Il grande scrittore ritratto con vividezza nelle parole di Wilson riprese da Magris:
"...Kipling ha perduto assai presto la felicità, a sei anni, quando è stato strappato, insieme alla sorella, all' infanzia indiana e all' amata balia indigena e affidato alla tetra tutela di una zia fanaticamente severa che ha spento per sempre in lui l' abbandono alla gioia di vivere. In un memorabile saggio Edmund Wilson ha dimostrato come da queste uniliazioni e crudeltà, così duramente patite, e dall' odio da esse lasciato nel cuore del bambino e del ragazzo, sia nata in Kipling, per difendersi e sopravvivere, la volontà di non piangere su se stesso, e dunque su nessuno; di non indulgere ad alcun vittimismo e di non compiangere alcuna vittima. Per non considerarsi un debole colpito ingiustamente da una violenza senza essere capace di ribellarsi, Kipling si è costretto a proclamare giusta e salutare quella violenza, a celebrare la forza quale legge della vita, che va accettata senza discutere..."
"...Kipling ha perduto assai presto la felicità, a sei anni, quando è stato strappato, insieme alla sorella, all' infanzia indiana e all' amata balia indigena e affidato alla tetra tutela di una zia fanaticamente severa che ha spento per sempre in lui l' abbandono alla gioia di vivere. In un memorabile saggio Edmund Wilson ha dimostrato come da queste uniliazioni e crudeltà, così duramente patite, e dall' odio da esse lasciato nel cuore del bambino e del ragazzo, sia nata in Kipling, per difendersi e sopravvivere, la volontà di non piangere su se stesso, e dunque su nessuno; di non indulgere ad alcun vittimismo e di non compiangere alcuna vittima. Per non considerarsi un debole colpito ingiustamente da una violenza senza essere capace di ribellarsi, Kipling si è costretto a proclamare giusta e salutare quella violenza, a celebrare la forza quale legge della vita, che va accettata senza discutere..."