LA MIA SU FORMIGONI
Su Formigoni, senza saper nulla, reso edotto solo dalle superficiali cronache giornalistiche dell’epoca, ho una mia “narrativa” (non vedevo l’ora di usare questa parola). E’ da quella che partirò il giorno che vorrò approfondire la faccenda ed estinguere i miei pregiudizi. La espongo brevemente.
C’era una volta, tanti anni fa, sotto il ciel di Lombardia che è così bello quando è bello, un gruppetto di giovani aitanti amici visionari che si raccoglievano intorno a CL – capeggiati dal sig. Vittadini – per sognare tutti assieme un bellissimo sogno: privatizzare il pezzente welfare italico.
Era il periodo in cui impazzava nelle sacrestie il “principio di sussidiarietà”, una roba citata nella dottrina sociale della chiesa che rivestiva a pennello la mossa politica di cui sopra. Do you remember? Altri tempi, ora che il "must" sono le pezze al culo.
Naturalmente non usavano la parola “privatizzare”, quella era tabù ieri come lo è oggi, ricorrevano piuttosto ad espressioni involute con un profumino cattolicizzante, roba del tipo: “… rendere partecipi i corpi sociali alla cura di chi è nel bisogno…”, “… valorizzare le presenze sul territorio per una vera coesione sociale…”, “… dare dignità e protagonismo nella cura del prossimo agli uomini di buona volontà…”. Eccetera.
Nella sostanza si trattava di creare una sanità con il privato accreditato.
Alcuni di questi pionieri si sono buttati nella professione medica (i nostri ospedali sono strapieni di ciellini), altri in politica (es. Lupi e Formigoni…), altri ancora nell’imprenditoria sanitaria. Quando il Formiga ebbe successo e diventò nientemeno che governatore della regione il sogno poteva finalmente realizzarsi.
Attenzione bene adesso. Ma quali erano all'atto del fatidico "via" le strutture già pronte a ricevere un accreditamento plausibile? Pensateci bene, ma è ovvio! Quelle già messe in piedi per tempo a questo scopo da chi a questo progetto aveva creduto fin dall’inizio, ovvero gli amici intimi di Formigoni, gente con cui ai tempi della bohem visionaria il Nostro aveva fatto vacanze a Riccione con la cassa comune da cui attingere per il pattino e che ora potevano offrirgli vacanze da sogno senza conguaglio. Ditemi voi cosa poteva farci il povero Formiga se la sua controparte – per ragioni facilmente comprensibili - era costituita quasi esclusivamente da quei suoi amici che avevano sognato il suo stesso sogno di gioventù ciellina? Certo, il narcisismo dell’uomo (vedasi la tinta delle sue camicie e le comparsate su “Scherzi a parte”) lo ha fatto ingenuamente cadere in tentazione, un politico scafato difficilmente avrebbe abboccato.
Dopodiché c’è il lato ironico della faccenda. L’idea coasiana dei ciellini era quella giusta, il sistema Formigoni è sbocciato e ha reso la già buona sanità lombarda un polo di eccellenza in tutta Europa, una meta del turismo sanitario; alla chetichella viene scopiazzata a destra e a manca e in regione Lombardia, i suoi successori, per non essere contaminati dall’appestato, dichiarano prontamente dopo qualche minuto dall’elezione una riforma sanitaria che – una volta spenti i riflettori - si limiterà a levare la polvere dalle mensole lasciando intatta la struttura portante.
Il tutto con il Nostro che langue a Bollate.
Cosa diceva quel tale? “… meglio un ladro competente che un intransigente con il paraocchi…”. Ecco.
Ora sono pronto ad approfondire.