QUANDO SHAKESPEARE NON RILANCIAVA I CONSUMI
Polonio è chiaro con il figlio Laerte: "non essere mai né mutuatario né prestaTore". Vade retro. Comunque non era un consiglio originale nella Danimarca medievale (e marcia). Ma tutto il medioevo scansava con orrore il mutuo e le sue peccaminose parti, forse sulla scorta della Bibbia medesima, dove si aggrottano ripetutamente le sopracciglia quando compaiono all'orizzonte questi due tristi figuri, e nel Levitico si organizza un anno giubilare in cui i debiti sono perdonati affinché si esorcizzi il maleficio. L'antica parola ebraica per "prestito a interesse" equivaleva a "morso del serpente". Una volta contratto il patto fatale, non restava che attendere che la vittima cadesse intossicata ai piedi del suo serpente-prestatore, il che, rinnovo dopo rinnovo, accadeva regolarmente. Nel Medioevo i sacerdoti si sono limitati a rafforzare il contenuto dell'antico messaggio, poco dopo aiutati dal bardo Shakespeare che incarnava l'epitome dell'uomo disgustoso nell'usuraio Shylock, sempre in cerca della sua tanto agognata libbra di carne umana. Insomma, le fonti religiose e classiche inviano un messaggio chiaro: il debito fa male. Nell'era preindustriale il debito è cattivo.
Poi arriva l'era industriale: il debito puo' fare anche bene, è il fallimento ad essere cattivo.
IMMAGINARE LO STATO COME UNA FAMIGLIA.
Per me, almeno in economia, fa capire anche al profano molte cose sul disastro finanziario italiano. Ma guai se lo dici di fronte a certe persone, tipo quelle che scrivono qui sotto. Si arrabbiano, dicono che l'analogia trucca le carte in tavola. In genere si tratta di persone che vorrebbero aumentare - anziché diminuire - il già portentoso debito di stato. Alla persona della strada che dubita di questa ricetta urlano: "cretino, non ragionare come se lo stato fosse una famiglia, è tutta un'altra cosa!!!".
Forse hanno ragione, il debito di stato non è proprio come quello privato. E' peggio, molto peggio. Più insinuante, più pericoloso.
Supponiamo che tuo padre crepi, a quanto pare era un frequentatore compulsivo di casinò. Alla morte non erediti una cippa. Al funerale, mentre i becchini abbassano la bara, un avvocato che rappresenta i creditori in lutto ti prende da parte e dice: "mi dispiace per la sua perdita, ma vede, lei mi capirà, il suo papi aveva dei conti in sospeso, robetta, circa un milione di euro, sa com'è, sono certo che lei vorrà venirci incontro...". La tua risposta: "alt, esimio, la fermo subito, se vuole essere saldato salti pure nella buca con mio papà, perché i suoi debiti muoiono con lui. Davvero non lo sapeva? Non mi dica, come mi dispiace...". Del papi puoi ereditare il colore degli occhi, la mascella quadrata e la statura imponente: ma non i debiti, quelli no, se non ti va.
La situazione è triste, lo capisco, parliamo pur sempre di 1mln di euro. Ma non è necessariamente il male assoluto, si puniscono così i creditori malaccorti, e nella maggior parte dei casi, i creditori sono più sofisticati dei debitori ed erano in una buona posizione per controllare il rating del papi e le sue proprietà.
Quando i governi accumulano debiti, tuttavia, questi non muoiono nel momento in cui i politici generosi (con i soldi degli altri) vengono trombati. I debiti contratti per il reddito di cittadinanza di Di Maio non se ne vanno con lui, i debiti della quota 100 di Salvini, resteranno anche se lui dovesse sparire nel nulla domani. I debiti si moltiplicano creando un onere sempre maggiore per le generazioni a venire, quelle che non hanno ancora il diritto di voto e non contestano. Non si tratta di sfortuna ma di logica. Alcuni paesi, tipo noi, sono solo più "logici" di altri. Il famoso e fastidioso "no taxation without representation" puo' essere comodamente aggirato tassando le generazioni future, o Salvini vuole rappresentare anche quelle? E a noi, da bravi terroni, le comodità piacciono.