giovedì 31 gennaio 2008

Il bluff della Radio di tutti. Cultura on air a Radio Tre.

Intervento nel forum



E' un po' squallido, è un po' banale.

E' qualcosa di trito, è qualcosa che per l' averlo troppo sentito non lo si ascolta più.

E' qualcosa che al solo pronunciarlo i forumisti più sensibili (e a ragione) scappano.

Eppure, ho la sensazione, che cio' che a Vlad (e a me) non va di Fahrenheit sia proprio quello.

La trasmissione veicola valori, diciamo, "de sinistra" (o di quella destra sua cugina prima), ora più, ora meno.

La cultura ci viene spiegata come un coacervo di stimoli e ragioni che spinge inevitabilmente il fruitore sensibile ad orientarsi da quella parte.

In fondo la trasmissione non è brutta.

Si tratta solo che constato in modo preoccupante come io non sia praticamente MAI d' accordo su quello che si dice, perlomeno sulle affermazioni di valore e sul modo di affrontare i temi sociali. E’ un caso fortuito?

No! E’ inevitabile vista anche la biografia dei conduttori.

E’ anche inevitabile considerato che trattasi di una radio pubblica (come potrebbe giustificare la sua esistenza se non facendo appello a valori tratti dal patrimonio della sinistra (o di quella destra che è sua cugina prima).

E’ inevitabile viste...viste le 10 ragioni per cui l' intellettuale europeo (continentale) è, in genere, di sinistra (o di quella destra sua cugina prima).

Sono 10 "formidabili" ragioni a suo tempo elencate in specifico thread.

La cosa è disdicevole poiché dovrebbe essere la radio di tutti e, non solo non lo è, ma non puo' nemmeno esserlo per sua natura.

Allora, l' unica lotta sensata (e, per ora, utopica), non consiste nel combattere la trasmissione ma nel combattere l' esistenza della radio da cui trasmette.
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E non dire che giudico solo dopo aver letto le "biografie" dei conduttori perchè guarda che non inferisco proprio niente dalle "biografie".

Semplicemente ascolto (quando posso) quel che si dice.

Se ascolti Cimatti 2 minuti 2 su qualsiasi argomento (che non sia prettamente estetico), subito ti viene da dire "...ma questo parla come uno che scrive sul Manifesto...".

Poooi, solo dopo, solo successivamente, solo in un secondo tempo, solo per caso ti accorgi che...scrive sul Manifesto!

Se si parla di femminismo e si opta per approfondire la questione intervistando Luce Irigary non abbiamo già detto tutto?

Guarda caso non si intervisteranno mai Wendy Mc Elroy o Carrie Lukas, o...E' davvero un caso? No, si tratta solo del fatto che "la radio di tutti" è culturalmente orientata da sempre e non puo' che esserlo.

Se si parla di lavoro e si decide di approfondire intervistando Luciano Gallino non abbiamo già detto tutto?

Guarda caso non si deciderà mai di farlo intervistando Alesina o Colombatto o Perotti o Ichino o Cazzola...E' un caso? No, si tratta solo del fatto che la "radio di tutti" è, in realtà, dei soliti noti.

Sono questi pregiudizi? Nooo, perchè poi vai ad ascoltare e Luciano Gallino parla proprio come parlerebbe Luciano Gallino!
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Riassunto e strategie:

Fahre veicola una cultura sensibile ai valori della sinistra (o di quella destra sua cugina prima).

I valori della sinistra si riducono ad uno che, in estrema sintesi, è il seguente: fare l' elemosina con risorse altrui.

Recentemente un altro valore è salito alla ribalta: il Politically Correct.

Il P.C. è quel sottile velo d' ipocrisia sparso un po' ovuque per cui non si possono dire alcune parole.

Per esempio "elemosina".

Si sa, un nebbiogeno è sempre necessario quando la chiarezza è imbarazzante.

Ma perchè Fahre è così com' è. Se lo scoprissimo potremmo anche modificarla.

Ho individuato due cause: 1) radio pubblica 2) biografia dei conduttori.

La seconda mi sembra più potente.

Ma si tratta di biografie normali di normali intellettuali.

E' una normalità dettata dalla presenza predominante ed invasiva della scuola pubblica.

Se la scuola pubblica prevale ci saranno sempre intellettuali in grado di giustificare, per esempio, l' esistenza di una radio pubblica (l' altra causa).

Se la formazione nella scuola pubblica prevale è normale avere intellettuali sensibili a quei valori.

E' normale avere una platea di ascoltatori che accolgano favorevolmente i temi culturali presentati con quelle sfumature.

E' normale avere delle case editrici che producano in modo da soddisfare una platea di tal fatta.

E' un processo che si autoalimenta ma ha una radice.

Questa radice è la presenza diffusa dell' istruzione pubblica.

Non serve a nulla contestare Cimatti o Pincopallino. Si taglierà una testa e ne spunterà subito un' altra.

La vera battaglia, anche se di lungo periodo, dovrebbe consistere nell' indebolimento (smantellamento) della scuola e dell' istruzione pubblica in generale.

E allora, adesso si capisce meglio perchè alti e fragorosi lai salgono puntualmente in cielo ogni qualvolta si accenni a forme di privatizzazione della scuola?

Non si tratta solo dell' orrore suscitato dalla meritocrazia ma del fatto che è in ballo l' egemonia di alcuni paradigmi culturali.
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Qualcuno propone strategie alternative, per esempio fare in modo che sia garnatita un' equa rappresentanza sul mezzo pubblico.

A tal proposito sono d' accordo con Diana.

Mi sono guardato bene dal proporre come alternativa il ping-pong tra opposte fazioni.

Preferisco di gran lunga l' approfondimento di un punto di vista.

Naturalmente in questo modo c' è un' effetto "parrocchietta". E la "parrocchietta" è sempre quella del conduttore. E la "parrocchietta" è sempre la stessa (per i motivi di cui sopra).

La Caramore (parrocchietta del dialogo-dialogo-dialogo) non fa certo eccezione (ma dove sono finiti i podcast?).

Sulla radio di tutti l' effetto parrocchietta puo' essere interessante ma è decisamente sgradevole a vedersi.

Sulla radio della parrocchietta l' effetto "parrocchietta", devo dire, lo si sopporta molto megio.

E allora, abbasso la radio di tutti, evviva le radio delle parrocchiette.

Perchè questo messaggio passi, secondo me, è necessaria la riforma impossibile di cui sopra.