domenica 13 gennaio 2008

Una figurina cenciosa che si pavoneggia

"Ascolta una cosa vera, duepunti".

E' questo il disclaimer con cui si annuncia ogni rigo di Kipling.

E non c'è dunque da meravigliarsi granchè se su quei righi i lettori vanno a posarsi a frotte come le mosche sulle briciole.

Da quel momento, un po' spinto, un po' rimorchiato, il lettore attraversa una fitta foresta di simboli fiabeschi. Gli occhi fissi senza più palpebre, l' animo regredito fino all' identificazione con l' abitante della giungla, l' odore del sapone che segnala l' avvicinarsi del nemico...se mai ci sono colonne, sbucherà sempre qualcuno da dietro. Si incede tra fremiti e sbadigli attraverso una luce che anima allo stesso modo uomini, corvi e buoi.

Poi, dalla ghenga tuonante ed in perenne tumulto, spicca una figurina cenciosa che si pavoneggia, un ometto che va garrulo ed esaltato incontro a quel beato disordine asiatico che - basta dare tempo al tempo - arreca tutto quanto occorre ad una persona semplice.

Guardar vivere aspettando di vivere sembra essere tutta la vita di un simile mendicante impunito e smargiasso.

Non temiamo per lui, visto che una scimmia non cade dagli alberi.

Sempre impegnato in attività a scopo di lucro, sempre intento a carpire confidenze, ad afferrare una volatile voce di bazar, ad esigere i crudeli interessi del ricatto, ad incontrare tipi obliqui e subdoli che conducono un loro gioco occulto. Sempre intento a vivere. E' lesto, è baldo e ribaldo benchè conosca già l' arte della dissimulazione. E' felice di prendere, di dare, di scambiare, di rubare.

Chi è lo capisci fin dalle prime pagine quando, di fronte al Toro Sacro che gironzola per il mercato e, forte della sua immunità, affonda il muso nelle ceste di verdura portandosi via la parte migliore, il Nostro Eroe non si perita di sferrargli un calcio nelle palle che gli consentirà di riscuotere le ipocrite mance dei commercianti.

Ma prima di chiudere vorrei accennare ad una scontentezza personale che si prolunga anche dopo aver chiuso il libro.

Non meritava un discolo così fantasticamente partorito, di dover subire l' iterata carezza dei suoi padrini, l' incessante raffica di strizzatine d' occhio dei suoi pigmaglioni. Ho capito bene che lui è un furbo di tre cotte e saprà sempre sfangarsela. Ho capito che la sa lunga e si farà strada. Ma se me lo continui a ripetere mi viene voglia di fargli lo sgambetto. Meno male che ogni tanto viene pestato dai suoi comilitoni.

E meno male che alla fine, grande leitmotive kiplingiano, 2 occhioni neri lo metteranno nel sacco. Lui con tutte le sue effimere vitalistiche quanto effimere furberie.