L’ESCLUSO
Mai mi sento così “escluso” come quando sento alla TV il solito sermone sull’ ”inclusione”. Perché?
Due ipotesi.
1. Ipocrisia. Ascoltando questi predicozzi grondanti misericordia è impossibile non cogliere il bordone accusatorio. Si ha come la sensazione che qualcuno sia sempre nel mirino, sotto la vena magnanima traspare aggressività, a volte persino un certo livore. Dietro il papa misericordioso c'è l’anatema, dietro un Gino Strada che la butta in politica c’è sempre un uomo sull'orlo di una crisi di nervi che deve scaricarsi.
2. Isolamento. Per “includere” bisogna appartenere ad un gruppo e io non mi sento parte di nessun gruppo. La difesa della democrazia non mi appartiene, i discorsi sui diritti umani mi lasciano indifferente e ormai anche quando sento parlare i miei fratelli cattolici vengo colto sempre più spesso da un senso di stupore e alienazione. Credo ormai solo nelle anonime istituzioni del business, tutta roba che si presta pochissimo alla retorica della squadra.