lunedì 21 gennaio 2008

Parlare del Papa che parla ovunque è parlare d' altro

I radicali c' informano, dati alla mano, che il Papa parla ovunque, per lui il termine "censura" è inappropriato.

Ma si puo' benissimo "parlare ovunque" e subire una censura. Le due cose non sono incompatibili.

Facciamoci una domanda:

Perchè nessuno recrimina sul fatto che il Papa non abbia tenuto il suo discorso all' Università di Bologna, Università che non lo aveva affatto invitato?

Facile, evidentemente si accetta il fatto che ognuno inviti chi vuole. E, con questa idea in testa, si accetta in teoria anche un mondo potenziale in cui il Papa, personalità di scarso interesse, non ricevendo inviti da nessuno, parli molto poco se non alla ristretta cerchia dei fedeli.

Quindi l' oggetto della recriminazione è altro rispetto a quello a cui fingono di interessarsi i radicali.

Riguarda il diritto ad essere invitato (e ad invitare), e non il numero di inviti che si sono ricevuti.

Contestare l' invito e contestare il discorso. Questa distinzione è lecita?

Il Papa ha il diritto, una volta invitato, a tenere il suo brutto discorso in una Università.

Per molti contestatori si ha l' impressione di no. Per questo e solo per questo si contestano i contestatori. Se veramente si vuole questionare il diritto di cui sopra, allora sventolare le statistiche sull' onnipresenza vaticana, è solo un modo per coprire la ritirata.