martedì 26 febbraio 2019

L’ ELITE CELIBE

L’ ELITE CELIBE
L’azione di Francesco sembra tutta tesa a privilegiare la pastorale sulla dottrina, la prassi sulla teoria. In questi casi consentire ai preti di metter su famiglia sarebbe la riforma delle riforme.
La famiglia ci cala nella realtà e ci “modera”, il celibato ci cala nelle profondità del pensiero e ci radicalizza.
Cattolici e buddisti non si sposano, forse per questo ci hanno regalato le riflessioni contorte (al limite del nonsense) degli apologhi zen e l’ astruso iper-razionalismo tomista.
L’ossessione per la ragione è tipica dei cattolici, te la puoi permettere se nella tua casa non girano poppanti chiassosi. Un pastore protestante si concede il lusso intellettuale di liquidare tutto con la “grazia” e il “sola fide”, dopodiché puo’ dedicarsi alla spesa settimanale. Il prete spostato è tutto dedito alla prosaica organizzazione della vita quotidiana, in lui l’ortoprassi prende il sopravvento sull’ortodossia (una buona gita conta più di una buona liturgia).
Guardate le vostre colleghe sul lavoro: quando arrivano i figli tirano i remi in barca, non rischiano più, non intraprendono più. Chi prima massimizzava la conoscenza ora massimizza la fattibilità, con loro non puoi più intraprendere un discorso astratto… si distraggono subito.
Aristotele si sposò ed ebbe figli, Platone no: si vede di brutto leggendo i loro libri.

Oggi ci si sposa e si hanno molti meno figli. Sono le premesse per un nuovo radicalismo tecnocratico?