sabato 15 febbraio 2020

L'UNTORE CHE CI SALVERA'

L'UNTORE CHE CI SALVERA'



Tempo fa, nelle famiglie con molti bambini, non appena un bambino si ammalava, i genitori gli mettevano vicino i fratellini affinché tutti potessero ammalarsi insieme: era meno difficile prendersi cura di tutti in una volta sola. Un po' come per gli incendi controllati, quelli che prevengono gli incendi devastanti.
Oggi il coronavirus si sta diffondendo rapidamente in tutta la Cina, e molti si stanno sforzando di resistere a tale diffusione. La speranza è quella di contenere il contagio, ma una volta superata una certa soglia, questo scenario diventa inverosimile. Probabilmente, questo punto critico è già stato superato; una volta contagiata tutta la Cina mica potremo costruirle un muro intorno, dovremo rassegnarci e prendere in considerazione l'ipotesi di un contagio controllato.
Non conosciamo bene il tasso di mortalità, ma puo' darsi che cure adeguate lo riducano, questo ce lo diranno i medici. Se le cure saranno importanti il contagio controllato diventa un'arma decisiva. Infatti, i nostri sistemi ospedalieri hanno capacità limitate, specialmente per le cure intensive. Se tutti si ammalano nella stessa settimana, la stragrande maggioranza non riceverà molto aiuto. Diffondere l'infezione in modo graduale è una soluzione da considerare attentamente.
L'altro problema sono le persone sane che si rintanerebbero restando improduttive per non ammalarsi. Sono costoro che mandano a rotoli un'economia, senza contare che tra loro ci saranno anche medici e infermieri. Anche qui la soluzione è ovvia: infezione controllata. Potremmo tranquillizzare i non prescelti e scegliere chi infettare. Una razionalizzazione delle attività tipo turni di lavoro. L'infezione casuale è il vero nemico. Le persone selezionate per essere infettate per prime potrebbero essere pagate per compensare qualsiasi rischio.
P.S. Un altro motivo per resistere è la speranza del vaccino. Ahimè, le stime per il coronavirus sono 18 mesi, senza tenere conto della produzione e della distribuzione. Fino a ieri, i decessi noti erano 1384, un numero che ha avuto un tempo di raddoppio ogni sei giorni. A questo ritmo dobbiamo abbandonare ogni speranza nel vaccino, a meno di un drastico rallentamento.