.
Considerando dove si è finiti, lo spavento si fa persino diluire con un certo orgoglio. E' solo una vita d' inferno che non sembra neanche più così brutta quando si riesce a sopravvivere. Considerata a debita distanza guadagna interesse al punto da poter fornire il soggetto per un romanzo. Quello che ho appena finito di leggere.
Non resta che alleviare la confusione che monta cambiando spesso moglie, facendo la corte al sonno, rimpiangendo le certezze dell' uomo arcaico. Con passione isterica ci si dedica poi al privato: si dipinge, si stuccano buchi, si accomoda, s' incatrama a più non posso...
Eppure nemmeno così si guadagna la pace. Uno sciame di paranoie si è incaricato di torturarci...
...come un pezzo di ghiaccio sull' orlo del bicchiere, così il cervello picchia di continuo...
Ci si sente statici , privi di carattere, cedevoli alla minima insistenza, infiacchiti da mille infezioni spirituali, dalla sofferenza, dall' assurdo, senza nulla di veramente valido da opporre, se non una gestualità e un frasario di circostanza fatto di estenuati ghirigori intervallati da improvvisi crampi linguistici. A volte s' imbrocca un discorso ma lo si porta avanti male, con un' efervescenza noiosa, con un vigore lamentoso e inutile. Poi, lontani da tutti, nell' intimità delle proprie stanze, ci si guarda allo specchio e si vorrebbe uggiolare come fanno i cani.
Considerando dove si è finiti, lo spavento si fa persino diluire con un certo orgoglio. E' solo una vita d' inferno che non sembra neanche più così brutta quando si riesce a sopravvivere. Considerata a debita distanza guadagna interesse al punto da poter fornire il soggetto per un romanzo. Quello che ho appena finito di leggere.