lunedì 28 gennaio 2008

Con il caso Galileo la Chiesa indicò la via all' epistemologia moderna

Si ammassano gli scritti che sovvertono alcuni pregiudizi formatisi intorno al caso famoso del processo che Galileo subì nel diciasettesimo secolo. Ripeto: pregiudizi, poichè i giudizi, almeno dagli anni sessanta del secolo scorso, sono abbastanza stabili.

Non poteva mancare il martello di un Kattolico come Rino Camilleri, è lui a redigere il numero monografico de "Il Timone".

Si tratta in questi casi di autori apologetici. Significa forse che non meritano una risposta allorchè avanzino argomenti reali? Ebbene, io questa risposta non riesco a darla. Oltretutto, va detto, questi autori attingono dalle ricostruzioni più rigorose di un epistemologo ateo/anarchico come Ferayebend. E neanche a lui, a suo tempo, seppi mai dentro di me opporre una risposta valida.

Il carattere di Galileo, gli attriti tra protestanti e cattolici, la formazione del pregiudizio...tutte questioni interessanti ma che lascerei da parte per concentrarmi sui due punti, riconosciuti i quali, si giunge senza intoppi alla conclusione del titolo.

  1. Galileo, grande fisico piuttosto che astronomo, sostenne la teoria copernicana intuitivamente, senza apportare prove fattuali. L' osservazione dei pianeti che ruotavano intorno a Giove non provava certo che la Terra ruotasse intorno al sole. Del resto questa prova si ebbe secoli dopo con il pendolo di Foucault e, in modo ancora più stringente, con il metodo del parallasse. Da qui la prima condanna ecclesiastica ad insegnare tale teoria come Ipotesi e non come Verità. Mi sembra che anche l' epistemologia contemporanea richieda prove fattuali. Successivamente Galileo apportò la prova per lui decisiva: le maree. Keplero ci rise su e gli scrisse una lettera. Oggi sappiamo che quella prova è falsa.


  2. Galileo - in verità messo alle strette da cho lo odiava veramente per i mille privilegi che la Chiesa gli conferiva, ovvero i suoi colleghi laici - si espresso nel senso di ritenere doverose alcune interpretazioni bibliche piuttosto che altre. Insomma, Galileo cominciò ad occuparsi di Teologia e di testi sacri. Non fu la Chiesa ad interferire nel lavoro scientifico ma piuttosto il contrario. L' epistemologia contemporanea oggi concorda: lo scienziato non deve trarre dalla sua ricerca conclusioni in tema di teologia. Questa interferenza costò a Galileo la seconda durissima condanna: recitare alcune preghiere. Cosa da cui fu comunque esonerato vista l' età purchè lo facesse in sua vece la figlia monaca.




ADDENDUM: Carioti, Galileo e ferayebend